Se lo chiedete all’intelligenza artificiale, a un amico, o a un conoscente con idee politiche opposte alle vostre, i risultati sono sempre gli stessi. Dopo i primi 100 giorni al potere, dal 20 gennaio 2025, Donald Trump — in quella che molti, augurandosela come i Maga o temendola come la maggioranza degli americani, che lo leggono come un pericoloso test di autoritarismo — il bilancio del modello Trump è scarso, modesto, inquietante e disastroso. Il presidente Usa è crollato nei sondaggi al 41%, il punto più basso di tutti i suoi predecessori dopo i primi 100 giorni di governo, quando secondo lui sarebbero dovuti bastare a portare l’America all’età dell’oro.
Trump, è vero, è riuscito a fermare l’ingresso di immigrati clandestini dal Messico e da altre frontiere, mobilitando anche l’esercito. Sul fronte interno invece ha solo accumulato cause in tribunale con le sue spettacolari, barbare, immotivate e illegali deportazioni in carceri di altri Paesi. Le retate hanno coinvolto studenti, semplici cittadini mischiati a qualche pregiudicato sospettato ma mai provato di appartenere a gang del Venezuela o Centro e Sud America. Di fatto è stata solo una dimostrazione di forza da parte degli agenti dell’ICE, che si ritengono titolari di un potere non verificato e senza limite.
Molti americani, o cittadini stranieri dotati di carta verde, o regolari visti di lavoro o di studio, oggi hanno paura. Avete capito bene. Hanno paura. Sono terrorizzati. Temono che l’America, grazie a questi interpreti del trumpismo esasperato che sfocia nello squadrismo, possa cambiare volto. Diventare un altro Paese. Non più l’esempio di un modello democratico internazionale da imitare, ma uno spericolato laboratorio politico guidato da un presidente — e soprattutto un uomo d’affari — che dopo aver vinto le elezioni del 2024 è convinto di essere diventato improvvisamente re e imperatore, e di poter governare da solo e per decreto.
Lui guida la Casa Bianca a colpi di pennarello nero, ponendo enormi firme sui “dictat trumpiani” di cui nessuno è ancora riuscito a verificare la legittimità, ma che la gente subisce.
Trump ha inventato il caos e crede di essere l’unico capace di governarlo.
I suoi ministri e inviati speciali si smentiscono a vicenda. Lui stesso un giorno alza le tariffe e il giorno dopo le toglie. Vede che anche la Borsa crolla e tenta di rialzarla con informazioni da insider trading delicate e sospette.
Pensa di avere in tasca Putin dopo aver umiliato Zelensky promettendo una tregua e una pace per l’Ucraina entro poche ore, ma Mosca continua a bombardare praticamente snobbandolo. Lui è costretto a sedersi dentro San Pietro di fronte a Zelensky nella speranza di rimanere la figura perno per il negoziato col Cremlino sulla guerra.
Trump promette che nelle prossime settimane userà le tariffe e le sanzioni per raddrizzare la barra dei suoi insuccessi, mentre la Cina nega che siano in corso negoziati di riavvicinamento e cancella le commesse sui Boeing.
Se questa è la strada per arrivare a tutta velocità all’età dell’oro, si deve essere sciolto l’asfalto sulla strada. Il Canada non è ancora stato invaso e non diventerà tanto presto il 51esimo stato americano. La Groenlandia rimarrà fredda ma non in vendita e il Canale di Panama è ancora gestito da privati e non dai marines.
Anche un grande imbonitore televisivo come lui capisce che questi non sono successi. Anche i suoi inviati che parlano e sorridono con Putin, in realtà dopo diversi incontri, gli hanno portato dal Cremlino solo un pugno di mosche. E in Medio Oriente, fallito l’ultimatum con Hamas — “consegnate gli ostaggi e le armi o vi raderemo al suolo” — riesce solo a ottenere da Netanyahu qualche autocarro di rifornimento in più per la popolazione civile di Gaza, che non lascerà mai la Striscia. Anche questo non è un successo, dopo aver proposto di trasformare la Striscia in uno stupendo resort per alimentare il gioco d’azzardo con piscine e casinò per tutto il mondo arabo.
Sarebbe poi davvero poco consolante se il “Re Mida” di Washington avesse tollerato senza reagire la misteriosa esplosione nel maggior porto commerciale dell’Iran, che ha causato 25 morti, mentre sono in corso negoziati fra Usa e Teheran sul nucleare, accettando senza verificare la versione di Netanyahu secondo cui Israele non c’entra.
Poveri sondaggisti. Erano stati inclementi per anni con la bassa popolarità di Biden, ma sono sempre gli stessi che elaborano i campioni e misurano i dati e oggi, secondo la CNN, Trump in meno di 3 mesi è sceso ancora più in basso del suo predecessore. Altro che la promessa età dell’oro. Sembriamo piuttosto alla frutta, se non torniamo alla trasparenza e alla chiarezza nei confronti del Paese.