Ogni notte tesse la tela e ogni giorno la disfa mettendo nel panico i mercati e nella disperazione gli Stati. Chi? Penelopollo. Il pollo imita Penelope promettendo e poi ritrattando dazi. E poi si dice: sei un pollo! Il nostro è furbissimo e lanciatissimo nel game of chicken, dove cerca di indurre il nemico a modificare la propria politica economica con la minaccia della apposizione di dazi, al fine d’arrivare a un compromesso a lui favorevole. Ma potrebbero anche schiantarsi l’uno contro l’altro, se la controparte non capitolasse andando a Washington a baciargli la pantofola (per non nominare qualcos’altro).
Meloni è già piccola, ma piegarsi in due davanti a Trump? Lui stesso ha detto che vuole fare accordi su misura: tailor-made. Appunto, un moderno Penelope. Non ci eravamo resi conto della sua raffinatezza nel tessere trama con ordito. Pensavano fossero solo parole sparate a raffica che però colpivano come macigni. Invece, dietro c’è un lavoro di tessitura del genere: o la va o la spacca, cercando di adattare un vestito confezionato alla bisogna ad altri corpi ai quali però sta stretto. Perché i dazi sono solo dei dadi che vengono lanciati per ottenere altro. L’aveva pur detto: terre rare, Groenlandia, produzioni europee da trasferire in America. Ora Penelopollo vuole pure impossessarsi di TikTok e giù dazi capestro alla Cina. “La vendita di TikTok? Se facciamo un piccolo taglio ai dazi, la Cina l’approverà nel giro di 15 minuti”. Mica lui è un panican e guida spavaldo a fari spenti nella nebbia cinese. Non gli basta il tic tac del suo orologio per spararne una nuova a ogni battito, molto più velocemente dei tiktoker? Poi i dazi, come ha postato Stefano Vaccara su Facebook, servono a far guadagnare segretamente gli amici in borsa, avvisandoli: io dirò questo e domani le borse crolleranno, comprate. Ulteriore conferma che è tutto un gioco d’azzardo. Osseverete: ma Musk ci ha perso! Trump doveva pur dimostrargli che il gioco lo conduce lui perché è il più forte, il padrone del mondo. Poi credete che un tipo così sia capace di essere amico di qualcuno?
Carlo III d’Inghilterra è venuto in Italia per rafforzare l’amicizia tra i nostri due Paesi. “Qualunque siano le sfide, possiamo superarle insieme”, ha detto parlando in italiano al Parlamento. Assenti tre polli intelligentissimi della politica italiana: Conte, Renzi, Salvini. Conte perché vanta un titolo per nome e cinque stelle cadute dal cielo, Renzi perché preferisce andare in Arabia Saudita dove i Rolex glieli mettono sul cuscino della camera dell’hotel, Salvini perché predilige i rubli del finto zar, che appunto non è imparentato con re Carlo. C’è stata una standing ovation da parte di tutte le parti politiche, ma si sa: gli italiani hanno un debole per i reali purché non siano i propri. E come dargli torto visto il comportamento degli ultimi Savoia?
Che differenza di stile tra Donald e Carlo; del resto uno sulla testa ha una frittata risibile, l’altro una corona invisibile. La cultura unisce gli individui di qualsiasi ceto sociale che nutrono i medesimi valori nobili, quali rispetto, democrazia e libertà. Mentre l’ignoranza alimenta il narcisismo di colui che ha bisogno di prevaricare gli altri per sentirsi qualcuno. Ma siamo sicuri di non aver confuso un pollo con un papero e che non stiamo invece parlando di Donald Duck? Perché il pollo in questione non sa procurare nemmeno le uova agli americani. E il buongiorno si vede dal mattino, se a tavola ci sono le uova.