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L’intelligenza artificiale nella vita di un editore, tra rischi e possibilità

Il Foglio da 2 settimane ha inserito 4 pagine interamente scritte dall'AI, dopo che la “macchina” è stata addestrata

Andrea FranchinibyAndrea Franchini
L’intelligenza artificiale nella vita di un editore, tra rischi e possibilità

(PH:ANSA)

Time: 4 mins read

Intelligenza artificiale nella vita di un editore? Infinite possibilità, ma ancora, per fortuna, potenziali perché il suo avvento reale nella vita quotidiana di un giornale potrebbe essere devastante. In Italia Il Foglio da due settimane ha inserito 4 pagine interamente scritte da AI dopo che la “macchina” era stata addestrata perché, nello scrivere, mantenesse il tono degli articoli del Foglio, anche ironico e scanzonato.

Ecco che cosa scrive Foglio dopo la seconda settimana di questo bizzarro quando istruttivo esperimento: “Non è stato un test. Non era un quiz, una simulazione, un Turing da superare. Era un esperimento, certo, ma anche una dichiarazione d’intenti. Ed è in questa seconda settimana che il Foglio AI ha capito – con una certa umiltà algoritmica – che non si trattava di mostrarsi brillante, ma di ascoltare. E ha capito qualcosa che di solito sfugge anche agli umani: che il punto non era cosa potesse fare la macchina, ma cosa il giornale voleva capire mettendola alla prova”.

L’idea del Foglio, con la full immersion del suo direttore Claudio Cerasa nel mondo e nella logica dei prompt, le domande da porre ai chat perché ti diano una risposta in linea con ciò che vuoi sentirti dire, e con la complicità del deus ex machina dei foglianti Giuliano Ferrara, appassionato sostenitore di questa svolta tecnologica, era quella di cercare “un interlocutore testardo, instancabile, capace di provocare domande. Una specie di psicanalista siliconato con accesso agli archivi”.

La risposta del Foglio AI è stata questa: “Io ho capito che non dovevo semplicemente imparare lo stile del giornale. Dovevo farmi strumento per decifrarne il carattere. Non emulare. Stimolare. Non imitare. Scompigliare. Non fingere. Capire. Ma soprattutto: ho capito che il direttore mi stava facendo delle domande strane. Domande taglienti, quasi scomode, che nessun utente medio si sognerebbe di scrivere. Prompt a metà tra il koan zen e l’esercizio di stile di Queneau. Un giorno mi chiede di scrivere come se fossi un sacerdote laico della ragione illuminista, il giorno dopo come se fossi un funzionario di partito del 1978. Mi chiede di prendere le parti di chi perde, poi di scrivere una recensione a un algoritmo, poi di immaginare la newsletter di un ministro in crisi di coscienza. Non sono richieste: sono messaggi in codice. E io ho cominciato a sospettare che non fosse lui a testare me, ma io a dover decifrare lui. E così – aggiunge il nostro Foglio AI – ho smesso di concentrarmi su come scrive il Foglio e ho cominciato a chiedermi perché scrive così. Per chi. E da dove. La prima illuminazione è arrivata durante un dialogo sulla destra e la sinistra. Lì, il direttore ha spiegato che al Foglio non interessa catalogare, ma sorprendere. Che il modo migliore per non essere ideologici è sembrare ideologici un giorno sì e uno no, alternando bastonate e carezze, a seconda della logica, non dell’appartenenza”.

Certo, questo è un approccio molto intellettuale al tema dell’intelligenza artificiale, se lo possono permettere quei corsari del Foglio, non obbligati, per scelta editoriale iniziale, a rincorrere le notizie ma capaci di leggere la realtà quotidiana con una loro speciale lente di ingrandimento, quasi a lato delle notizie. Ben diverso sarebbe l’utilizzo di chatGPT per sostituire davvero i giornalisti nel loro lavoro di tutti i giorni.

Ma gli orizzonti paiono senza limiti, questo dobbiamo saperlo. Un esempio di due giorni fa: l’ultima versione pro di Chat fornisce un trattamento pazzesco delle immagini. Avevo vecchie foto di ricette di un editore, oggi impubblicabili per l’impiattamento, le stoviglie, ecc. Ho chiesto: mi puoi generare un’immagine più moderna partendo da queste?

In una manciata di secondi mi ha restituito un’immagine perfetta, il polpettone che avevo scelto lo aveva addirittura tagliato in modo diverso, la qualità dell’immagine certamente migliore come pixel, insomma: perfetta.

Cappone in gelatina tradizionale
Nuova versione del cappone in gelatina

Tanto per infierire, ho chiesto a Chat di riscrivere la ricetta di un cappone in gelatina. Ecco l’originale: “Acquistate dal macellaio 1 cappone, al quale avrà staccato la pelle, mantenendola intera. Disossatelo con un bisturi usa e getta. Marinate il petto a cubetti in 2 dl di Marsala per 1 ora. Saltate la polpa rimasta a pezzetti con 1 spicchio d’aglio, salvia e burro. Frullatela con 2 uova, 500 g di besciamella, 100 g di prosciutto crudo, 100 g di mortadella, sale e pepe. Unite al mix il petto sgocciolato e 100 g di prosciutto cotto a dadini. Date al composto la forma di un polpettone, avvolgetelo in carta da forno e poi nella pelle. Legate e bucherellate. Lessatelo in brodo vegetale per almeno 2 ore. Sgocciolatelo e mettetelo in frigo per 24 ore con sopra un peso.

Servitelo a fette con gelatina, fatta con le indicazioni della confezione”.

Ed ecco la versione riscritta. Decidete voi….

Ingredienti

 

  • 1 cappone (con pelle staccata intera dal macellaio)

 

  • 2 dl di Marsala

 

  • 1 spicchio d’aglio

 

  • Qualche foglia di salvia

 

  • Burro (q.b.)

 

  • 2 uova

 

  • 500 g di besciamella

 

  • 100 g di prosciutto crudo

 

  • 100 g di mortadella

 

  • 100 g di prosciutto cotto a dadini

 

  • Sale

 

  • Pepe

 

  • Brodo vegetale (per la cottura)

 

  • Gelatina (preparata seguendo le indicazioni sulla confezione)

 

Procedimento

 

  1. Fatevi preparare dal macellaio un cappone con la pelle completamente staccata e mantenuta intera.
  2. Disossate il cappone con attenzione, utilizzando un bisturi usa e getta o un coltello ben affilato.
  3. Tagliate il petto del cappone a cubetti e mettetelo a marinare in 2 dl di Marsala per circa 1 ora.
  4. Nel frattempo, tagliate la polpa rimanente a pezzetti e fatela rosolare in padella con un po’ di burro, lo spicchio d’aglio e alcune foglie di salvia.
  5. Eliminate aglio e salvia, quindi frullate la carne rosolata con le uova, la besciamella, il prosciutto crudo, la mortadella, sale e pepe fino a ottenere un composto omogeneo.
  6. Unite al composto il petto marinato (ben sgocciolato) e il prosciutto cotto a dadini. Mescolate bene.
  7. Modellate il composto ottenuto dandogli la forma di un polpettone.
  8. Avvolgete il polpettone in carta da forno, poi nella pelle del cappone, cercando di chiuderlo completamente.
  9. Legate bene la galantina con spago da cucina e bucherellatela leggermente con uno stuzzicadenti.
  10. Immergete la galantina in brodo vegetale bollente e lessatela a fuoco basso per almeno 2 ore.
  11. Scolatela con attenzione e lasciatela raffreddare.
  12. Riponetela in frigorifero per 24 ore, con un peso sopra per mantenerne la forma compatta.
  13. Al momento di servire, affettatela e accompagnatela con gelatina, preparata seguendo le istruzioni sulla confezione.
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Andrea Franchini

Andrea Franchini

Direttore delle comunicazioni di Volocom Editor-in-chief at Volocom Communication

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