Tremate, tremate le streghe son tornate! E siedono al governo. Eppure gli italiani non si scompongono. E perché allora dovrebbe scomporsi la presidente Meloni? Eppure ha tre belle gatte da pelare. Speriamo che provveda a fargli il pelo e contropelo, perché offendono il genere femminile.
Quando si dice in latino nomen omen, si vuole intendere che il nome è un presagio. Infatti Il Fatto Quotidiano ha aperto il calderone della ministra del Lavoro e della Politiche Sociali Marina Elvira Calderone pensando di trovarci chissà cosa e invece ha scoperto che dentro non c’è niente: neanche uno straccio di laurea! La ministra ne aveva millantate due. L’Università di Cagliari ha comunicato che la signora “non risulta laureata presso questo ateneo”. La seconda laurea l’ha conseguita nel 2016 alla Link Campus University di Roma, università privata famosa per le lauree facili, così facili che la signora avrebbe sostenuto gli esami di sabato e di domenica, senza peraltro assolvere al pagamento del saldo delle rette. Si è difesa affermando di esser stata una studentessa lavoratrice, così lavoratrice che ha occupato la poltrona del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del Lavoro dal 2005 al 2022, benché fosse obbligatorio avere una laurea dal 2010. Non una vera dottoressa, non una vera signora, ma una maga in carne e ossa!

E non è l’unica. Licia Ronzulli, che risulta essersi laureata in scienze infermieristiche prima di diventare la fisioterapista personale di Berlusconi, oggi grazie a lui, che ce l’ha lasciata in eredità, siede sulla poltrona del Senato, in qualità di vicepresidente. Un’anima pia che, prima di conoscere il Cavaliere senza macchia e senza paura, si prodigò ad assistere bambini malati nel Bangladesh, secondo il suo curriculum vitae. Eppure non ha avuto alcuna pietà, ma sarebbe bastata una buona creanza, per astenersi dall’esclamare durante l’esercizio delle sue funzioni istituzionali: “Non me ne frega un c… di quello che pensa Renzi”. Anche lei finta signora, essendosi comportata come una di quelle streghe sboccate che vediamo nelle fiction. Solo che non siamo più nel Medioevo e l’opposizione non potrà issarla sul rogo. Suvvia, sogniamo a occhi aperti lo spettacolo di una scarmigliata Elly Schlein che balla intorno al fuoco urlando la filastrocca: “Ronzulli fasulli – grulli – nulli!”. Anche in questo caso il destino sta nel nome.

Ma come non ricordare, nel far cronaca di tante falsità, la ministra del Turismo Daniela Santanchè e chiedersi santa di che? Perché se Marina Elvira ha dichiarato il falso, pur avendo giurato sulla costituzione, se Licia ha dimostrato di non esser degna di far sentire la sua voce neanche al mercato, la maga per antonomasia, la Crudelia De Mon della XIX Legislatura della Repubblica Italiana – come è stata soprannominata da diversa stampa – è lei, la finta santa. Finta dentro e fuori, perché sotto il vestito non ci sta niente: né cuore, né anima, né coscienza, né dignità; quanto contraddistingue un essere umano da un androide. Accanto al vestito una bella Hermes finta alla mano sinistra, mentre la destra è intrecciata a quella del finto principe Asburgo, Dimitri Kunz.
Ma si sa, per taroccare come ha taroccato lei i bilanci delle sue società bisogna essere un po’ streghe e affidarsi alla ruota della fortuna, la decima carta dei tarocchi, sperando che dal mazzo non esca il Matto e la porti in giudizio.