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March 20, 2025
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Il popolo israeliano contro Netanyahu: “Se si votasse oggi verrebbe sconfitto”

Il leader dell'opposizione Yair Lapid: "E' il responsabile del disastro del 7 ottobre, la storia lo ricorderà così"

Eric SalernobyEric Salerno
Netanyahu vede Musk a Washington

Benjamin Netanyahu (ph: ANSA)

Time: 3 mins read

Ormai è chiaro: sono almeno due le guerre in corso dal Mediterraneo al fiume giordano. Israele sta distruggendo il popolo palestinese con la complicità palese di tutto il mondo. E sta distruggendo il sogno di chi, ebreo o no, credeva in Israele come stato democratico molto diverso da quelli che furono sconfitti dopo gli orrori delle guerre mondiali. C’è una terza guerra in corso, anche, ma più limitata, quella di una parte della popolazione israeliana contro il suo premier e la sua politica.

“Se si votasse oggi – dicono in tanti, da Gerusalemme a Haifa a Tel Aviv e a ridosso di Gaza – verrebbe sconfitto”. Queste stesse persone, però, ammettono che probabilmente dalle urne uscirebbe una coalizione simile a quella di oggi: una ultra-destra forte per continuare l’attuale politica. In primo piano, nella sua agenda, costringere il popolo palestinese a rinunciare all’idea stessa di uno stato. E, ancora meglio, portare avanti il progetto teorico offerto su un piatto d’argento dal neo-presidente americano: l’espulsione dei palestinesi dalla striscia di Gaza. Per poi cercare di fare lo stesso con quelli della Cisgiordania occupata e da Gerusalemme Est dove già sono decine di migliaia di abitazioni palestinesi distrutte negli ultimi mesi dalle forze armate israeliane.

Dare la colpa di tutto a un solo uomo, in questo caso al primo ministro Netanyahu, è assurdo. E non credo che valga la pena nemmeno analizzare qui le due facce del progetto sionista nato in Europa. Il partito in cui è cresciuto, il Likud, aveva nella sua piattaforma originale la volontà di creare uno stato ebraico da Mediterraneo al fiume Giordano. I laburisti furono più vaghi ma fu il leader Shimon Peres a convincere il suo collega di partito Rabin ad approvare il primo insediamento dei fanatici a ridosso di Hebron.

Restiamo nel mondo di oggi. Il quotidiano di sinistra Haaretz e il suo noto editorialista – Gideon Levy – mette sotto accusa giustamente la stampa israeliana.

“All’elenco dei crimini, si devono ora aggiungere – più che mai – quelli dei media israeliani. Israele sta consapevolmente e maliziosamente violando un accordo internazionale firmato e sta lanciando un attacco sfrenato e selvaggio sulla Striscia di Gaza. Nella sua mossa di apertura, Israele ha ucciso più di 400 palestinesi, tra cui 174 bambini. Israele riconosce che questa volta gli obiettivi non sono terroristi ma civili – un crimine di guerra esplicito. Sta uccidendo per il gusto di uccidere, con l’obiettivo di riaccendere la guerra e preservare la coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu…”.

Salvare se stesso, obbiettivo principale di “Bibi” ma è chiaro che lui e la sua coalizione hanno in mente altro. Nella notte, secondo una rete tv di Tel Aviv, le forze armate israeliane hanno lanciato volantini su Gaza dicendo ai civili che “la mappa del mondo non cambierà se tutta la gente di Gaza scompare”, e implorando i palestinesi di andarsene “prima dell’attuazione del piano forzato di Trump, che imporrà il tuo spostamento forzato che vi piaccia o no”.

Sono parole che non sembrano turbare la maggioranza degli ebrei israeliani. Molti sono scesi in strada in questi giorni, invece, per protestare con il premier che sta cercando di mandare in pensione il direttore dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. Non per le sue eventuali mancanze riguardo l’attacco di Hamas contro le comunità ebraiche a ridosso della striscia di Gaza ma perché due collaboratori stretti di Netanyahu sono sospettati di essere stati corrotti dal Qatar, lo stesso paese del Golfo che gestisce da anni i negoziati tra Israele e Hamas.

“Questa è una guerra per la nostra esistenza”, il giudizio di un uomo politico israeliano. “Sotto la copertura della guerra e di una cortina fumogena di bugie spregevoli e manipolazioni volte a creare l’impressione che stia “facendo tutto il possibile” per portare a casa gli ostaggi, il primo ministro continua a minare in modo aggressivo le fondamenta della democrazia. Ma a differenza di un terremoto, questa spaccatura tettonica che minaccia Israele può essere fermata. E deve essere fermato immediatamente”.

Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha detto che Ronen Bar, il capo dei servizi segreti interni è stato licenziato a causa del caso Qatargate. “Per un anno e mezzo Netanyahu non ha visto alcun motivo per licenziarlo, ma solo quando è iniziata l’indagine sull’infiltrazione del Qatar dell’ufficio di Netanyahu e i fondi trasferiti ai suoi aiutanti più stretti, ha improvvisamente sentito l’urgenza di licenziarlo immediatamente”, ha detto Lapid. “Netanyahu ha messo ancora una volta i suoi interessi privati al di sopra della causa nazionale… È principalmente responsabile del fallimento e del disastro del 7 ottobre, e questo è tutto ciò che verrà ricordato di lui”.

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Eric Salerno

Eric Salerno

Giornalista ed esperto di questioni africane e mediorientali, è stato corrispondente de 'Il Messaggero' da Gerusalemme per quasi trent'anni.

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