Le guerre continuano, si allargano e in qualche modo si rincorrono. Un colpo contro Netanyahu, il premier israeliano e la sua coalizione di estrema destra, e almeno un altro contro Hamas e contro il popolo palestinese.
L’Alta Corte israeliana – l’equivalente della Corte Suprema Usa – ha deciso di bocciare la legge con la quale un anno fa la coalizione di estrema destra aveva dichiarato guerra contro la magistratura israeliana, contro i valori democratici dello stato. Una sentenza, scrive l’editorialista di Haaretz Yossi Verter, che con un solo voto “ha ripristinato l’aggettivo “democratico” alla descrizione dello Stato di Israele”.
È vero, forse, ma soltanto un passo nello scontro – non quello militare – in atto nel paese.
Israele non si è mai data una costituzione ma dalla sua nascita a oggi ha approvato solo una serie di leggi che, messe assieme, sono un documento formale. Trasgredire è possibile soltanto con l’approvazione dell’Alta corte. Netanyahu, il premier tornato alla guida del paese (fu primo ministro dal 2009 al 2021 e tra il 1996 e il 1999) è accusato di varie reati per i quali, se processato e condannato, rischia il carcere. La legge bocciata dall’Alta Corte era solo il primo passo verso l’approvazione di un’altra che consentirebbe a Netanyahu di evitare la prigione. La sua guerra personale, dunque, va avanti e fino a quando va avanti la guerra contro i palestinesi si sente relativamente tranquillo.
Molti sondaggi d’opinione chiedono la fine della sua coalizione di estrema destra ma pochi sono gli israeliani disposti a spingere per un voto contro il premier fino a quando il paese è in guerra. Una guerra, soprattutto, che potrebbe allargarsi ben oltre i confini di Gaza e soprattutto fino a quando la maggioranza degli ebrei israeliani insiste per costringere il movimento islamico a negoziare il ritorno degli ostaggi e respinge le richieste americane di ridurre le azioni militari a Gaza per ridurre morti, feriti e distruzioni. “Tagliare le operazioni e portare la guerra a una conclusione affretta sarebbe un terribile errore di proporzioni storiche”, il messaggio inviato a Washington.
La sentenza dell’Alta Corte e la questione irrisolta degli ostaggi influiscono pesantemente sulla durata della guerra e della coalizione. E pesano molto sul futuro dello stato d’Israele. Uno dei parlamentari di estrema destra Otzma Yehudit Tzvika Foghel si è lanciato sui sociali promettendo: “Prima distruggeremo Hamas. Presto ci prenderemo cura di Hezbollah e per dessert risolveremo l’Alta Corte. C’è tempo per tutto. Pazienza”.
L’atmosfera – gli scontri tra destra e sinistra, tra estremisti religiosi e laici – sta deteriorando. Guerra civile? Se ne parla molto ma sono pochi a credere a uno scontro armato tra le due anime della popolazione ebraica di Israele.