In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale evolve più rapidamente dei meccanismi di controllo, il vertice “AI for Good” di Ginevra ha suonato un campanello d’allarme ma mettendo in vetrina anche un laboratorio di idee. Per quattro giorni, il Palazzo delle Esposizioni ha ospitato governi, leader tecnologici, accademici, giovani innovatori e agenzie delle Nazioni Unite con un obiettivo condiviso: orientare l’IA verso il bene comune, mitigandone rischi e squilibri.
“Noi siamo la generazione dell’intelligenza artificiale, ma dobbiamo anche esserne responsabili” ha dichiarato Doreen Bogdan-Martin, Segretaria Generale dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), aprendo i lavori. “Il vero pericolo non è l’estinzione dell’umanità per mano dell’IA, ma la sua diffusione incontrollata, senza comprendere cosa comporti per le persone e per il pianeta”.
Un concetto ripreso anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, che ha inviato un messaggio in apertura del summit: “L’AI for Good non significa solo tecnologia, ma garanzia che non diventi uno strumento di disuguaglianza. Deve contribuire alla salute, all’istruzione, alla lotta alla disinformazione e al bene comune”.
Con oltre 200 esposizioni su 20.000 metri quadrati, il summit ha mostrato applicazioni reali: auto volanti, droni per la biodiversità, robot per l’agricoltura, interfacce cervello-macchina e sensori acquatici ispirati ai pesci. Ma i riflettori si sono accesi anche su temi etici: solo il 15% dei paesi membri dell’ITU dispone di una strategia nazionale sull’IA. Il rischio è che l’innovazione allarghi invece di colmare i divari globali, lasciando indietro i più vulnerabili: 2,6 miliardi di persone sono ancora offline.
Tra i momenti chiave, l’AI Governance Day ha riunito regolatori e organismi multilaterali per discutere un quadro condiviso. Al centro, la necessità di standard comuni, leggi inclusive e partecipazione globale.
La salute è stata un asse portante. L’OMS ha guidato una sessione dedicata a come l’IA può rivoluzionare l’accesso alla sanità in contesti a basso reddito. Particolare attenzione è stata data alla medicina tradizionale, con la presentazione del rapporto congiunto OMS-ITU-WIPO sull’impiego dell’IA per valorizzare conoscenze locali e principi naturali. Dall’India al Ghana, dalla Corea al Sudafrica, i casi concreti dimostrano come l’IA possa affiancare la scienza moderna senza cancellare la saggezza indigena. “Dobbiamo evitare che l’intelligenza artificiale diventi una nuova frontiera dello sfruttamento”, ha avvertito Yukiko Nakatani dell’OMS.
Il summit ha dato spazio anche ai giovani, con team provenienti da comunità svantaggiate che hanno mostrato robot per la gestione dei rifiuti o il recupero post-disastri. La competizione “Innovation Factory” ha premiato start-up impegnate su clima, istruzione e resilienza.
Un messaggio forte è arrivato anche dal Vaticano. Nel testo letto dal cardinale Pietro Parolin, Papa Leone XIV ha ricordato che “la velocità e l’efficienza dell’IA non possono sostituire il discernimento morale”. Il pontefice ha lanciato un appello per una governance multilivello, attenta alle disuguaglianze digitali e al rischio di marginalizzazione delle aree rurali. Il messaggio si è aperto con le congratulazioni del Pontefice per il 160° anniversario dell’ITU e per l’impegno nel promuovere la cooperazione tecnologica a beneficio di tutti i popoli.
In chiusura, Bogdan-Martin ha sintetizzato lo spirito del vertice: “Non smettiamo mai di mettere l’IA al servizio delle persone e del pianeta”.