Un gruppo di economisti di spicco si è schierato a favore della relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, dopo che la missione statunitense all’ONU ha chiesto al Segretario Generale Antonio Guterres le sue dimissioni per il rapporto From Economy of Occupation to Economy of Genocide. Dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis all’economista francese Thomas Pikettu, allo statistico libenese-americano Nassim Nicholas Taleb, hanno firmato una lettera aperta, pubblicata da Zeteo, per difendere la giurista italiana.
Il documento denuncia aziende, Stati, banche, università, come Alphabet Inc. (Google), Amazon, IBM, Palantir e BNP Paribas, che traggono profitto dal genocidio da parte degli israeliani nella Striscia di Gaza. “Le entità nominate – ha scritto Albanese nel rapporto – costituiscono una frazione di una struttura molto più profonda del coinvolgimento aziendale, che trae profitto e consente violazioni e crimini nei territori palestinesi occupati”. La ricercatrice risale fino al 1967, quando Israele sostenuto dal mondo imprenditoriale ha occupato Gaza.
Tre le conclusioni fondamentali che, secondo la lettera degli economisti, Albanese ha descritto con chiarezza. Innanzitutto, ad aver investito in Israele non sono solo aziende belliche, ma anche grandi conglomerati che si occupano di software, finanza, e hanno sfruttato la Striscia come banco di prova per sviluppare nuovi algoritmi o sistemi automatizzati da testare in tempo reale. Infine, poli universitari europei e americani che raccolgono studenti da tutto il mondo, come MIT o l’Università di Edimburgo, non esisterebbero senza i finanziamenti reciproci israeliani.
Oltre a From Economy of Occupation to Economy of Genocide, Albanese ha scritto altri due rapporti su questo tema: Anatomia di un genocidio (marzo 2024) e Genocidio come cancellazione coloniale (ottobre 2024).