Alla 17ª conferenza dei BRICS, ospitata da Luiz Inácio Lula da Silva sotto il Cristo Redentore, l’assenza degli Stati Uniti non ha impedito all’ingombrante figura di Donald Trump di proiettare la propria ombra sul vertice: alla vigilia dell’apertura, il presidente americano ha minacciato un ulteriore dazio del 10 per cento su “qualunque Paese che si faccia paladino dell’agenda BRICS”. In questo clima di nervosismo, il Segretario Generale dell’ONU António Guterres è intervenuto per segnalare che l’emergenza planetaria va ben oltre ogni schermaglia commerciale.
“In tutto il mondo, vite e mezzi di sussistenza vengono devastati, e i progressi dello sviluppo sostenibile ridotti in macerie mentre i disastri si moltiplicano”, ha denunciato Guterres davanti ai capi di Stato del blocco ora allargato a undici membri. Ha quindi collegato crisi climatica e sanità pubblica: “L’impatto sulla salute umana è atroce… I più vulnerabili e i più poveri pagano il prezzo più alto”.
Il messaggio è chiaro: senza un’accelerazione sul taglio delle emissioni e sull’adattamento, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (UNSDGs) rischiano il naufragio definitivo, proprio mentre i conflitti in Sudan, Ucraina, Gaza e Myanmar divorano risorse umanitarie.
Nella sessione dedicata a multilateralismo, finanza e intelligenza artificiale, il capo delle Nazioni Unite ha definito l’IA “una trasformazione che sta rimodellando economie e società. Il test fondamentale è quanto sapremo guidarla con saggezza, minimizzando i rischi e massimizzando il bene”. Ha avvertito che la governance globale dell’IA non può diventare “un club per pochi” e ha sottolineato: “L’intelligenza artificiale deve beneficiare tutti”.
Secondo Guterres, “non possiamo governare l’IA in modo efficace – e giusto – senza affrontare gli squilibri strutturali più profondi del nostro sistema globale”.
Il Segretario Generale ha poi premuto sull’acceleratore delle riforme istituzionali: il Consiglio di Sicurezza e l’architettura finanziaria internazionale “sono stati progettati per un’epoca passata, con rapporti di forza ormai superati”. E ha aggiunto un monito rivolto sia ai BRICS sia alle potenze tradizionali: “Nel momento in cui il multilateralismo viene minato, ricordiamo al mondo che la cooperazione è la più grande innovazione dell’umanità”.

La minaccia di nuove tariffe trumpiane ha spinto molti leader a un profilo basso: Xi Jinping ha delegato il premier Li Qiang, Vladimir Putin è intervenuto in video, e perfino la retorica anti-dollaro si è fatta più cauta. Lula, padrone di casa, ha tentato comunque di presentare i BRICS come l’erede del Movimento dei Paesi non allineati, capaci di “riempire il vuoto lasciato dal G20” in materia di finanza climatica.
Ma la distanza fra ambizione e capacità resta ampia: il fondo brasiliano Tropical Forests Forever ha ricevuto promesse d’investimento da Cina e EAU, ma serve un impegno globale di centinaia di miliardi di dollari per centrare l’adattamento entro il 2035.
Per l’Organizzazione delle Nazioni Unite — spesso accusata di irrilevanza — l’intervento a Rio è stato un tentativo di riposizionarsi come cerniera fra Nord e Sud del pianeta. Guterres ha ribadito: “Dimostriamo che il multilateralismo conta, affrontando i bisogni del mondo in questi tempi difficili e divisi”.
E ha rilanciato la richiesta urgente: “Alzate il livello dell’ambizione entro settembre, con nuovi piani climatici nazionali che mostrino la via da seguire: che coprano tutte le emissioni, tutti i settori economici, e che rispettino il limite di 1,5 gradi”.
Rio ha offerto a Guterres un palcoscenico insperato per rilanciare l’agenda ONU su clima, AI e riforme istituzionali. Ma l’eco delle minacce di Trump ha ricordato a tutti che la partita si gioca ancora, in gran parte, negli Stati Uniti. Se il Segretario Generale vuole trasformare gli appelli in risultati concreti, dovrà convincere tanto le democrazie occidentali quanto le potenze emergenti che cooperare conviene più che lo scontro.