La missione ONU in Libano, UNIFIL, non è in discussione. Jean-Pierre Lacroix, sottosegretario generale per le operazioni di pace, ha voluto fugare ogni dubbio dopo le voci, circolate nei giorni scorsi, di un presunto tentativo – da parte di Stati Uniti e Israele – di chiuderla o ridimensionarla. “Non è in discussione la chiusura di UNIFIL”, ha detto Lacroix ai giornalisti al Palazzo di Vetro. “L’unico motivo che potrebbe limitarci è la mancanza di risorse, non la volontà politica”.
Le dichiarazioni arrivano in un momento delicato. La missione in Libano, istituita nel 1978 e rafforzata nel 2006 dopo la guerra tra Israele e Hezbollah, si trova oggi in un contesto esplosivo, a seguito del conflitto tra Israele e Iran e degli scontri periodici lungo la Linea Blu. Proprio per questo motivo, ha sottolineato Lacroix, “UNIFIL resta un elemento di stabilizzazione fondamentale» e il suo ruolo «è riconosciuto dalle autorità libanesi, da tutta la diplomazia internazionale e, cosa più importante, dalla popolazione locale”.
Durante la conferenza stampa, Lacroix ha illustrato i risultati della sua recente visita in Libano e Siria, avvenuta proprio nei giorni in cui il mondo assisteva con apprensione all’escalation tra Iran e Israele e subito dopo gli Stati Uniti. Il diplomatico francese avrebbe dovuto includere anche Gerusalemme nel suo itinerario, ma ha spiegato che l’instabilità della situazione non lo ha permesso. “Resterò in contatto con i funzionari israeliani nei prossimi giorni tramite video-collegamenti”, ha aggiunto.
Tra i temi centrali, il rapporto con le forze libanesi (LAF), la gestione delle tensioni con le forze israeliane (IDF) e la tenuta del mandato definito dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Lacroix ha spiegato che le forze armate libanesi hanno rafforzato la loro presenza a sud del fiume Litani, con il sostegno di UNIFIL, e che la missione continua a svolgere un ruolo chiave nel disinnesco di mine, nella rimozione di ordigni inesplosi e nella mediazione tra le parti.
“UNIFIL è l’unico canale di comunicazione costante tra le forze israeliane e quelle libanesi”, ha ribadito. Questo ruolo di “cuscinetto” tra eserciti nemici è stato rafforzato, secondo Lacroix, durante gli ultimi mesi di tensione: “La missione ha lavorato intensamente per evitare che gli incidenti si trasformassero in escalation”.
Interpellato da chi scrive sulle preoccupazioni per possibili ritorsioni da parte di Hezbollah in caso di un nuovo scontro tra Iran e Israele, Lacroix non ha drammatizzato, ha messo in risalto la preparazione ed esperienza dei peacekeeprs dell’UNIFIL ma ha riconosciuto la delicatezza del momento. La speranza è che la neutralità operativa di UNIFIL sia la migliore protezione.
Ma se politicamente la missione è ben radicata, sul piano finanziario le preoccupazioni sono reali. Il mandato di UNIFIL, come tutte le missioni ONU, dipende dai contributi volontari degli Stati membri, e Lacroix ha confermato che il segretariato sta già predisponendo piani di contingenza in vista della prossima sessione di bilancio: “Se dovessimo ridurre le operazioni, sarà unicamente per mancanza di fondi. Non ci sono altre ragioni”.
La questione tocca anche il fronte siriano, dove Lacroix ha visitato la missione UNDOF sulle alture del Golan. Anche qui, ha sottolineato, si registrano violazioni gravi, come la presenza di truppe israeliane nell’area di separazione, vietata dagli accordi del 1973. Tuttavia, ha evidenziato un miglioramento nei rapporti con le autorità siriane, che si sono dette pronte a riprendere il controllo del territorio nazionale «in linea con il diritto internazionale”.
Infine, un cenno al passaggio di consegne al vertice di UNIFIL. Lacroix ha ringraziato il generale spagnolo Aroldo Lázaro Sáenz per il lavoro svolto in tempi “estremamente difficili” e ha dato il benvenuto al nuovo comandante, l’italiano Diodato Abagnara. “Con lui abbiamo già iniziato a lavorare a stretto contatto”, ha detto, confermando la fiducia dell’ONU nel comando italiano per guidare una missione “sempre più complessa ma indispensabile”.
Il rinnovo ufficiale del mandato di UNIFIL verrà discusso al Consiglio di Sicurezza in agosto e il voto (o veto?) degli USA risulterà determinante. Ma già da ora, il messaggio di Lacroix è chiaro: la presenza dei caschi blu non è solo utile, è necessaria — e tagliarla sarebbe un errore strategico pericoloso, in un Medio Oriente che ancora una volta vive sull’orlo del precipizio.

Sotto in evidenza alcune delle risposte date da Lacroix ai giornalisti.
Sull’indispensabilità di UNIFIL per la Risoluzione 1701:
“UNIFIL non è un fine in sé… è uno strumento per sostenere l’attuazione della Risoluzione 1701. Le due cose sono indissolubilmente legate,” ha spiegato Lacroix, sottolineando che senza UNIFIL verrebbe meno l’intero impianto del processo politico.
Sulle conseguenze di un eventuale ritiro di UNIFIL:
“Personalmente sarei molto, molto preoccupato per il futuro della Risoluzione 1701 se UNIFIL non fosse più presente sul terreno,” ha avvertito, ricordando che l’assenza della missione indebolirebbe sia l’impegno politico delle parti sia il supporto pratico alla stabilità.
Sui piani d’emergenza legati al rischio di mancanza di fondi:
“Stiamo operando in condizioni di grave restrizione di liquidità… è nostro dovere lavorare su piani di contingenza,” ha detto Lacroix, precisando che il Segretario Generale stesso è coinvolto nei contatti con i leader mondiali per garantire i contributi necessari.
Sui rischi di diventare un bersaglio e sul principio di neutralità:
“Abbiamo discusso con la missione e con le autorità libanesi dei rischi potenziali di diventare un bersaglio. Tutti hanno concordato che la neutralità operativa è la nostra miglior protezione — il dialogo è il nostro scudo più efficace.”
Sul ruolo dell’UNDOF in Siria:
“UNDOF continua a svolgere un ruolo di importanza critica nel mantenere il collegamento tra le autorità siriane e quelle israeliane,” ha dichiarato Lacroix, accogliendo con favore la disponibilità della Siria “ad assumersi la piena responsabilità della sicurezza, anche nelle aree dove opera l’UNDOF.”