Ottant’anni fa, tra le macerie ancora fumanti della Seconda guerra mondiale, cinquanta Paesi firmarono a San Francisco un documento destinato a cambiare la storia: la Carta delle Nazioni Unite. Oggi, in un mondo segnato da guerre vecchie e nuove, l’Assemblea Generale dell’ONU si è riunita a New York per commemorare quell’atto fondativo e interrogarsi sul futuro dell’organizzazione che da allora cerca, tra infinite contraddizioni, di garantire pace e sicurezza nel mondo.
Ad aprire la cerimonia è stato il Segretario Generale António Guterres, con un discorso tanto solenne quanto severo. “La Carta non è un menu à la carte”, ha ammonito, rivolgendosi ai rappresentanti dei 193 Paesi membri. “Non si può scegliere quando seguirla e quando ignorarla”. Guterres ha denunciato l’erosione sistematica del diritto internazionale, la minaccia costante all’integrità degli Stati sovrani, e la normalizzazione della violenza contro civili, infrastrutture e beni essenziali come cibo e acqua.
Nel suo intervento, il Segretario ha tracciato un bilancio amaro: per ogni progresso compiuto – come l’espansione dei diritti umani o l’avanzamento dello sviluppo sostenibile – si registrano nuove crisi, nuove guerre, nuove disuguaglianze. “Abbiamo evitato una terza guerra mondiale”, ha detto, “ma troppe vite sono ancora spezzate, troppe regole calpestate, troppi principi dimenticati”.
Il riferimento, nemmeno troppo implicito, è andato a conflitti come quello in Ucraina, in Medio Oriente, e alle tensioni globali che minano l’efficacia del Consiglio di Sicurezza. “Vediamo un modello ricorrente: le regole si rispettano solo quando fanno comodo. Ma la Carta non è opzionale: è la base del sistema internazionale”, ha ribadito Guterres.
A fargli eco, con toni diversi, sono stati i rappresentanti delle principali potenze mondiali. L’ambasciatore cinese Fu Cong ha preso la parola ricordando con orgoglio che la Cina fu il primo Paese a firmare la Carta. Ha invitato la comunità internazionale a difendere i principi di San Francisco e ha espresso ferma opposizione a qualsiasi tentativo di “riscrivere la storia o distorcere i risultati della Seconda guerra mondiale”. Fu ha ribadito l’impegno della Cina verso un multilateralismo “vero” e ha auspicato un rafforzamento del ruolo dell’ONU, non un suo superamento. “Dobbiamo rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti gli Stati”, ha detto, un messaggio che sembra riecheggiare i nodi più delicati dei conflitti attuali.
La delegazione americana, pur senza un discorso ufficiale da parte di alti rappresentanti, ha fatto sapere tramite il proprio incaricato McCoy Pitt che “gli Stati Uniti riconoscono il valore storico della Carta e si impegnano a rinnovare il loro supporto all’ONU e ai suoi valori fondanti”. Tuttavia, l’assenza di un tono autocritico ha lasciato spazio alle accuse – implicite e non – da parte di altri membri. Cina e Russia, in particolare, hanno più volte contestato le azioni unilaterali statunitensi, definite come violazioni della legalità internazionale.
La Russia, pur non intervenendo direttamente durante la cerimonia, è rimasta al centro del dibattito. La sua posizione nel conflitto ucraino continua a dividere l’Assemblea, così come la sua influenza sul Consiglio di Sicurezza, dove il potere di veto viene spesso denunciato come causa di paralisi. Guterres non ha nominato direttamente Mosca, ma il riferimento era evidente quando ha parlato di “uso della forza contro nazioni sovrane” e della necessità di “non normalizzare violazioni gravi del diritto umanitario”.
Tra i temi più ricorrenti: il rischio che la Carta diventi un documento simbolico, privo di impatto reale. Eppure, proprio oggi, Guterres ha lanciato un appello a “costruire un multilateralismo più inclusivo, con il coinvolgimento di giovani, società civile e settore privato”, e a dare piena attuazione al “Pact for the Future”, approvato lo scorso settembre, che prevede una serie di riforme per adattare le Nazioni Unite al mondo del XXI secolo.
On this momentous #CharterDay, 🇮🇹 Italy’s PR Amb. @MauMassari, on behalf of the 16 countries that joined the @UN in 1955 🇦🇱🇦🇹🇧🇬🇰🇭🇫🇮🇭🇺🇮🇪🇮🇹🇯🇴🇱🇦🇱🇾🇳🇵🇵🇹🇷🇴🇪🇸🇱🇰, & that celebrate the 70th anniversary of their 🇺🇳membership, highlighted once again that the #UNCharter remains our… pic.twitter.com/GGreKn4p6h
— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) June 26, 2025
A ottant’anni dalla sua nascita, la Carta delle Nazioni Unite resta il punto di riferimento imprescindibile per un ordine internazionale basato su regole condivise. Ma tra commemorazione e retorica, la realtà dell’ONU contemporanea si confronta ogni giorno con le sue contraddizioni più profonde. Le parole pronunciate oggi in Assemblea potranno avere un impatto solo se accompagnate da scelte coraggiose. Senza riforme, senza coerenza e senza volontà politica, il rischio è che anche la Carta – come tante promesse del dopoguerra – resti una nobile illusione.