Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso mercoledì la sua “profonda allerta” per la recente escalation militare tra Israele e Iran, avvertendo che lo scambio di raid aerei rischia di travolgere l’intera regione e minacciare la sicurezza internazionale. In una nota ufficiale, Guterres ha ribadito l’appello a una “de‑escalation immediata, che porti a un cessate il fuoco”, sottolineando che “qualsiasi ulteriore intervento militare potrebbe avere enormi conseguenze, non solo per le parti coinvolte, ma per l’intera regione e la pace mondiale”
Il conflitto è scoppiato venerdì scorso, quando Israele ha bombardato obiettivi nucleari e militari iraniani, risvegliando la tensione già elevata nel Golfo Le ritorsioni non si sono fatte attendere: l’Iran ha risposto con missili tradizionali e ipersonici su obiettivi in Israele, compresi centri urbani, causando vittime civili e evacuazioni di massa . Secondo i media, il bilancio complessivo supera le 250 vittime tra i due Paesi.
UN Secretary-General @antonioguterres has expressed deep concern over the escalating conflict between #Israel and #Iran, emphasizing the urgent need for a ceasefire to prevent further regional instability. pic.twitter.com/kr9dzsoBOy
— UN News (@UN_News_Centre) June 18, 2025
Intanto, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) ha confermato che due strutture iraniane — il laboratorio TESA a Karaj e il centro ricerche di Teheran — sono stati bersaglio dei raid . Questi luoghi rientravano nei controlli previsti dall’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA). Nella sede di Teheran, uno spazio dedicato alla produzione e collaudo di centrifughe è stato colpito; a Karaj, distrutte due fabbriche di componenti .
L’IAEA ha anche denunciato la mancata cooperazione iraniana con le sue verifiche, lanciando un richiamo all’ordine sul rispetto degli obblighi non proliferativi .
Guterres ha richiamato i governi a riaffermare l’importanza della diplomazia: “La Carta delle Nazioni Unite resta il nostro quadro condiviso per salvare la gente dagli orrori della guerra”. Ha esortato gli Stati membri ad attenersi pienamente al diritto internazionale, compreso il diritto umanitario, considerato soprattutto “l’unica via per gestire le preoccupazioni sul programma nucleare iraniano e la sicurezza regionale”.
Sul fronte interno, l’Iran ha affrontato un’altra drammatica escalation: nel 2024 sono state compiute almeno 975 esecuzioni, il numero più alto dal 2015. Il rapporto di Nada Al‑Nashif al Consiglio ONU per i diritti umani di Ginevra ha denunciato questo triste primato, insieme a gravi violazioni come tortura, processi irregolari e persecuzioni contro giornalisti e minoranze.
Le esecuzioni per droga hanno rappresentato il 52% dei casi, quelle per omicidio il 43%, mentre il 2% e il 3% sono state attribuite a reati sessuali o di sicurezza. Il numero delle donne giustiziate è salito a 31, molte vittime di dinamiche domestiche violente o matrimoni forzati.
Terribilmente allarmante è anche la sperequazione etnica: almeno 108 Baluchi e 84 curdi fucilati, rappresentando l’11% e il 9% del totale. Inoltre, nel 2024 almeno 125 giornalisti sono stati perseguitati (tra cui 40 donne), principalmente per il loro impegno nel denunciare violazioni ed esecuzioni extragiudiziali.
Civic space continues to shrink in #Iran said @UNHumanRights deputy chief @NadaNashif, presenting the @UN Secretary-General’s interim report on the human rights situation the country (covering 1 August 2024-31 January 2025) to the Human Rights Council.#HRC59 pic.twitter.com/0DlqcN1eqE
— UN Human Rights Council (@UN_HRC) June 18, 2025
Pur mantenendo un certo dialogo con l’Ufficio dell’Alto Commissario ONU, l’Iran ha rifiutato l’accesso alla Missione internazionale di accertamento dei fatti, determinante per raccogliere prove e promuovere riforme. L’agenzia, però, si è detta pronta a proseguire il confronto, a patto che venga franca cooperazione .
Intanto Non passa sotto silenzio neppure il dramma in corso a Gaza, dove l’ufficio diritti umani delle Nazioni Unite ha denunciato gravi abusi ai danni di civili in attesa di aiuti: oltre 400 morti registrati vicino ai punti di distribuzione, inclusi bombardamenti contro convogli e installazioni umanitarie. “Strage potenziale di civili,” hanno definito, paventando possibili crimini di guerra.
Il World Food Programme ha lanciato un grido d’allarme: solo 9.000 tonnellate di cibo sono arrivate nella Striscia, un quantitativo insufficiente per assistere 2,1 milioni di persone. Ricorrendo a corridoi sicuri e convogli protetti, l’agenzia ha chiesto un immediato rafforzamento della distribuzione per evitare un’imminente carestia.