“Che gli aiuti destinati alle persone di Gaza arrivino a destinazione”. È questo il commento del portavoce del Segretario Generale, Farad Haq, riferendosi al sequestro della nave Madleen di Freedom Flotilla Coalition in acque internazionali da parte dell’esercito israeliano.
Al momento, il gruppo di dodici attivisti a bordo della nave, fra i quali c’era anche l’ambientalista svedese Greta Thunberg, sono in un centro di detenzione a Givon, nei pressi della città israeliana di Ramla, e saranno rimpatriati nella mattinata italiana.
Pur trasportando medicine e cibo, fra cui latte in polvere per i neonati, era quasi impossibile che la Madleen riuscisse ad attraccare sulle coste di Gaza superando il blocco navale israeliano. Dal 2007, Israele ha chiuso lo sbocco gazawi sul mare, rendendo inutile ogni tentativo di approvvigionamento. Ma le Nazioni Unite denunciano che anche le possibilità dall’interno sono sempre più difficili. Non solo perché aumenta il numero degli sfollati da raggiungere, ma anche perché diminuisce il carburante a disposizione.
“Alle Nazioni Unite – ha dichiarato Haq – è stato vietato per 14 volte dal 15 maggio l’accesso a 260.000 litri di carburante nel Nord di Gaza, necessari per portare a termine la distribuzione di aiuti. Ora quelle scorte sono state saccheggiate”.
Riferendosi poi al caso della Madleen, il portavoce del Segretario Generale ha dichiarato che nel caso in cui la nave sia stata fermata in acque internazionali sarebbe una “complicazione. “È fondamentale garantire che le navi viaggino senza ostacoli nelle acque internazionali”.
Haq ha concluso con la denuncia a Israele: “In quanto potenza occupante, ha la responsabilità dell’ordine pubblico e della sicurezza a Gaza. Ciò dovrebbe includere l’ingresso di un numero maggiore di forniture essenziali, attraverso molteplici passaggi e percorsi, per soddisfare le esigenze umanitarie e contribuire a ridurre i saccheggi Nessuna persona in nessun luogo – ha ammonito il portavoce del Segretario Generale – dovrebbe essere costretta a scegliere tra rischiare la propria vita e sfamare la propria famiglia”.