Antonio Guterres si presenta giovedì mattina davanti ai giornalisti fuori dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite poche ore prima di guidare una cerimonia in memoria dei 168 membri del personale ONU morti nel 2024. Tra questi, ben 126 sono caduti a Gaza – 125 dei quali lavoravano per UNRWA. “È il numero più alto di vittime tra il personale ONU nella storia dell’Organizzazione”, ha detto il Segretario Generale.
Ma lo stakeout di Guterres non è stato solo un momento di cordoglio. Di fronte all’ennesimo veto degli Stati Uniti, che il giorno prima avevano bloccato al Consiglio di Sicurezza una risoluzione presentata dai dieci membri eletti (E10) per un cessate il fuoco immediato, permanente e incondizionato a Gaza, il Segretario ha lanciato un messaggio fermo contro la paralisi diplomatica e l’impunità.
“Onoreremo chi abbiamo perso, ma riconosceremo anche chi oggi continua a servire in zone di crisi”, ha dichiarato con tono solenne. “Non accetteremo l’uccisione di personale ONU, giornalisti, civili, operatori umanitari come nuova normalità. Non ci può essere tolleranza per l’impunità.”
Alla domanda se ritenesse che Israele goda di impunità, Guterres ha allargato la prospettiva: “Purtroppo, oggi nel mondo c’è impunità ovunque. Civili uccisi in situazioni drammatiche e nessuna conseguenza. Le divisioni geopolitiche paralizzano il Consiglio e permettono che l’impunità continui e continui, con enorme frustrazione per chi crede nel diritto internazionale.”
La sua delusione era evidente anche nel commentare l’esito del voto in Consiglio: “Siamo sempre delusi quando i cessate il fuoco non si concretizzano, quando gli ostaggi non vengono rilasciati, quando gli aiuti umanitari non arrivano o vengono distribuiti in modo che mette a rischio la vita di tanti palestinesi.”
Il Segretario ha quindi ribadito i tre pilastri per permettere all’ONU di agire in modo efficace a Gaza: cessate il fuoco permanente, rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, e accesso umanitario senza restrizioni. “Durante le pause precedenti abbiamo mobilitato aiuti su larga scala. Dobbiamo poterlo fare di nuovo, e questa volta in modo permanente”.

Guterres ha poi rilanciato la prospettiva della soluzione a due Stati in vista del summit internazionale sulla pace israelo-palestinese previsto a New York per la fine di giugno, su mandato dell’Assemblea Generale. “È assolutamente essenziale mantenere viva la prospettiva della soluzione a due Stati, nonostante tutte le atrocità che stiamo vedendo a Gaza e in Cisgiordania”, ha dichiarato. “E a chi dubita, chiedo: qual è l’alternativa? Uno Stato unico in cui i palestinesi vengono espulsi o costretti a vivere senza diritti? Sarebbe totalmente inaccettabile.”
Il summit – descritto come “action-oriented” – ospiterà tavole rotonde su sicurezza, ricostruzione umanitaria e sostenibilità economica dello Stato palestinese. “È ora che la comunità internazionale agisca per rendere questa soluzione una realtà”, ha detto Guterres, sottolineando la necessità di rompere l’immobilismo diplomatico e affrontare le cause profonde del conflitto.
Il suo intervento si è concluso con un messaggio forte e simbolico: “In un mondo in cui la cooperazione è sotto pressione, dobbiamo ricordare l’esempio dei nostri colleghi caduti e il lavoro quotidiano di chi porta avanti la loro eredità. Non ci arrenderemo mai.”
Un messaggio che, al di là delle frustrazioni politiche, ha cercato di restituire dignità a una Nazione Unita sempre più sotto pressione e sfidata dalla realtà del suo stesso principio fondante: l’effettiva capacità di agire per la pace.