Il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha presentato venerdì un piano dettagliato in cinque fasi per fornire aiuti vitali alla popolazione di Gaza, affermando con chiarezza che l’ONU non prenderà parte a nessun sistema di distribuzione che non rispetti il diritto internazionale e i principi umanitari fondamentali.
Convocando i giornalisti fuori dal Consiglio di Sicurezza, Guterres ha ribadito l’appello per un cessate il fuoco permanente tra Israele e Hamas, la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi, e l’accesso umanitario completo a Gaza, dove da quasi 80 giorni un blocco imposto da Israele impedisce il flusso regolare di aiuti.
“Stiamo assistendo forse alla fase più crudele di questo conflitto già crudele”, ha dichiarato. “Famiglie intere sono affamate, private dei bisogni più essenziali”, mentre Israele intensifica l’offensiva e promuove un nuovo sistema di distribuzione degli aiuti affidato a operatori privati, che escluderebbe l’ONU e le ONG partner.
Guterres ha ricordato che Israele, in quanto potenza occupante, ha obblighi precisi secondo il diritto internazionale: deve trattare i civili con umanità e non può deportarli o trasferirli forzatamente. Ha denunciato ritardi ingiustificati, quote rigide e il divieto d’ingresso per beni essenziali come carburante, tende, gas da cucina e acqua potabile. Solo 115 camion su 400 autorizzati sono stati effettivamente scaricati, e nulla è arrivato nel nord della Striscia.
L’ONU, ha spiegato, è pronta ad agire con un piano in 5 fasi già approvato da diversi Stati membri: ricezione degli aiuti ai valichi, ispezione, trasporto verso i centri umanitari, preparazione e distribuzione finale. “Abbiamo il personale, le reti logistiche, i sistemi e oltre 160.000 pallet pronti — l’equivalente di 9.000 camion. Facciamolo bene. E facciamolo subito”.

Ma intanto sul terreno, la situazione peggiora. Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha riferito che quindici camion carichi di cibo sono stati saccheggiati nella notte tra giovedì e venerdì, mentre si dirigevano verso i forni sostenuti dal WFP nel sud della Striscia. “Questi camion trasportavano forniture vitali per comunità affamate che aspettavano con ansia gli aiuti”, ha comunicato l’agenzia.
Il saccheggio rappresenta un duro colpo agli sforzi umanitari, proprio mentre Israele aveva autorizzato il passaggio di un numero limitato di camion attraverso il valico di Kerem Shalom dopo undici settimane di blocco totale. WFP ha parlato di “fame, disperazione e ansia” tra i civili, aggravate dall’incertezza su quando e se arriveranno nuovi aiuti.
Secondo il vice direttore per la Palestina Vladimir Jovcev, “questo è solo un primo passo. Abbiamo bisogno di aumentare drasticamente gli aiuti, perché il solo pane non basta a impedire la carestia”.
Anche l’Ufficio ONU per gli Affari Umanitari (OCHA) ha denunciato che gli aiuti finora autorizzati “sono lontanissimi dal soddisfare le necessità di 2,1 milioni di persone a Gaza”. Mancano cibo fresco, articoli igienici, depuratori d’acqua e carburante per far funzionare gli ospedali. Solo giovedì sono arrivati 500 pallet con integratori e cibo terapeutico per bambini, distribuiti tramite decine di punti locali grazie all’intervento dell’UNICEF.
La macchina dell’ONU è pronta. Ma, come ha dichiarato Guterres, se gli operatori umanitari continueranno a essere ostacolati e i civili affamati lasciati senza soccorsi, “ancora più civili a Gaza moriranno – con conseguenze devastanti a lungo termine”.