Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha tenuto un dibattito ad alto livello durato due giorni, aperto martedì e concluso mercoledì, sotto la presidenza della Grecia. A inaugurare la sessione è stato il Primo Ministro Kyriakos Mitsotakis, mentre a chiuderla è intervenuto il Ministro degli Esteri Giorgos Gerapetritis. Al centro dei lavori, la sicurezza marittima globale, diventata ormai questione cruciale di sicurezza geopolitica.
Il Segretario Generale António Guterres ha aperto il dibattito con un monito netto: “Oceani e mari stanno lanciando un chiaro SOS”. Guterres ha esortato le potenze mondiali a rafforzare il diritto marittimo internazionale e superare le crescenti rivalità che minacciano il commercio globale, gli ecosistemi marini e la pace.
“Senza sicurezza marittima, non può esserci sicurezza globale”, ha dichiarato Guterres, citando un aumento del 47,5% di episodi di pirateria e rapine in mare nei primi mesi del 2025, in particolare nello Stretto di Malacca e a Singapore. Ha inoltre denunciato gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, i traffici criminali nel Golfo di Guinea e nel Mediterraneo, e gli attacchi informatici contro le infrastrutture marittime.
Il dibattito è stato l’evento di punta della presidenza greca del Consiglio. Mitsotakis ha sottolineato la necessità di una responsabilità condivisa: “La sicurezza marittima è direttamente e strettamente legata ai valori fondamentali del mondo libero”.

Melina Travlos, presidente dell’Unione degli Armatori Greci, ha lanciato un appello drammatico: l’economia mondiale collasserebbe in 90 giorni se il trasporto marittimo si fermasse. “La navigazione è la guardiana silenziosa del benessere globale”, ha detto, evidenziando che il 90% del commercio internazionale viaggia via mare, chiedendo maggiore protezione per i marittimi e le infrastrutture critiche.
Christian Bueger, professore all’Università di Copenaghen, ha ricordato quanto la stabilità marittima sia essenziale: riferendosi all’incidente della Ever Given nel Canale di Suez nel 2021, ha affermato: “Una nave, sei giorni, miliardi di perdite”, invocando un approccio più sistematico e basato sui dati.
Guterres ha proposto una strategia in tre punti: difesa della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), lotta alle cause profonde dell’insicurezza marittima, e rafforzamento delle partnership multilaterali. “Tutti gli Stati devono rispettare i propri obblighi”, ha affermato.

Durante il dibattito aperto, sono emerse profonde divergenze. La rappresentante degli Stati Uniti ha condannato le “azioni pericolose e illegali” della Cina nel Mar Cinese Meridionale; Pechino ha replicato accusando Washington di militarizzare la regione. La Russia ha definito molti temi sollevati come esterni al mandato del Consiglio, denunciando invece le misure coercitive unilaterali imposte dall’Occidente.
Diversi interventi hanno evidenziato iniziative regionali. Il rappresentante della Sierra Leone ha menzionato la Carta di Lomé dell’Unione Africana e la lotta contro la pesca illegale. Slovenia, Malta e Italia hanno citato le missioni europee IRINI e ASPIDES, con l’Italia che ha sottolineato il ruolo del Codice di Condotta di Yaoundé nella riduzione della pirateria nel Golfo di Guinea.
L’intervento dell’Ambasciatore italiano Maurizio Massari ha ribadito l’impegno dell’Italia per una sicurezza marittima globale basata sul rispetto del diritto internazionale. Massari ha evidenziato come minacce quali pirateria, terrorismo, traffici di migranti e armi abbiano un impatto diretto sulla stabilità internazionale e sulla libertà di navigazione. L’Italia sostiene un approccio olistico, fondato sulla Convenzione UNCLOS e su strumenti giuridici complementari. Ha inoltre ricordato l’importanza delle risoluzioni del Consiglio, tra cui la 2634 (2022), e ha sottolineato il ruolo dell’Italia, anche attraverso la presidenza del G7, nel rafforzare la cooperazione nella regione del Golfo di Guinea. Ha infine citato l’impegno italiano nell’Operazione ASPIDES e nella promozione della stabilità nell’Indo-Pacifico, riaffermando il sostegno dell’Italia alla libertà di navigazione e alla resilienza delle catene globali di approvvigionamento.

Pakistan e Guyana hanno invocato il rispetto del diritto marittimo internazionale. Il Vice Ministro panamense Carlos Arturo Hoyos ha richiamato il motto del Canale di Panama: “Pro mundi beneficio — per il bene del mondo”.
Filippine e Singapore hanno denunciato l’escalation di incidenti nel Mar Cinese Meridionale, mentre l’Egitto ha segnalato una perdita di 7 miliardi di dollari nei ricavi del Canale di Suez a causa dell’insicurezza nel Mar Rosso.
L’inviato speciale danese Nicolai Ruge e il rappresentante della Somalia hanno collegato l’instabilità costiera alla criminalità marittima. L’Algeria ha chiesto trasferimenti tecnologici ai paesi in via di sviluppo, mentre la Corea del Sud ha espresso preoccupazione per l’evasione delle sanzioni da parte della Corea del Nord via mare.
Nonostante l’ampiezza del dibattito, Bueger ha evidenziato una lacuna cruciale: “Non esiste una strategia globale né uno strumento di coordinamento in materia di sicurezza marittima”.
La presidenza greca ha concluso i lavori con un messaggio chiaro: la sicurezza marittima non è più un tema settoriale, ma sistemico. Di fronte alla moltiplicazione delle minacce e alla fragilità della cooperazione, il Consiglio di Sicurezza è chiamato a tracciare una rotta credibile per il futuro.