Dopo tre anni di negoziati intensi, avviati in risposta al caos globale scatenato dalla pandemia di COVID-19, il mondo ha finalmente un Accordo internazionale per prevenire, prepararsi e rispondere meglio alle future pandemie. Il primo Accordo pandemico della storia è stato approvato il 19 maggio 2025 dall’Assemblea mondiale della sanità (WHA), l’organo decisionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (WHO, OMS in italiano), con 124 voti favorevoli, nessun contrario e 11 astensioni, tra cui quella dell’Italia, della Polonia, Israele, Russia, Slovacchia e Iran. Gli Stati Uniti non hanno partecipato al voto in quanto hanno già annunciato formalmente l’uscita dall’OMS sotto l’amministrazione Trump.
Il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito l’accordo “una vittoria per la salute pubblica, la scienza e il multilateralismo”. “Garantirà che, collettivamente, possiamo proteggere meglio il mondo da future minacce pandemiche”, ha dichiarato. Il documento è nato per rispondere alle gravi disuguaglianze emerse durante il COVID-19: oltre sette milioni di morti, sistemi sanitari collassati e un’economia globale paralizzata.

Il trattato, oltre a promuovere un accesso equo a vaccini, cure e diagnostica, prevede anche la creazione di una Rete globale per la logistica e la catena di approvvigionamento in situazioni d’emergenza, un nuovo meccanismo finanziario per la risposta pandemica e, nei prossimi mesi, l’avvio di un negoziato per l’adozione di un sistema internazionale di condivisione dei patogeni (PABS).
Elemento chiave del testo è la garanzia che nulla, nell’Accordo, conferisce all’OMS poteri di imporre o modificare leggi nazionali: una risposta diretta alle molteplici campagne di disinformazione secondo cui l’OMS mirerebbe a “controllare” gli Stati sovrani. Proprio questo punto è stato sottolineato dal governo italiano, che nella propria dichiarazione di voto ha affermato: “Accogliamo con favore che l’Accordo non autorizzi l’OMS a imporre agli Stati misure specifiche come lockdown, vaccinazioni o restrizioni ai viaggiatori”.
L’Italia, tuttavia, ha scelto di astenersi, affermando di voler ribadire la propria sovranità sanitaria e la necessità di ulteriori approfondimenti. Una posizione che ha sollevato aspre polemiche. La deputata di Azione Federica Onori ha parlato di “isolamento preoccupante su un tema che richiede più che mai cooperazione internazionale”. Piero De Luca (PD) ha rincarato: “Una decisione vergognosa, in linea con la dottrina della Lega, che indebolisce la cooperazione sanitaria e la credibilità dell’Italia nel mondo”.

Anche il professor Walter Ricciardi ha criticato duramente l’astensione: “È una posizione imbarazzante, dettata da logiche politiche e non scientifiche, per dare soddisfazione all’elettorato sovranista e populista. Nessuno da solo è in grado di combattere le grandi sfide sanitarie”.
In assemblea, la presidenza filippina ha definito l’accordo “un’opportunità irripetibile” per correggere le ingiustizie del passato e costruire un sistema più giusto e reattivo. Il presidente della WHA, il dottor Teodoro Herbosa, ha dichiarato: “Così come il COVID-19 è stata un’emergenza unica nella vita, questo accordo rappresenta un’occasione unica per proteggere meglio l’umanità in futuro”.
Il clima che ha accompagnato l’adozione non è stato quello di un voto teso: la larga convergenza ha trasformato il momento in una celebrazione della cooperazione internazionale. Tedros ha ringraziato tutti gli Stati membri per “non aver mollato, nemmeno nei momenti più difficili” e per “aver raggiunto l’obiettivo nonostante le pressioni e le resistenze”.
Eppure non sono mancate le polemiche dopo un intervento via video del segretario Usa alla Salute Robert F. Kennedy Jr. che ha definito l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) un organismo “gonfio e moribondo”, invitando altri Paesi a seguire gli Usa nel ritiro dalla struttura Onu. In un videomessaggio trasmesso durante l’assemblea annuale dell’Oms a Ginevra, Kennedy ha dichiarato: “Il nostro ritiro sia una sveglia. Siamo già in contatto con altri governi e invitiamo chi la pensa come noi a unirsi”. Nessuna reazione immediata in sala. Le dichiarazioni sono arrivate poche ore dopo l’adozione dell’ accordo tra gli Stati membri per rafforzare la preparazione alle pandemie. Kennedy ha bocciato l’intesa, affermando che “cristallizza tutte le disfunzioni” nella risposta dell’Oms al Covid.
Ora si apre la fase attuativa. Il prossimo passo sarà l’avvio dei negoziati per l’annesso PABS, la cui approvazione è prevista alla prossima Assemblea. Solo dopo questo passaggio, l’Accordo sarà aperto alla firma e alla ratifica da parte dei Parlamenti nazionali. Serviranno 60 ratifiche perché entri in vigore.
Nel frattempo, la crisi sanitaria globale non rallenta. A Gaza oltre 10.000 pazienti aspettano cure urgenti. Il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha chiesto un accesso umanitario immediato e ha condannato l’intensificarsi dei bombardamenti israeliani: “La violenza continua aggrava la sofferenza civile e aumenta il rischio di un conflitto regionale più ampio”.
In questo contesto, l’Accordo pandemico segna una svolta. Ma la scelta dell’Italia di astenersi rischia di relegarla ai margini della nuova governance sanitaria globale.