Gaza è sull’orlo della carestia, e il mondo sta finendo il tempo a disposizione per agire. È stato questo l’allarme lanciato oggi a New York dal Coordinatore delle Nazioni Unite per gli Aiuti di Emergenza, Tom Fletcher, aprendo una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con un quadro apocalittico della vita – o di ciò che ne rimane – nella Striscia di Gaza sotto assedio.
Cosa direte ai vostri figli quando vi chiederanno cosa avete fatto per fermare l’atrocità del XXI secolo che stiamo vivendo a Gaza? ha chiesto Fletcher ai membri del Consiglio, con parole che hanno riecheggiato in un’aula che finora ha fallito nel prendere decisioni efficaci.
In quello che è stato probabilmente uno dei briefing più espliciti dall’inizio della campagna militare israeliana, Fletcher ha accusato Israele di “imporre deliberatamente e senza vergogna condizioni disumane ai civili” in tutta Gaza e in Cisgiordania. Da oltre dieci settimane non entrano cibo, medicine, acqua o tende. Intere comunità vengono spinte in aree sempre più ridotte e bombardate, mentre il sistema sanitario di Gaza è ormai al collasso.
“Oggi, l’Ospedale Europeo di Gaza a Khan Younis è stato bombardato di nuovo, causando altre vittime civili,” ha riferito Fletcher, aggiungendo con amarezza: “La morte su questa scala ha un suono e un odore che non ti abbandonano mai.”
Fletcher ha respinto senza mezzi termini il nuovo piano di aiuti proposto da Israele e sostenuto dagli Stati Uniti, che prevede di aggirare le operazioni umanitarie guidate dall’ONU affidandole a una Fondazione Umanitaria per Gaza di gestione privata. “Non è la risposta,” ha detto Fletcher. “Abbiamo dimostrato di poter consegnare aiuti efficacemente, con sistemi rigorosi che garantiscono che raggiungano i civili, non Hamas. Ma Israele ci blocca a ogni passo.”

Anche le agenzie alimentari delle Nazioni Unite hanno confermato le drammatiche condizioni. Angélica Jácome della FAO ha dichiarato al Consiglio che l’intero sistema agroalimentare di Gaza è stato “decimato.” Il 75% dei terreni agricoli è distrutto, tutto il bestiame è stato perso, e il prezzo della farina è aumentato del 3.000% rispetto a febbraio. “Il rischio di carestia è imminente,” ha avvertito. Una persona su cinque – 500.000 – si trova già in condizioni catastrofiche di insicurezza alimentare (IPC Fase 5).
L’OMS ha aggiunto che dal mese di marzo 57 bambini sono già morti di malnutrizione. “Questa è una delle peggiori crisi alimentari al mondo, che si sta svolgendo sotto i nostri occhi,” ha detto Rik Peeperkorn, rappresentante dell’OMS nei Territori Palestinesi occupati.
Il vice rappresentante permanente dell’Algeria, Toufik Laid Koudri, ha parlato con rabbia viscerale, accusando il mondo di complicità attraverso il silenzio. “Oggi, l’unica cosa che entra a Gaza è la morte,” ha dichiarato. “Le bombe e i proiettili passano liberamente, mentre ai bambini è negato perfino il latte.”
L’ambasciatrice britannica Barbara Woodward ha chiesto a Israele di revocare immediatamente le restrizioni agli aiuti, definendo le scene di cibo che marcisce ai confini “crudeli e ingiustificabili.” Ha avvertito che il blocco continuo rischia di provocare morti evitabili e ha chiesto il ritorno a un sistema di consegna degli aiuti sotto egida ONU. “Il Regno Unito non sosterrà nessun meccanismo che cerchi di mascherare obiettivi politici o militari sotto la copertura dell’assistenza umanitaria,” ha detto, in un chiaro riferimento al piano sostenuto dagli Stati Uniti.
Difendendo l’iniziativa, la rappresentante americana ad interim, Dorothy Shea, ha ribadito che Hamas porta la “piena responsabilità” per le sofferenze a Gaza e ha sostenuto che la Fondazione Umanitaria per Gaza offre una “vera soluzione” per garantire che gli aiuti arrivino ai civili. Ha chiesto alle Nazioni Unite di “continuare a discutere” con la Fondazione, nonostante le forti critiche ricevute da agenzie ONU e altri membri del Consiglio.
Ma le parole di Fletcher – e i fatti – raccontano un’altra realtà: un sistema umanitario soffocato, una popolazione intera sull’orlo della fame e un Consiglio di Sicurezza ancora paralizzato mentre i bambini di Gaza rischiano di morire non domani, ma oggi.
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