Mentre le agenzie firmano accordi e le cancellerie si congratulano per la “gestione ordinata delle migrazioni”, uomini, donne e bambini continuano a morire. Senza nome, senza tomba, senza giustizia.
Con una stretta di mano e parole di circostanza, l’amministrazione Trump e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) hanno annunciato un nuovo accordo di cooperazione per “rafforzare la gestione ordinata e sicura delle migrazioni” agli Stati Uniti. Un’intesa presentata come tecnica e pragmatica, che però nasconde un cambio di passo pesante: la volontà di Trump di utilizzare l’IOM come strumento di legittimazione delle sue politiche di chiusura e deterrenza verso i migranti alle frontiere americane.
L’accordo prevede un incremento delle attività congiunte di rimpatrio “volontario” – in realtà sempre meno volontario e sempre più forzato – e l’aumento dei programmi di assistenza nei Paesi di origine, nella logica del “rimani a casa tua”, che sta diventando il mantra globale per lavarsi la coscienza rispetto alle tragedie che si consumano sulle rotte migratorie.
Ma mentre a Washington si celebrava questa cooperazione asettica e amministrativa tra la principale agenzia ONU per le migrazioni e un’amministrazione che ha fatto della criminalizzazione dei migranti una bandiera, nel Mediterraneo nel silenzio si perdevano le vite di vittime abbandonate.
Due bambini (di 3 e 4 anni) e un adulto sono morti su un gommone colmo di migranti e rimasto alla deriva, senza cibo né acqua, dopo giorni di agonia nel nulla più totale. Sono morti di disidratazione a bordo di un gommone ritrovato alla deriva nel Mediterraneo centrale, ha riferito lunedì il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF). L’imbarcazione, partita dalla Libia con a bordo 62 migranti, tra cui diversi bambini, sarebbe rimasta alla deriva per giorni dopo che il motore si era guastato. Secondo i sopravvissuti, i bambini erano morti quasi un giorno prima dell’arrivo dei soccorritori.
Un altro passeggero sarebbe annegato in precedenza durante il viaggio. Molti degli occupanti hanno riportato gravi ustioni chimiche causate dal contatto con una miscela di acqua di mare e carburante fuoriuscito – ferite che richiedono cure mediche urgenti. Tutti i passeggeri sopravvissuti sono stati infine soccorsi e trasferiti a Lampedusa dalla Guardia Costiera italiana.

Regina De Dominicis, Direttrice regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale, ha definito l’incidente “un altro promemoria devastante” dei rischi mortali che affrontano i migranti, sottolineando l’urgenza di missioni di ricerca e soccorso coordinate e di maggiori investimenti nei servizi di supporto per le famiglie migranti. “Il Mediterraneo centrale rimane una delle rotte migratorie più pericolose al mondo,” ha dichiarato De Dominicis. “Senza un’azione immediata, altre vite continueranno ad andare perse.”
L’UNICEF continua a sollecitare i governi a rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale e a proteggere i bambini vulnerabili in cerca di sicurezza.
La ONG Mediterranea Saving Humans ha definito la tragedia senza mezzi termini “non un incidente, ma il prevedibile risultato di politiche europee che hanno nel respingimento l’unica ossessione, demandando la gestione delle frontiere a milizie libiche che l’ONU stessa ha accusato più volte di traffico di esseri umani”.
Quando oggi a New York nella sala stampa del Palazzo di Vetro, abbiamo chiesto al portavoce del Segretario Generale, Stéphane Dujarric, se dopo questa tragedia Guterres ritiene che l’Unione Europea stia violando i suoi obblighi di diritto internazionale nel proteggere vite in mare, la risposta, seppur amara, è sembrata più una condanna generica che una presa di posizione netta:
Domanda: Dopo la morte per fame e sete di due bambini e un adulto nel Mediterraneo, tragedia che Mediterranea Saving Humans ha definito una conseguenza prevedibile delle politiche europee, il Segretario Generale crede che l’Unione Europea stia fallendo i suoi obblighi di diritto internazionale nel proteggere vite in mare?
Risposta del portavoce Dujarric: “Il mondo sta fallendo nei confronti di tutti questi esseri umani che cercano una vita migliore. Sta fallendo non assicurandosi che la loro vita a casa sia abbastanza buona da farli restare. Sta fallendo lasciando le rotte migratorie e dei rifugiati nelle mani dei trafficanti e dei criminali, invece di gestirle. L’elenco di chi sta fallendo i migranti è lungo e ampio”.
Un elenco lungo che include Stati Uniti, Europa e un intero sistema internazionale sempre più ipocrita, che preferisce nascondere dietro accordi amministrativi il suo fallimento politico e morale.
In questo contesto buio, l’unica voce che potrebbe scoperchiare tutte le ipocrisie potrebbe essere quella del nuovo Papa Leone XIV. Sulla scia di Francesco, Leone ha già fatto capire nei suoi primi interventi che non intende tacere di fronte a queste tragedie silenziate dalla diplomazia e dall’indifferenza. Forse toccherà al Vaticano, ancora una volta, puntare il dito contro l’Europa e il mondo intero per gridare quello che nessuno osa più pronunciare: “Vergogna!”