La notizia è arrivata mentre si discuteva di pace e pericoli nucleari nelle sale delle Nazioni Unite: Robert Francis Prevost, cardinale statunitense originario di Chicago, è stato eletto Papa Leone XIV. È il primo pontefice nato negli Stati Uniti e la sua elezione ha immediatamente suscitato reazioni al Palazzo di Vetro, dove molti delegati e funzionari hanno accolto la notizia come un evento storico di grande portata.
Il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha accolto con entusiasmo la notizia dell’elezione di Leone XIV: “L’elezione di un nuovo Papa è un momento di profonda significanza spirituale per milioni di fedeli nel mondo e arriva in un tempo di grandi sfide globali”.

Quindi ha aggiunto: “Il nostro mondo ha bisogno delle voci più forti per la pace, la giustizia sociale, la dignità umana e la compassione. Mi auguro di continuare a costruire sulla lunga tradizione di cooperazione tra le Nazioni Unite e la Santa Sede, rafforzata sotto Papa Francesco, per promuovere la solidarietà, favorire la riconciliazione e costruire un mondo giusto e sostenibile per tutti”.
Guterres ha sottolineato l’importanza delle prime parole pronunciate da Leone XIV: “Che la pace sia con il mondo intero”. Un richiamo potente, ha detto il Segretario Generale, alla responsabilità comune che lega credenti e non credenti.
Durante la conferenza all’ONU “Interfaith Perspectives: Hope for Peace in a World of Conflict”, il noto economista della Columbia University Jeffrey Sachs ha commentato con emozione la scelta del nome pontificale. “È molto significativo che il nuovo Papa abbia scelto il nome Leone XIV. Leone XIII fu il fondatore dell’insegnamento sociale moderno della Chiesa con l’enciclica Rerum Novarum. È un segnale importante di continuità in quel solco”.
Sachs ha poi ricordato i momenti storici in cui i papi sono intervenuti per scongiurare conflitti globali, come Giovanni XXIII con Pacem in Terris durante la crisi dei missili di Cuba, e ha espresso fiducia che Leone XIV potrà rafforzare il dialogo interreligioso e la voce globale per la pace: “Il nuovo Papa può essere una guida in un mondo che ha urgente bisogno di dialogo, non di conflitto. E la sua storia personale – americano, missionario in Perù, capo dei vescovi sotto Francesco – gli dà una visione unica”.
Alla stessa conferenza partecipava anche il Prof. Andrea Bartoli – Senior Research Scholar della Columbia University e rappresentante della Fondazione Sant’Egidio all’ONU – e anche lui ha accolto l’elezione con grande ottimismo: “Il nome Leone richiama l’impegno della Chiesa per l’insegnamento sociale. Un Papa americano è importante perché l’America è un centro di pensiero e di vita, ma questo Pontefice saprà far parlare l’America al mondo e il mondo all’America.”

Bartoli ha poi sottolineato che Leone XIV sarà un dono per tutta l’umanità anche sul tema del disarmo nucleare: “Tutti i Papi sono stati contrari alle armi nucleari. Ora serve un impegno concreto di tutte le religioni per il disarmo vero, anche – e soprattutto – in America.”
Alla domanda su che tipo di rapporto possa instaurarsi con il presidente Trump, Bartoli ha risposto: “La Chiesa ha un atteggiamento rispettoso verso i governi. Non sarà un rapporto personale, ma istituzionale. E il fatto che il Papa sia americano faciliterà il dialogo. Ma sarà un Papa in comunione con tutti, non con uno solo.”
L’elezione del primo Papa statunitense ha risuonato tra le delegazioni come un possibile punto di svolta nei rapporti tra la Santa Sede e le grandi potenze. La sua esperienza in America Latina, la sua sensibilità sociale e la sua scelta di sobrietà lo rendono una figura potenzialmente centrale nei prossimi anni di diplomazia multilaterale.
Il fatto che venga da Chicago – capitale del cattolicesimo sociale americano – e che sia stato nominato da Francesco a guidare il Dicastero per i vescovi nel 2023, lo posiziona come ponte tra continuità e rinnovamento.
Un’analisi condivisa da diversi osservatori dell’ONU è che Papa Leone XIV potrà rafforzare il ruolo morale della Chiesa nei grandi dossier internazionali: dalla crisi umanitaria a Gaza, alla guerra in Ucraina e alla pericolosa crisi tra India e Pakistan, fino al dialogo con l’Islam e al disarmo nucleare. Questo Papa americano sarà un osso duro anche per Donald Trump, che pur accogliendone calorosamente l’elezione del primo pontefice nato negli USA, sperava in un capo della Chiesa Cattolica più allineato ai suoi valori e alla sua retorica.