A trent’anni dalla firma degli Accordi di Dayton, che posero fine alla guerra in Bosnia ed Erzegovina, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito per discutere delle crescenti tensioni nel paese, aggravate dalla recente condanna del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik e dalle sue azioni successive.
Il 26 febbraio 2025, il Tribunale di Stato della Bosnia ed Erzegovina ha condannato Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska (RS), a un anno di reclusione e a sei anni di interdizione dai pubblici uffici per aver ignorato le decisioni dell’Alto Rappresentante internazionale, Christian Schmidt. Dodik ha respinto la sentenza come politicamente motivata e ha annunciato misure radicali in risposta.
Il giorno successivo, l’Assemblea Nazionale della RS ha approvato leggi che vietano l’operato delle istituzioni giudiziarie e di sicurezza statali sul territorio della RS, tra cui il Tribunale di Stato, la Procura, l’Agenzia Statale per le Indagini e la Protezione (SIPA) e il Consiglio Superiore della Magistratura. Queste azioni sono state interpretate come un passo verso la secessione de facto della RS.
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per le azioni di Dodik. Il 27 febbraio, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito la condanna di Dodik “politicamente motivata” e ha espresso sostegno alle autorità della RS. Il 6 marzo, su richiesta della Russia, il Consiglio di Sicurezza ha tenuto consultazioni a porte chiuse sulla situazione in Bosnia ed Erzegovina. Il 13 marzo, l’Assemblea Nazionale della RS ha adottato una nuova bozza di costituzione e una legge sulla “protezione dell’ordine costituzionale della RS”, affermando il diritto dell’entità di formare un proprio sistema giudiziario e un esercito. Queste mosse hanno ulteriormente intensificato le tensioni nel paese.
Christian Schmidt, Alto Rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina, ha aggiornato il Consiglio sugli ultimi sviluppi riguardanti l’attuazione dell’Accordo Quadro Generale di Pace del 1995, noto come Accordo di Dayton, che pose fine a oltre tre anni di spargimenti di sangue e genocidio dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia.
L’accordo ha istituito una nuova costituzione e ha creato due entità all’interno del paese: la Federazione di Bosnia ed Erzegovina (a maggioranza bosgnacca e croata) e la Republika Srpska (a maggioranza serba).
Schmidt – la cui funzione principale è quella di vigilare sull’attuazione dell’accordo – ha dichiarato che le condizioni per una piena applicazione degli aspetti civili dell’intesa sono notevolmente peggiorate. “Il primo trimestre di quest’anno è stato segnato da un aumento significativo delle tensioni, che senza dubbio costituisce una crisi straordinaria nel paese dai tempi della firma degli Accordi di Dayton”, ha affermato. “Posso sottolineare che vedo una crisi politica. Non ho ancora indicazioni di una crisi della sicurezza”.
La crisi si è aggravata dopo la condanna del 26 febbraio inflitta al presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik. “Dopo la sentenza, Dodik ha intensificato i suoi attacchi all’ordine costituzionale del paese, incaricando le autorità della Republika Srpska di adottare leggi che di fatto vietano il funzionamento delle istituzioni giudiziarie e di sicurezza statali nel territorio dell’entità, arrivando persino a presentare una bozza di costituzione dell’entità, suggerendo una secessione de facto”, ha detto Schmidt, osservando che la rapidità con cui sono state rese pubbliche le bozze di legge e costituzione indica chiaramente che erano già pronte da tempo. Schmidt ha affermato che tali atti e leggi contraddicono radicalmente l’attuazione degli Accordi di Dayton e: “Mettono in pericolo l’integrità territoriale e sociale del paese e dei suoi popoli attraverso atti secessionisti”. “Creano inoltre insicurezza giuridica ed esecutiva stabilendo leggi e istituzioni dell’entità che contraddicono e competono con le competenze dello Stato”.
Schmidt ha sottolineato che sarà necessario fare affidamento sulle istituzioni create a Dayton, come la Corte Costituzionale, per evitare che il paese si disgreghi e per salvaguardare la funzionalità dello Stato, compresi i poteri legali dell’Alto Rappresentante. Come conseguenza, la coalizione a livello statale è stata seriamente compromessa, il cammino verso l’integrazione nell’Unione Europea si è arrestato, e la funzionalità dello Stato è indebolita, mentre le riforme sono finite in secondo piano. “Questo sviluppo non è irreversibile, ma è grave”, ha avvertito. “Va affrontato senza indugio. Richiede un impegno attivo da parte della comunità internazionale”.
L’Alto Rappresentante ha notato che la comunità serba non ha dato seguito agli ordini illegittimi di Dodik. Per esempio, sebbene alcuni serbi impiegati nelle istituzioni statali siano stati minacciati per abbandonare i loro incarichi, “questi appelli e minacce sono rimasti in gran parte inascoltati”.
Nel frattempo, la comunità bosgnacca ha mantenuto la calma nonostante le tensioni e ha continuato sulla strada del dialogo paziente, anche per mantenere viva la prospettiva europea del paese.
Schmidt ha osservato anche un impegno costante verso l’Europa da parte della comunità croata, e una crescente disponibilità al dialogo interetnico, anche su controversie locali.
“Per la maggior parte, le comunità del paese non sostengono l’estremismo o il secessionismo”, ha detto. “Ci sono prove abbondanti nella vita quotidiana, ma la politica etnocentrica passa troppo tempo a dividere le comunità anziché unirle.”

Željka Cvijanović, rappresentante serba della presidenza tripartita della Bosnia ed Erzegovina, ha partecipato alla riunione, nonostante i tentativi della missione diplomatica bosniaca di impedirle di parlare. Cvijanović ha quindi ccusato la missione bosniaca all’ONU di minare le disposizioni degli Accordi di Dayton e ha difeso le azioni legislative della RS come misure per proteggere la sua autonomia all’interno della federazione.
Il rappresentante statunitense ha condannato le azioni di Dodik come una minaccia diretta alla sovranità della Bosnia ed Erzegovina e al quadro degli Accordi di Dayton. Ha esortato i leader politici a ridurre le tensioni e ad evitare azioni che potrebbero aumentare l’instabilità o la violenza.
The secessionist actions of the Republika Srpska Government, led by Milorad Dodik, are a direct and dangerous attack on the constitutional order of Bosnia and Herzegovina.
UK Special Envoy @KarenPierceUK in the @UN Security Council 👇 pic.twitter.com/b2lJUl0mPX
— UK at the UN 🇬🇧🇺🇳 (@UKUN_NewYork) May 6, 2025
Il Regno Unito ha sottolineato la responsabilità del Consiglio di sostenere gli Accordi di Dayton e supportare la Bosnia ed Erzegovina. Ha evidenziato i pericoli delle agende nazionaliste e ha sottolineato l’importanza di mantenere lo stato di diritto e l’integrità territoriale del paese.
L’Ambasciatrice Nathalie Broadhurst ha riaffermato l’impegno della Francia per l’unità della Bosnia ed Erzegovina e ha invitato al dialogo tra tutti i gruppi etnici per risolvere le dispute all’interno del quadro costituzionale.
Quando è stato il turno della Russia – “protettrice” degli interessi della Serbia”- , l’Ambasciatore Vassily Nebenzia ha criticato il ruolo dell’Alto Rappresentante, sostenendo che le azioni di Schmidt esacerbano le tensioni. Ha ribadito l’appello della Russia per la chiusura dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante, affermando che la Bosnia ed Erzegovina dovrebbe gestire i propri affari senza interferenze esterne.
L’Ambasciatore Zhang Jun ha mantenuto una posizione neutrale, esortando tutte le parti a impegnarsi in un dialogo costruttivo e a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della Bosnia ed Erzegovina.

In qualità di presidente del Consiglio per il mese di maggio, l’Ambasciatore della Grecia Evangelos Sekeris ha invitato alla moderazione e ha sottolineato l’importanza di aderire agli Accordi di Dayton. Ha incoraggiato rinnovati sforzi verso la riconciliazione nazionale e la stabilità istituzionale.
L’Ambasciatore Stavros Lambrinidis, Capo della Delegazione dell’Unione Europea presso le Nazioni Unite, ha espresso seria preoccupazione per la legislazione e le iniziative nella Republika Srpska che contrastano con il percorso dell’UE della Bosnia ed Erzegovina. Ha ribadito l’impegno inequivocabile dell’UE per la prospettiva europea del paese come entità unica, unita e sovrana.
Il rappresentante permanente della Serbia presso le Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per le tensioni crescenti in Bosnia ed Erzegovina, sottolineando l’importanza di rispettare gli Accordi di Dayton e la sovranità dei due enti costitutivi del paese, inclusa la Republika Srpska. Ha inoltre criticato l’operato dell’Alto Rappresentante Christian Schmidt, affermando che le sue azioni potrebbero esacerbare le divisioni etniche e politiche nel paese.
🇮🇹 Italy’s PR Amb. @MauMassari had a fruitful meeting with High Representative for 🇧🇦BiH Christian Schmidt on the latest developments in Bosnia and Herzegovina, where he reaffirmed Italy’s support for the work of @OHR_BiH in fostering dialogue & preserving stability. Encouraging… pic.twitter.com/2GAH153VL9
— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) May 6, 2025
La crisi attuale in Bosnia ed Erzegovina mette in evidenza le fragilità dell’assetto istituzionale stabilito dagli Accordi di Dayton. Le azioni di Dodik e della RS rappresentano una sfida diretta all’autorità di Sarajevo e dello Stato centrale e rischiano di compromettere la stabilità dell’intera regione. Allo stesso tempo, la risposta della comunità internazionale riuscirà a mantenersi equilibrata, evitando di alimentare ulteriori tensioni? Per evitare di tornare ai terribili anni novanta, sarà fondamentale che tutte le parti coinvolte si impegnino in un dialogo costruttivo e rispettino gli accordi internazionali per garantire la pace e la stabilità nei Balcani.