Un appello accorato e una denuncia ferma: l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha lanciato oggi l’allarme al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, avvertendo che i tagli draconiani ai finanziamenti stanno compromettendo la capacità dell’UNHCR di assistere milioni di persone costrette alla fuga.
“Siamo costretti a ridurre le nostre attività di un terzo,” ha dichiarato Grandi, sottolineando che le conseguenze saranno devastanti per i rifugiati in tutto il mondo.
Grandi ha evidenziato che la riduzione dei fondi non è solo una questione finanziaria, ma rappresenta una crisi di responsabilità collettiva. “I tagli brutali nel settore umanitario stanno mettendo a rischio milioni di vite,” ha affermato, aggiungendo che le donne rifugiate sono sempre più esposte a violenze sessuali e che i bambini rischiano di essere coinvolti in traffici o matrimoni precoci.
Secondo dati interni, l’UNHCR ha congelato oltre 300 milioni di dollari in attività pianificate e prevede di ridurre i costi complessivi del 30%, dimezzando le posizioni dirigenziali e chiudendo alcuni uffici nazionali.
Le ripercussioni dei tagli si fanno già sentire in diverse aree del mondo. In Burundi, la sospensione dei programmi nutrizionali in diversi campi ha lasciato migliaia di bambini rifugiati sotto i cinque anni senza cure adeguate per la malnutrizione. In Egitto, tutti i trattamenti medici per i rifugiati sono stati sospesi, ad eccezione delle procedure salvavita.
Inoltre, l’UNHCR ha dovuto interrompere la distribuzione di beni di prima necessità in Colombia, mettendo a rischio anni di progressi nell’assistenza ai rifugiati nella regione del Catatumbo.
Grandi ha parlato senza mezzi termini, denunciando un sistema internazionale incapace di fermare i conflitti che, a macchia d’olio, devastano ogni continente. Dopo aver ricordato le parole di Papa Francesco contro la “sconfitta” della guerra, Grandi ha detto che “dal Sudan all’Ucraina, dal Sahel al Myanmar, dal Congo ad Haiti, la violenza è diventata il segno distintivo dei nostri tempi”, ha scandito, mentre i rappresentanti dei Quindici ascoltavano in un silenzio carico di tensione.

Secondo l’Alto Commissario, ogni uno dei circa 120 conflitti attivi nel mondo – un dato fornito dal Comitato Internazionale della Croce Rossa – è alimentato da una “fantasia perversa ma potente”: l’idea che “la pace sia per i deboli” e che “l’unico modo per porre fine alla guerra non sia attraverso la negoziazione, ma ferendo il nemico fino a lasciargli solo due scelte: arrendersi o essere polverizzato”.
Parole dure, pronunciate in un Consiglio di Sicurezza spesso paralizzato da veti incrociati, proprio mentre in Sudan si aggrava una delle crisi umanitarie più gravi e in Ucraina la guerra prosegue. Grandi ha messo il dito nella piaga: “In un mondo accecato dall’idea che solo la vittoria militare totale sia appropriata, non dovrebbe sorprenderci vedere come le norme del diritto umanitario internazionale, una volta rispettate, vengano messe da parte, disprezzate con la stessa facilità con cui vengono distrutte migliaia di vite nella ricerca del dominio”.
Ma Grandi non si è limitato a una diagnosi impietosa. Si è rivolto direttamente ai membri del Consiglio, ricordando loro il mandato che la Carta delle Nazioni Unite attribuisce: “Mantenere la pace è la vostra responsabilità primaria, una responsabilità che questo organismo ha cronicamente fallito nel far rispettare”.
Nel suo appello, l’Alto Commissario ha sottolineato che senza un deciso rilancio della diplomazia, la crisi dei rifugiati – che già conta oltre 114 milioni di persone costrette alla fuga – è destinata a peggiorare. E ha invocato un’azione urgente per proteggere i civili, garantire l’accesso umanitario e rilanciare processi di pace reali.
Durante il suo intervento, Grandi ha esortato i membri del Consiglio di Sicurezza a non rassegnarsi alla “sconfitta della diplomazia” e a rinnovare il loro impegno nella protezione dei rifugiati. “Parlo a nome di 123 milioni di persone costrette alla fuga,” ha dichiarato, sottolineando che queste persone continueranno a sperare in un ritorno sicuro e non vogliono che il mondo si arrenda.
Grandi ha anche ricordato che la prevenzione e la cessazione delle guerre sono responsabilità primarie del Consiglio di Sicurezza, un compito che, a suo avviso, l’organismo ha cronicamente fallito nel rispettare.
L’intervento di Grandi rappresenta un monito severo alla comunità internazionale: senza un’azione immediata e un rinnovato impegno finanziario, milioni di rifugiati rischiano di essere abbandonati al loro destino. La crisi dei finanziamenti non è solo una questione di bilancio, ma una prova della volontà politica e dell’umanità della comunità globale.