Dopo una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza, il ministro francese per l’Europa e gli Affari Esteri Jean-Noël Barrot e il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) Rafael Mariano Grossi hanno lanciato un chiaro monito: il tempo per evitare un’escalation con l’Iran sta per scadere.
Il tono, durante lo stakeout con i giornalisti, è stato di urgenza. “Non è questione di mesi o anni, ma forse di settimane”, ha avvertito Grossi, sottolineando che senza un sistema di monitoraggio efficace, ogni accordo sul nucleare rimarrebbe “solo un pezzo di carta”. Il direttore argentino dell’AIEA ha ribadito il suo impegno a mantenere aperti i canali di comunicazione sia con gli Stati Uniti che con l’Iran, per garantire che qualsiasi intesa sia concretamente verificabile. “Siamo in contatto costante con l’ambasciatore Witkov e con il ministro degli Esteri iraniano Rachi”, ha detto Grossi, rimarcando che la capacità di ispezionare e verificare resta essenziale per la credibilità di ogni processo negoziale.
Anche il ministro francese Barrot ha sottolineato l’importanza di un’intesa rapida e concreta. “Quello che serve all’Europa – ha detto – è che l’Iran non arrivi mai a possedere la bomba atomica”. Per questo motivo, Parigi sostiene gli attuali colloqui bilaterali tra Washington e Teheran, pur ricordando che l’approccio multilaterale rimane fondamentale per la sicurezza collettiva. Barrot ha inoltre richiamato l’attenzione sull’imminente scadenza delle clausole del JCPOA (l’accordo nucleare del 2015), che potrebbe portare alla reintroduzione delle sanzioni europee sospese dieci anni fa, a seconda degli impegni che Teheran sarà disposta a rispettare.
Secondo i due responsabili, esiste una volontà da entrambe le parti di evitare un collasso completo del quadro negoziale, ma i rischi sono enormi. Grossi ha ricordato che l’attuale livello di ispezioni in Iran è gravemente compromesso: “Non siamo completamente ciechi, ma abbiamo perso molta visibilità rispetto al passato”. Pur apprezzando le dichiarazioni iraniane di disponibilità a collaborare, Grossi ha avvertito che “il diavolo sta nei dettagli” e che senza azioni concrete – come reinstallare telecamere, garantire l’accesso agli ispettori, ripristinare il pieno monitoraggio – sarà impossibile certificare il rispetto degli impegni.
Lo spettro di un’escalation militare è stato evocato più volte. Grossi ha parlato apertamente del rischio che, senza accordi verificabili, si arrivi a “nuovi conflitti militari” in una regione già estremamente instabile. Il rischio implicito, temuto da molti osservatori, è che Israele e Stati Uniti possano decidere per azioni unilaterali per fermare l’arricchimento nucleare iraniano, con conseguenze potenzialmente devastanti per tutto il Medio Oriente.
La posta in gioco è altissima: non solo la non proliferazione nucleare, ma anche la stabilità di un’area cruciale per l’equilibrio globale. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, hanno fatto intendere Barrot e Grossi, ha davanti a sé una finestra strettissima per agire, facilitando un’intesa tra Stati Uniti e Iran prima che la situazione precipiti.
Mai come ora, il multilateralismo è messo alla prova, questa sembra l’ultima chance della diplomazia per evitare un’altra guerra in Medio Oriente.