Nel nome della dignità, della resistenza e della speranza al Palazzo di Vetro è iniziato il 24º Forum Permanente delle Nazioni Unite sulle Questioni Indigene (UNPFII), con centinaia di rappresentanti delle popolazioni native provenienti da tutto il mondo riuniti a New York per due settimane di confronto, denuncia e proposta.
Tema centrale dell’edizione di quest’anno: l’attuazione della Dichiarazione ONU sui Diritti dei Popoli Indigeni, e le sfide che ne ostacolano la piena realizzazione. Una dichiarazione adottata nel 2007 che riconosce diritti fondamentali come l’autodeterminazione, la protezione delle terre ancestrali, delle lingue, delle culture e delle istituzioni proprie. Ma che, secondo molti delegati, resta ancora lettera morta.
“We have come far—but the road ahead remains long.”#UNPFII2025 opened today with a call for Indigenous People’s issues to not only be examined once a year, but to guide how we govern, invest and treat one another on Mother Earth.
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— UN DESA (@UNDESA) April 21, 2025
“Troppi popoli indigeni sono ancora esclusi dalle decisioni che riguardano direttamente le loro terre, i loro territori, le loro culture, e il futuro delle loro comunità,” ha denunciato Aluki Kotierk, presidente del Forum. “Sono esclusi proprio da ciò che costituisce il fondamento della loro identità, sopravvivenza e autodeterminazione”.
Nel discorso inaugurale, il Segretario Generale Antonio Guterres ha lanciato un appello ai governi: “I problemi affrontati dai popoli indigeni sono un affronto alla dignità e alla giustizia. E una ferita personale anche per me.” Ha poi sottolineato la vulnerabilità delle donne indigene, esposte a discriminazioni di genere, violenze sistemiche e esclusione sociale: “Le donne indigene affrontano barriere all’accesso alla politica, all’economia, ai servizi essenziali. Eppure sono spesso le prime portatrici di cambiamento”.

Durante i lavori del Forum si discuterà di sostenibilità, equità e giustizia sociale. Ma soprattutto si tenterà di spingere gli Stati membri ad ascoltare davvero le leadership indigene nei processi decisionali. “Gli Stati devono garantire che i popoli indigeni siano pienamente rispettati nei processi di governance. I loro sistemi politici tradizionali vanno riconosciuti e tutelati in ogni aspetto delle politiche pubbliche”, ha ribadito Kotierk.
Un punto cruciale resta quello della gestione delle risorse naturali. Molte delegazioni hanno denunciato l’estrazione di minerali e risorse su terre indigene senza consenso, con danni irreversibili all’ambiente, alla salute e alla sopravvivenza delle comunità. A queste si sommano le conseguenze dei cambiamenti climatici, che spesso colpiscono in modo sproporzionato le popolazioni native.
Il Presidente dell’Assemblea Generale, Philemon Yang, ha aggiunto: “Le disuguaglianze persistenti richiedono attenzione urgente e continuativa. Le donne indigene, in particolare, si trovano all’incrocio tra discriminazione di genere, violenza coloniale e marginalizzazione sistemica.”
Nei prossimi giorni si alterneranno testimonianze e interventi su diritti linguistici, accesso alla terra, partecipazione politica, e alleanze con la società civile per rafforzare l’attuazione della Dichiarazione.
Il Forum, nato nel 2000, continua ad essere una delle poche piattaforme globali dove le voci indigene parlano direttamente ai governi. E oggi più che mai, chiedono non solo ascolto, ma azione.
Qui sotto una testimonianza sulla popolazione indigena in Groenlandia, territorio autonomo all’attenzione mondiale in questi mesi dopo le “mire” dell’amministrazione di Donald Trump di strapparlo alla sovranità della Danimarca per metterlo sotto il controllo degli Stati Uniti.