Due dichiarazioni contrapposte rilasciate davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno messo a nudo la crescente spaccatura tra la Russia e un blocco di paesi europei sul futuro dell’Ucraina e sulla fattibilità di un cessate il fuoco.
Dopo una riunione a porte chiuse del Consiglio giovedì sera, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha definito le consultazioni “le più strane” a cui abbia mai partecipato, osservando che, a parte i brevi interventi suoi e degli Stati Uniti, nessun altro Stato membro ha preso la parola. Ha accusato i paesi occidentali di evitare un dialogo autentico, preferendo discutere in pubblico davanti alle telecamere piuttosto che affrontare negoziati sostanziali in forma riservata.
Nebenzia ha ribadito il sostegno della Russia alla moratoria di 30 giorni sugli attacchi reciproci alle infrastrutture energetiche, un’intesa proposta inizialmente dal presidente Donald Trump e accolta durante una telefonata del 18 marzo con Vladimir Putin. Secondo Mosca, l’esercito russo avrebbe rispettato scrupolosamente l’accordo, arrivando perfino a richiamare droni già in volo verso obiettivi ucraini.
A detta di Nebenzia, l’Ucraina avrebbe violato l’intesa oltre 120 volte, colpendo infrastrutture chiave come impianti petroliferi, centrali nucleari e gasdotti. Ha presentato queste presunte violazioni come prova della mancanza di volontà da parte di Kyiv di impegnarsi per la de-escalation, e ha messo in dubbio il sostegno incondizionato ricevuto dal governo ucraino da parte degli alleati occidentali.
Interrogato su prospettive più ampie di pace, Nebenzia si è mostrato scettico, citando il fallimento degli accordi di Minsk e chiedendosi chi dovrebbe monitorare un eventuale nuovo cessate il fuoco. “Parlare ora di un cessate il fuoco globale è semplicemente irrealistico,” ha concluso.
Pochi minuti dopo, cinque ambasciatori europei — di Francia, Danimarca, Grecia, Slovenia e Regno Unito — hanno rilasciato sullo stesso podio una dichiarazione congiunta. Il loro tono è stato fermo ma misurato. “L’Ucraina deve far parte dei negoziati di pace sull’Ucraina,” ha detto l’ambasciatore sloveno, sottolineando il tentativo russo di escludere Kyiv dal processo. I diplomatici hanno riaffermato il loro sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, accogliendo con favore gli sforzi diplomatici guidati dagli Stati Uniti per arrivare a un cessate il fuoco globale.
Hanno inoltre ricordato che Kyiv aveva già accettato, cinque settimane fa, un cessate il fuoco immediato e incondizionato. La Russia, invece, lo avrebbe rifiutato, intensificando gli attacchi, tra cui un bombardamento su Sumy che ha causato la morte di 36 civili, tra cui due bambini.
“Condanniamo questi attacchi,” si legge nella dichiarazione. “Colpire civili e infrastrutture civili è vietato dal diritto internazionale.”
Entrambe le parti dicono di volere la pace, ma i loro racconti restano inconciliabili. Mosca accusa l’Ucraina di sabotare la tregua limitata; gli europei accusano la Russia di essere l’aggressore e di rifiutare ogni passo verso la fine delle ostilità.
Nonostante lo stallo, entrambi hanno lasciato intendere che la diplomazia resta possibile. Nebenzia ha ribadito l’apertura a soluzioni politiche anche su altri fronti, come il nucleare iraniano, e ha riconosciuto che il presidente Trump continua a sostenere un negoziato sulla crisi ucraina. Che questi percorsi paralleli possano mai incontrarsi resta incerto. Ma le divergenze su come raggiungere la pace — e su chi debba essere incluso nel tavolo — non sono mai state così evidenti.