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“Siamo pronti”: l’ECOSOC Youth Forum e i giovani tra speranze e timori per l’ONU

Le testimonianze di Giulia, Caterina e Francesco Alexander, studenti italiani che partecipano al vertice delle Nazioni Unite dedicato alle nuove generazioni

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
“Siamo pronti”: l’ECOSOC Youth Forum e i giovani tra speranze e timori per l’ONU

Da sin. Francesco Alexander Bijoux, Caterina Guderzo e Giulia Manganelli al Palazzo di Vetro dell'ONU (Foto VNY)

Time: 5 mins read

Oggi si conclude al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite di New York l’ECOSOC Youth Forum, il più grande incontro annuale dell’ONU dedicato ai giovani. Da lunedì centinaia di partecipanti da ogni angolo del mondo si sono confrontati su come costruire un futuro più giusto, inclusivo e sostenibile. Eppure, tra workshop, plenarie e side events, un’ombra si è fatta sempre più presente: quella di un documento trapelato dal Dipartimento di Stato USA secondo cui l’amministrazione Trump sarebbe pronta a tagliare il 90% del contributo finanziario statunitense all’ONU.

In questo clima di entusiasmo e inquietudine, abbiamo posto a tre giovani partecipanti italiani – Giulia Manganelli, Francesco Alexander Bijoux e Caterina Guderzo – due domande:
1. Come sta andando questo Forum? È come te lo aspettavi?
2. Dopo la notizia dei tagli americani, pensi che il lavoro dell’ONU sia in pericolo? È ancora importante?

Giulia Manganelli, studentessa italo-brasiliana di Scienze Politiche all’Università di Siena, attualmente al Baruch College (CUNY), racconta: “Partecipare all’ECOSOC Youth Forum 2025 si è rivelata un’esperienza estremamente stimolante. Oltre alla preziosa opportunità di incontrare giovani provenienti da ogni parte del mondo, ciò che mi ha colpito di più è stata la diversità degli interessi e l’energia che ognuno di loro mette nel proprio impegno: che si trattasse di clima e ambiente, di diritti umani, di diritti delle donne, politica o diritto internazionale, confrontarmi con loro ha decisamente rafforzato la mia determinazione a dare un contributo attivo alla società”.
Poi aggiunge un dettaglio significativo: “Gli interventi delle sessioni plenarie si sono distinti per profondità e qualità, ma trovo che siano stati i side events a offrire momenti di confronto particolarmente significativi. In un contesto più raccolto, abbiamo potuto partecipare attivamente e andare a fondo delle questioni che più ci stanno a cuore.”

A participant speaks during the Economic and Social Council Youth Forum (ECOSOC) on the theme “Youth at the Forefront: Leveraging Science and Social Inclusion for Sustainable Development”. (UN Photo/Loey Felipe)

Francesco Alexander Bijoux, di Treviso, già laureato dopo esperienze Erasmus alle università di Rotterdam e York, spiega così la sua sorpresa iniziale: “Quando ho ricevuto l’invito a partecipare all’ECOSOC Youth Forum di quest’anno, non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Del resto, non capita tutti i giorni di essere invitati al quartier generale delle Nazioni Unite a New York per prendere parte a un forum interamente dedicato ad amplificare la propria voce”. Ma l’effetto è stato potente: “Si è rivelata un’esperienza straordinaria, che mi ha lasciato ispirato e pieno di energia. In questi tre giorni ho incontrato tantissimi giovani changemaker provenienti da ogni parte del mondo, con cui ho avuto conversazioni stimolanti e profonde. È davvero incoraggiante vedere l’ONU così impegnata nell’ascoltare e valorizzare le prospettive dei giovani”.

Caterina Guderzo, di Firenze, Master Candidate in International Relations and Diplomacy alla LSE e SciencesPo Paris, sottolinea la dimensione emotiva: “Dall’ECOSOC Youth Forum 2025 porto con me qualcosa che non mi sarei aspettata all’arrivo: speranza e una grande voglia di continuare a impegnarmi. Mi sono trovata circondata da centinaia di giovani che, come me, vogliono costruire un futuro con più giustizia sociale, sostenibilità e pace”. Colpisce la convergenza delle istanze giovanili da ogni parte del mondo: “È stato emozionante vedere come, dai giovani delegati di ogni parte del mondo, siano emerse priorità comuni: dalla parità di genere all’inclusione intersezionale, fino alla forte richiesta di essere davvero parte dei processi decisionali globali. Non vogliamo più essere solo consultati: chiediamo spazi concreti, tirocini retribuiti (a partire dalle stesse Nazioni Unite), accesso reale alle decisioni necessarie per ripensare la governance globale.”

Sul futuro incerto dell’ONU, Giulia Manganelli risponde con equilibrio ma preoccupazione: “Guardo al futuro delle Nazioni Unite con una certa preoccupazione. I recenti tagli al finanziamento rischiano di avere un impatto significativo su aspetti logistici e amministrativi dell’organizzazione, compromettendone possibilmente l’efficacia operativa”. Ma Giulia individua anche un’opportunità: “Spero che questa fase di incertezza possa servire da stimolo per gli Stati membri, spingendoli a riconoscere la necessità di un’azione politica più mirata e condivisa. Solo attraverso un rinnovato impegno multilaterale e una diplomazia realmente cooperativa sarà possibile rafforzare l’ONU e renderla un’istituzione più solida, credibile ed efficace nel rispondere alle sfide globali”.

A participant attends the Economic and Social Council Youth Forum (ECOSOC) at UN Headquarters in New York. (UN Photo/Manuel Elías)

Francesco Alexander Bijoux reagisce con sorpresa alla notizia dei tagli: “Credo fortemente nel potenziale delle Nazioni Unite di produrre cambiamenti positivi su scala globale; per questo, l’annuncio dei tagli ai finanziamenti mi ha sorpreso”. Per lui l’ONU resta un pilastro fondamentale: “L’ONU svolge un ruolo cruciale nel mantenimento dell’ordine geopolitico mondiale, fornendo una piattaforma essenziale affinché gli Stati possano risolvere le proprie controversie in modo pacifico e costruttivo. La pace globale dipende fondamentalmente dal rispetto del diritto internazionale, dall’osservanza delle procedure stabilite e dalla priorità assegnata alla diplomazia rispetto al conflitto”.

Caterina Guderzo sulla questione è ancora più netta: “È innegabile che le Nazioni Unite stiano attraversando una fase delicata. La crisi del multilateralismo non è una minaccia futura: è una realtà già visibile, tra il progressivo disimpegno finanziario e una perdita di centralità politica”.
Durante il Forum, dice Caterina, questa condizione era evidente: “È stato l’elefante nella stanza: non affrontato apertamente, ma chiaramente percepito. Eppure, nonostante i limiti, l’ONU resta l’unico spazio multilaterale dove può ancora avvenire un confronto globale vero, dove si può lavorare per la pace, la cooperazione e la giustizia internazionale”. Poi la studentessa fiorentina aggiunge un appello forte: “Questo deve però avvenire di pari passo con una profonda trasformazione. L’ONU deve riformarsi, e includere le nuove generazioni in questo processo. Al Forum si è visto chiaramente: c’è una generazione pronta a prendersi la responsabilità, ma che pretende, con energia, di essere ascoltata da subito”.

Welcome to the @UNECOSOC Youth Forum 2025!

Youth are key to achieving the #GlobalGoals & shaping a better world for all.

This week, young leaders from around the globe are gathering at UNHQ in NYC.

Use #ECOSOCYouth to join the conversation & learn more here:… pic.twitter.com/6Rl9NTxVJ4

— UN ECOSOC President (@UNECOSOC) April 15, 2025

Con il titolo “Youth at the Forefront: Leveraging Science and Social Inclusion for Sustainable Development”, il Forum ha dato voce alle proposte concrete dei giovani su clima, educazione, salute, lavoro e giustizia sociale. Il Presidente dell’ECOSOC, Bob Rae, ha detto nel suo discorso inaugurale: “Voi siete i leader di oggi. Non possiamo aspettare domani”. E il Presidente dell’Assemblea Generale, Philemon Yang, ha aggiunto: “Investire nei giovani significa investire nel futuro.”

Mai come quest’anno, la retorica non basta più. Come ha detto chiaramente Caterina Guderzo: “Siamo pronti., ma vogliamo contare davvero”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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