La transizione della Libia verso una stabilità duratura resta appesa a un filo. A lanciare l’allarme al Consiglio di Sicurezza dell’ONU è stata Hanna Tetteh, Rappresentante Speciale del Segretario Generale per la Libia e capo della missione UNSMIL, secondo cui la fragile tregua in vigore dal 2020 rischia di rompersi sotto la pressione di una crisi politica, economica e sociale che sembra non trovare sbocco.
A quasi quindici anni dalla caduta di Gheddafi, la Libia rimane profondamente divisa: da un lato il Governo di Unità Nazionale (GNU) con sede a Tripoli, riconosciuto a livello internazionale e guidato da Abdul Hamid Dbeibah; dall’altro il Governo di Stabilità Nazionale (GNS) con sede a Bengasi, legato al generale Khalifa Haftar e sostenuto da alcune potenze regionali. Nessuna delle due fazioni detiene la legittimità piena né il controllo del territorio nazionale.
Nel suo intervento, Tetteh ha avvertito che, se non si troverà rapidamente un terreno comune, la Libia rischia di scivolare in una nuova fase di instabilità. Ha sottolineato che, sebbene esista consenso sulla necessità di elezioni, permangono divergenze su tempistiche e basi costituzionali. Per superare l’impasse, UNSMIL ha istituito un Comitato Consultivo incaricato di elaborare proposte concrete per sbloccare il processo entro la fine di aprile.
In parallelo, la missione ONU sta lavorando per rafforzare la comunicazione tra le autorità militari dell’est e dell’ovest e ha avviato consultazioni economiche per evitare il collasso finanziario del paese, causato dall’assenza di un bilancio unificato e da una gestione opaca delle risorse petrolifere.
Il lavoro dell’ONU si muove in un contesto internazionale complesso e frammentato, dove i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza mantengono posizioni divergenti:
La Francia è storicamente vicina al generale Haftar e agli attori dell’est libico, con un’attenzione particolare alla sicurezza del Sahel. Negli ultimi anni ha moderato il proprio approccio, ma resta un interlocutore chiave per Bengasi.
Il Regno Unito, già protagonista nel 2011, ha oggi un profilo più defilato, seppure favorevole al processo di riconciliazione promosso dall’ONU.
Gli Stati Uniti riconoscono ufficialmente il governo di Tripoli ma mantengono contatti anche con Haftar. Washington valuta la Libia in termini di stabilità energetica, sicurezza regionale e contenimento dell’influenza russa.
La Russia, attraverso il gruppo Wagner e accordi economici paralleli, continua a esercitare una forte influenza nell’est del paese, puntando a mantenere la Libia fuori dall’orbita occidentale.
La Cina, coerente con il suo approccio non interventista, sostiene nominalmente il processo ONU, mantenendo un focus su investimenti e stabilità per la tutela degli interessi economici.
Mentre il quadro politico resta bloccato, la situazione dei diritti umani si aggrava. Detenzioni arbitrarie, abusi contro migranti e rifugiati e intimidazioni contro attivisti e operatori umanitari sono ancora all’ordine del giorno. Le donne, in particolare, continuano a subire violenze di genere e discriminazioni sistemiche. Secondo l’ONU, la mancata protezione dei diritti fondamentali è un ostacolo diretto alla costruzione della pace e alla legittimazione delle istituzioni.

ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI
In questo scenario, l’Italia resta uno degli attori europei più direttamente coinvolti e che rischia di più da un collasso totale del paese nordafricano. La Libia è un partner energetico fondamentale per Roma: dalle sue coste parte il gas che alimenta il mercato italiano e ENI ha rafforzato la propria presenza con nuovi accordi siglati a Tripoli negli ultimi anni. Non meno importante è il ruolo della Libia nella gestione dei flussi migratori e nel controllo della sicurezza nel Mediterraneo centrale.
Proprio oggi, nel corso del suo incontro ufficiale con Donald Trump alla Casa Bianca, la premier Giorgia Meloni ha affrontato temi centrali come i dazi, la difesa e le relazioni bilaterali. Nonostante la Libia non sia stata menzionata pubblicamente, è plausibile che, dato l’interesse strategico dell’Italia nella stabilità del Mediterraneo e le implicazioni energetiche e migratorie, il tema possa essere stato affrontato in forma riservata durante i colloqui bilaterali.
Amb. @MauMassari met with SRSG for Libya & Head of UNSMIL@HannaTetteh, to confirm Italy’s strong support for UNSMIL and her mediation efforts to forge consensus around a Libyan-led and Libyan-owned political process. 🇱🇾’s stability and prosperity continue to be a top priority… pic.twitter.com/GL6ey4vxWA
— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) April 17, 2025
Sempre oggi, alla missione italiana all’ONU, l’Ambasciatore italiano Maurizio Massari ha incontrato Hanna Tetteh. Massari ha ribadito il forte sostegno dell’Italia alla mediazione ONU per un processo politico libico guidato e posseduto dai libici stessi. La stabilità e la prosperità della Libia restano una priorità per Roma.
In un momento in cui il multilateralismo è messo alla prova e la cooperazione internazionale rischia di disgregarsi sotto i colpi del disimpegno e della competizione geopolitica, la Libia resta una cartina di tornasole: una crisi locale con effetti potenzialmente globali. E per l’Italia, una partita da seguire da vicino—non solo per la diplomazia, ma per la sicurezza nazionale, per le continue ondate migratorie e la sopravvivenza energetica del Paese.