“La situazione ad Haiti rappresenta una delle crisi più complesse e urgenti al mondo, con implicazioni per la stabilità regionale e globale”. Con queste parole, Amy Pope, Direttrice Generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM, OIM in italiano), ha parlato via video ai giornalisti al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York, di ritorno da una missione ad alto livello a Port-au-Prince.
Mentre Haiti precipita in una spirale di violenza e caos, Pope ha lanciato un appello diretto alla comunità internazionale: non voltarsi dall’altra parte. Con oltre un milione di sfollati interni, bande armate che controllano la capitale e un governo allo stremo, la crisi rischia di trasformarsi in un collasso umanitario totale.

Durante la visita nella capitale haitiana, Pope ha incontrato famiglie in fuga nei centri di accoglienza. Ha raccontato la storia di una madre costretta a vivere con i figli sotto un telo di plastica: “In soli due mesi ha dovuto abbandonare il suo quartiere per ben tre volte. Queste non sono statistiche: sono vite intrappolate nella crisi, ancora e ancora”.
Attualmente l’OIM è attiva ad Haiti in oltre 50 siti per sfollati, anche in aree controllate da gruppi armati, offrendo sostegno in ambiti cruciali come alloggi d’emergenza, gestione dei campi, protezione e servizi sanitari di base.
“Il popolo haitiano ha bisogno di aiuto – e ne ha bisogno adesso”, ha dichiarato Pope, sottolineando che un disimpegno internazionale aggraverebbe ulteriormente una situazione già fuori controllo. “Il costo dell’inazione non si misurerà solo in vite umane, ma anche in un’instabilità più ampia che riguarda tutti noi”.
The voices of displaced families in #Haiti are still with me. We must act with greater urgency and more lasting commitment to help them. The cost of inaction will impact us all. pic.twitter.com/av2QwGk8YG
— Amy Pope (@IOMchief) April 16, 2025
Durante la missione, Pope ha incontrato anche rappresentanti del governo haitiano per individuare soluzioni concrete per rafforzare la governance migratoria, ampliare l’accesso alla documentazione legale e sostenere il reinserimento degli haitiani rimpatriati, in particolare i quasi 200 mila cittadini deportati lo scorso anno dai Paesi vicini, soprattutto dalla Repubblica Dominicana.
Durante la conferenza stampa, abbiamo chiesto ad Amy Pope come riesca a mantenere operative le missioni globali dell’OIM in un momento in cui l’amministrazione Trump ha drasticamente ridotto i finanziamenti agli organismi multilaterali, inclusa l’OIM, di cui gli USA contribuiscono al 40% del budget.
Pope ha riconosciuto la difficoltà e ha spiegato che, sebbene i contributi degli Stati Uniti siano sempre stati significativi per le operazioni dell’agenzia, l’OIM sta intensificando il dialogo con altri Paesi donatori per coprire i vuoti finanziari e garantire la continuità delle missioni. Ha ribadito che la crisi haitiana richiede responsabilità condivise e che nessun Paese può o deve affrontare da solo un’emergenza di questa portata.

Pur senza entrare in polemica diretta con la Casa Bianca (lei è stata candidata alla direzione dell’IOM dalla precedente amministrazione Biden), Pope ha lasciato intendere che l’urgenza umanitaria non può aspettare le decisioni politiche e che la risposta internazionale deve essere immediata e coordinata.
L’OIM ha già dovuto sospendere o ridurre diversi programmi ad Haiti per mancanza di fondi. Con l’85% della capitale sotto il controllo di bande, portare assistenza è diventato non solo costoso, ma pericoloso. Tuttavia, l’agenzia continua a operare, anche grazie alla collaborazione con la società civile haitiana e le autorità locali.
Pope ha ribadito che la migrazione deve essere vista come parte della soluzione, non come un problema da arginare: se si investe in sicurezza, dignità e opportunità, la migrazione può essere una forza positiva. Al contrario, abbandonare i popoli in crisi non fa che alimentare l’instabilità.
Nonostante il quadro sia drammatico, Pope ha espresso fiducia nel fatto che la comunità internazionale possa rispondere con impegno e solidarietà. “Haiti non può essere trattata come una nota a piè di pagina”, ha detto. “È un banco di prova – dei nostri valori, della nostra solidarietà, del nostro impegno verso l’umanità”.
Mentre il mondo continua a passare da una crisi all’altra, l’OIM ad Haiti resta un simbolo concreto di resistenza e compassione. Sotto la guida determinata di Pope, anche con meno risorse, il messaggio da lei ripetuto in altre occasioni resta chiaro: “Noi restiamo. Noi agiamo. Noi non ci arrendiamo.”