In un momento segnato da crisi sovrapposte e dalla fragilità della diplomazia globale, la Francia ha assunto la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il mese di aprile. L’ambasciatore Jérôme Bonnafont, nuovo rappresentante permanente di Parigi al Palazzo di Vetro, ha parlato in conferenza stampa di un’agenda ambiziosa che toccherà i temi più urgenti: missioni di pace, crisi umanitarie, conflitti regionali e, soprattutto, la guerra in Ucraina.
“È il momento per il multilateralismo di guardarsi allo specchio,” ha dichiarato Bonnafont. “Dobbiamo ripensare i nostri strumenti e mettere alla prova la nostra capacità di affrontare le sfide per cui l’ONU è nata”.
Due le riunioni principali previste ad aprile: il 7 si parlerà del futuro delle operazioni di peacekeeping, mentre il 28 sarà dedicato alla crisi globale dei rifugiati e degli sfollati interni, che ha raggiunto numeri senza precedenti. Subito, domani 2 aprile, si terrà un briefing sulla protezione dei civili nei conflitti armati.
Ma è l’Ucraina a occupare il centro della scena. Bonnafont ha ribadito che qualsiasi soluzione dovrà essere “giusta, duratura e fondata sulla Carta dell’ONU”, con il pieno rispetto dell’integrità territoriale ucraina. “Il Consiglio deve guidare i negoziati verso questo obiettivo. L’Ucraina dev’essere protagonista del processo di pace, con il coinvolgimento dell’Europa, la cui sicurezza è direttamente in gioco”.
Il Medio Oriente rappresenta un altro focolaio di instabilità. Bonnafont ha avvertito del rischio concreto di un’escalation regionale, in particolare per la situazione a Gaza e in Libano. Il 29 aprile, il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot presiederà personalmente una sessione sul tema. Sono previsti incontri anche su Siria e Libia.
In Africa, l’attenzione sarà rivolta a Congo, Sudan e Sud Sudan, paesi in cui milioni di persone sono state costrette alla fuga. Nelle Americhe, il 21 aprile si parlerà di Haiti: “La situazione è critica e serve una missione ONU, ma è necessaria una copertura finanziaria e logistica adeguata”, ha spiegato l’ambasciatore.
Rispondendo alle domande sull’Ucraina, Bonnafont ha ammesso che “non esiste una bacchetta magica”, ma ha ribadito che il Consiglio ha il mandato per sostenere i processi di pace e dispiegare operazioni.
A proposito della crisi umanitaria a Gaza, ha chiesto la liberazione dei prigionieri da parte di Hamas e un ritorno al cessate il fuoco da parte israeliana. “I bombardamenti devono cessare,” ha detto, sottolineando la necessità di prepararsi fin da ora alla ricostruzione di Gaza.
Sulla Repubblica Democratica del Congo, ha confermato l’attenzione del Consiglio agli sforzi di mediazione in corso, sostenuti da Angola e Qatar. Quanto alla Siria, ha affermato che “la pace non potrà tornare senza il rispetto dei civili e delle minoranze” e che una vera transizione dovrà essere inclusiva. Infine, sul Libano ha espresso una nota di speranza: “Questo è un momento critico, ma anche un’opportunità per costruire una pace duratura e una convivenza pacifica con i vicini.”
Quando gli è stato chiesto se l’assenza dell’ambasciatrice “titolare” degli USA (dopo che Trump ha ritirato la nomina di Elise Stefanik) possa portare degli ostacoli ai lavori del Consiglio di Sicurezza, il diplomatico francese ha detto che l’attuale rappresentante degli Stati Uniti esprime perfettamente le posizioni del governo americano e quindi, almeno per la Francia, non c’è alcun problema. Con un’agenda fitta e il multilateralismo sotto pressione, la Francia teneterà quindi di rimettere il multilateralismo dell’ONU al centro delle crisi internazionali.