Un grido d’allarme forte e senza filtri è arrivato venerdì da New York dal Segretario Generale António Guterres, che ha denunciato una crisi precipitata verso il collasso in Sud Sudan, il Paese più giovane del mondo. “Tutte le nuvole nere di una tempesta perfetta si sono abbattute su un popolo fragile e abbandonato,” ha dichiarato Guterres. “Il Sud Sudan non può essere lasciato cadere nell’abisso.”
Il suo appello arriva all’indomani dell’arresto di Riek Machar, Primo Vicepresidente e leader dell’opposizione, simbolo del fragile equilibrio sancito dalla pace del 2018.
Il Sud Sudan ha conquistato l’indipendenza dal Sudan nel 2011, ma già nel 2013 è piombato in una guerra civile tra le truppe del presidente Salva Kiir e quelle fedeli a Machar. Dopo anni di massacri e 400.000 morti, nel 2018 fu firmato un accordo di pace e formato un governo di unità. Ma ora, con Machar arrestato, nuovi scontri armati, e civili attaccati, l’intero processo rischia di sbriciolarsi.
“Quello che stiamo vedendo,” ha avvertito Guterres, “ha lo stesso odore di morte del 2013 e del 2016. Non possiamo permettere che la storia si ripeta.”
Il Paese è lacerato da una crisi multipla senza precedenti: violenza militare crescente; aralisi politica; crollo economico; carestia diffusa; epidemie.
“La metà della popolazione è in grave insicurezza alimentare,” ha denunciato Guterres in uno stake out davanti ai giornalisti. “Tre su quattro hanno bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere”.
Intanto oltre un milione di rifugiati dal Sudan si sono riversati nel Paese, aggravando un sistema già al collasso. I casi di colera si moltiplicano. La macchina umanitaria è stremata.

“Il Sud Sudan è sparito dai radar internazionali,” ha detto Guterres. “Ma non possiamo lasciarlo precipitare nel vuoto. Se il mondo resta in silenzio, milioni di persone ne pagheranno il prezzo”.
Guterres ha chiesto la liberazione immediata di Machar, la ripresa del dialogo e il ripristino del governo di unità nazionale. “Non esiste alternativa alla pace. L’accordo del 2018 è l’unico sentiero legittimo verso le elezioni del 2026”.
Il Segretario Generale dell’ONU ha anche invocato una risposta coordinata a livello regionale e internazionale, esprimendo sostegno alla missione dell’Unione Africana e confermando di aver parlato con il presidente della Commissione UA.
Con emozione, Guterres ha ricordato la sua prima missione in Sud Sudan come Alto Commissario per i Rifugiati: “Ricordo i rimpatriati. Così pieni di speranza. Così desiderosi di ricostruire. Ma sono stati traditi, più volte. Non dal loro popolo, ma dalla loro classe dirigente.”
E ha concluso con un monito: “Il Sud Sudan merita la pace. Il mondo deve agire. Subito”.