Giovedì 20 marzo, 2025, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito per affrontare l’aggravarsi della crisi a Gaza, sottolineando l’urgenza di ripristinare il cessate il fuoco e garantire il rilascio degli ostaggi ancora detenuti. La sessione, richiesta dagli Stati Uniti e Israele, ha visto un’accorata testimonianza di un ex ostaggio e appelli appassionati da parte dei funzionari dell’ONU per un’azione immediata.
Khaled Khiari, Assistente Segretario Generale per il Medio Oriente, l’Asia e il Pacifico, ha aperto il briefing condannando gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, che hanno causato la morte di oltre 1.200 israeliani e il rapimento di più di 250 persone. “Nulla può giustificare l’uccisione intenzionale, la tortura, la violenza sessuale e la distruzione: intere famiglie massacrate, bruciate nelle loro case, prese in ostaggio”, ha dichiarato Khiari.
Ha sottolineato che almeno 59 ostaggi rimangono ancora nelle mani di Hamas e ha avvertito che ogni giorno di rinnovata violenza riduce le possibilità di riportarli a casa sani e salvi. Il funzionario ha ribadito la posizione dell’ONU: “Un nuovo cessate il fuoco è il modo migliore per proteggere i civili – a Gaza, nei Territori Palestinesi occupati e in Israele”.
Il Consiglio ha ascoltato la drammatica testimonianza di Eli Sharabi, un israeliano che ha trascorso 491 giorni in prigionia sotto Hamas. Rapito dalla sua casa nel Kibbutz Be’eri il 7 ottobre 2023, Sharabi ha raccontato le condizioni disumane subite: incatenato, affamato, isolato nel buio dei tunnel sotterranei di Hamas. “Dovevamo supplicare per il cibo, per andare in bagno. Supplicare era la nostra esistenza”, ha dichiarato. Ha anche accusato Hamas di dirottare gli aiuti umanitari, affermando che i miliziani “mangiavano come re mentre gli ostaggi morivano di fame.” Sharabi ha rivelato di aver scoperto solo dopo il suo rilascio che sua moglie e le sue due figlie erano state uccise da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. “Ora sono qui alle Nazioni Unite per dire: riportateli tutti a casa. Basta scuse, basta ritardi. Se difendete l’umanità, dimostratelo”.
La ripresa degli attacchi aerei israeliani ha causato centinaia di vittime palestinesi, con almeno 91 morti solo il 20 marzo. L’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, ha dichiarato che le operazioni militari contro Hamas continueranno fino a quando ogni ostaggio non sarà tornato a casa.
La rappresentante degli Stati Uniti all’ONU, l’incaricata d’affari Dorothy Shea, ha attribuito la colpa dell’escalation a Hamas, accusandolo di aver rifiutato più volte di prolungare il cessate il fuoco. L’ambasciatrice Shea ha ribadito che il Presidente Trump ha chiesto il rilascio immediato di tutti gli ostaggi, avvertendo che il mancato rispetto di questa richiesta avrà gravi conseguenze.
La crisi umanitaria a Gaza continua a peggiorare. Il cessate il fuoco è crollato e l’aviazione israeliana ha intensificato i bombardamenti, causando centinaia di vittime, tra cui donne e bambini.
L’ONU ha confermato che negli ultimi tre giorni sei membri del personale umanitario delle Nazioni Unite sono stati uccisi.
Khiari ha lanciato un appello urgente affinché tutte le parti rispettino il diritto umanitario internazionale e ha ribadito che una tregua è essenziale per salvare vite umane, far rilasciare gli ostaggi e consentire l’arrivo degli aiuti umanitari.
Diverse nazioni hanno espresso profonda preoccupazione per la crescente violenza: Il rappresentante russo, l’ambasciatore Dmitry Polyanskiy, numero due della missione di Mosca all’ONU, ha chiesto la fine immediata delle ostilità. L’ambasciatore palestinese all’ONU, Riyad Mansour, ha espresso condoglianze a Sharabi, sottolineando il dolore condiviso tra palestinesi e israeliani. Mansour ha inoltre accusato il Primo Ministro israeliano Netanyahu di aver riavviato i bombardamenti per fini politici, affermando che ciò sta minando gli sforzi per il rilascio degli ostaggi.
L’incontro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha ribadito l’urgenza di ripristinare il cessate il fuoco e affrontare la catastrofica situazione umanitaria a Gaza. Le testimonianze e gli appelli hanno evidenziato la sofferenza umana causata dal conflitto e la necessità di un’azione internazionale immediata per garantire: Il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas; la fine delle ostilità e la protezione dei civili; l’arrivo degli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza Ma la comunità internazionale ancora non riesce a rispondere e resta in attesa di una soluzione diplomatica per porre fine a questa tragedia.