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Al Consiglio di Sicurezza tutti dicono di aiutare la Siria prima che sia troppo tardi

Alla riunione dei Quindici, i rapporti dell'inviato speciale ONU Pedersen e del capo dell'OCHA Fletcher; l'ambasciatore siriano Aldahhak: Israele non approfitti

Simone d'AltavillabySimone d'Altavilla
Al Consiglio di Sicurezza tutti dicono di aiutare la Siria prima che sia troppo tardi

L'ambasciatore siriano all'ONU Koussay Aldahhak (Photo UN )

Time: 7 mins read

Importante riunione del Consiglio di Sicurezza mercoledì dedicata alla situazione in Siria dopo la caduta del regime di Assad. L’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, è stato il primo a parlare tramite videoconferenza, dichiarando ai 15 membri del Consiglio, così come ai rappresentanti di Egitto, Iran, Kuwait, Siria e Turchia (che avevano chiesto di intervenire), che ci sono “grandi opportunità e pericoli reali” mentre la Siria sta tracciando un nuovo corso dopo la caduta del precedente regime un mese fa.

Pedersen affermato che, sebbene “ordine pubblico e sicurezza sembrano essere buoni” in molte parti del Paese, ci sono state “numerose segnalazioni di episodi di violenza,” in particolare nella regione costiera, a Homs e a Hama. Il diplomatico norvegese in forza all’ONU ha aggiunto che, mentre il conflitto continua nel Paese, permangono “minacce molto reali alla sovranità, unità e integrità territoriale della Siria,” sottolineando che l’ONU è “profondamente preoccupata per la continua presenza e attività militare israeliana”. Pedersen ha inoltre affermato che il gruppo terroristico ISIL “rimane una preoccupazione significativa.” Nel frattempo, ha evidenziato che, sebbene “i bisogni del popolo siriano rimangano acuti,” c’è incertezza sul “modo di procedere nella transizione politica,” aggiungendo che l’ONU è pronta a lavorare con le autorità “verso una transizione credibile e inclusiva.”

Tom Fletcher,  Coordinatore per i Soccorsi d’Emergenza delle Nazioni Unite (OCHA), intervenendo di presenza in aula, ha dichiarato che l’ONU “deve cogliere l’opportunità di questo momento”. Ha spiegato che la sua recente visita in Siria ha rivelato tre sfide chiave per i team delle Nazioni Unite e per altri operatori umanitari sul campo.

In primo luogo, la necessità di preservare e ricostruire i servizi del Paese, devastati dopo 14 anni di conflitto civile. Circa 15 milioni di siriani necessitano ora di servizi sanitari e quasi 13 milioni affrontano una “grave insicurezza alimentare,” ha detto agli ambasciatori. In secondo luogo, oltre 620.000 siriani rimangono sfollati durante il rigido inverno, oltre ai sette milioni già sfollati, evidenziando la necessità di dare priorità alla protezione dei civili. In terzo luogo, per il capo dell’OCHA è essenziale garantire che donne e ragazze non siano emarginate da coloro che competono per il potere nella nuova Siria.

Fletcher ha affermato che, con la stabilizzazione della situazione della sicurezza, “siamo stati in grado di riprendere le nostre operazioni umanitarie su scala più ampia.” Tuttavia, è necessario fare di più, compresa una valutazione delle necessità su scala nazionale da parte delle Nazioni Unite questo mese.

L’Ambasciatore della Russia, Vassily Nebenzia, nel suo intervento ha fatto riferimento ai problemi umanitari sollevati da Fletcher, affermando che la Siria sta affrontando “crisi umanitarie e socio-economiche terribili,” aggiungendo che “milioni di cittadini di questo Paese tanto provato continuano a subire gravi carenze alimentari e mancanza di cure mediche essenziali”. Il diplomatico russo ha osservato che “l’economia siriana è sottoposta a una pressione estrema e non è in grado di affrontare le sfide del Paese,” aggiungendo che “i raid aerei e i bombardamenti israeliani, così come la violenza dilagante in molte regioni, stanno causando sofferenze e perdite tra la popolazione civile”. Nebenzia ha inoltre affermato che non è ancora possibile “valutare chiaramente i processi in corso” in Siria, specialmente per quanto riguarda “il lavoro delle istituzioni statali chiave” e il modo in cui sarà garantita “la natura inclusiva delle autorità della futura Siria”. L’ambasciatore della Russia ha sottolineato che i segnali provenienti dal Paese sono spesso “estremamente contraddittori.”

Dal canto suo, la Vice Rappresentante Permanente degli Stati Uniti, Dorothy Shea, ha iniziato il suo intervento chiedendo un “processo politico guidato e posseduto dai siriani,” esortando le autorità ad interim a costruire un “governo inclusivo e rappresentativo che rispetti pienamente i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i siriani, comprese le donne”. La rappresentante degli Stati Uniti ha invitato le autorità di fatto a scoraggiare atti di vendetta individuali e a collaborare con il Meccanismo Internazionale, Imparziale e Indipendente (IIIM) per la Siria, per identificare un percorso verso la responsabilità. Inoltre, la Shea ha sottolineato l’impegno degli Stati Uniti a garantire che le loro “sanzioni non ostacolino le attività per soddisfare i bisogni umani di base, compresa la fornitura di servizi essenziali o assistenza umanitaria”.“La Siria non dovrebbe essere utilizzata come piattaforma per estendere gli interessi di altri Paesi a scapito del popolo siriano,” ha affermato la diplomatica americana, aggiungendo che il Paese non dovrebbe “costituire una minaccia per i suoi vicini, fungere da base per il terrorismo o dare rifugio a gruppi come lo Stato Islamico o Daesh”. In particolare, Shea ha sottolineato l’importanza di mantenere la sicurezza nei centri di detenzione e nei campi per sfollati nel nord-est della Siria per “prevenire la rinascita dell’ISIS e promuovere la stabilità nella regione.”

L’Ambasciatore della Cina, Fu Cong, ha avanzato quattro punti durante l’incontro. In primo luogo, ha dichiarato che un processo guidato e posseduto dai siriani è essenziale ed è compito dei siriani stessi tracciare un futuro, in linea con il diritto internazionale. Il rappresentante cinese ha affermato che la Cina si aspetta che inizi presto un processo di insediamento politico aperto e inclusivo. “La Cina sostiene un ruolo maggiore per le Nazioni Unite e per l’Inviato Speciale Pedersen in questo processo,” ha aggiunto. In secondo luogo, Cong ha affermato che non deve esserci tolleranza per il terrorismo entro i confini della Siria. In terzo luogo, la crisi umanitaria in Siria deve essere affrontata dall’ONU, accelerando gli aiuti. Infine, l’ambasciatore della Cina ha dichiarato che il Golan è riconosciuto come territorio siriano, con l’occupazione israeliana della regione montuosa considerata “nulla e priva di validità.” L’Ambasciatore Cong ha affermato che la sovranità della Siria deve essere rispettata.

L’Ambasciatrice del Regno Unito, Barbara Woodward, ha ricordato l’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad “contro i propri cittadini” e ha chiesto la loro eliminazione. “Incoraggio i membri di questo Consiglio a sostenere la cooperazione tra le autorità ad interim e l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW), per garantire che queste armi orribili non possano mai essere usate di nuovo,” ha concluso.

Amar Bendjama, Permanent Representative of the Democratic Republic of Algeria and President of the Security Council for the month of January 2025, chairs the Security Council meeting on the situation in the Middle East – Syria (UN Photo/Manuel Elías)

Parlando a nome del gruppo A3+, che comprende Guyana, Sierra Leone, Somalia e il proprio Paese, Algeria, l’Ambasciatore algerino e attuale Presidente del Consiglio di Sicurezza, Amar Bendjama, ha dichiarato che, dopo “quasi 14 anni di devastante conflitto,” la comunità internazionale deve sostenere le aspirazioni del popolo siriano per “costruire un futuro di speranza e rinnovamento”. Ciò include, ha affermato, “sostenere un processo politico inclusivo, guidato e posseduto dai siriani sotto l’egida delle Nazioni Unite,” in cui siano rispettate “l’unità, l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale” del Paese senza “interferenze esterne.” Bendiama ha osservato che il gruppo A3+ rimane “gravemente preoccupato per le azioni di Israele nelle alture del Golan siriano occupate e per le sue incursioni in altre parti della Siria”. Ha chiesto “un’azione decisiva e coordinata contro il terrorismo in Siria,” in stretta collaborazione con le autorità nazionali, aggiungendo che “una collaborazione autentica e un dialogo costruttivo sono essenziali per realizzare la nuova Siria.”

L’Ambasciatore dell’Iran, Amir Saeid Iravani, ha dichiarato al Consiglio che la recrudescenza del terrorismo in Siria, in particolare le operazioni segrete delle cellule dormienti legate ad Al-Qaeda e all’ISIL, “rimane una preoccupazione grave e crescente”. Iravani ha spiegato che i gruppi terroristici “conservano il potenziale per ristabilire connessioni e riaccendere il terrorismo in tutta la regione” e ha aggiunto che la presenza di oltre 60 gruppi armati, inclusi combattenti terroristici stranieri “con agende divergenti e spesso in conflitto tra loro,” aggrava la crisi, approfondisce l’instabilità e rappresenta una grave minaccia sia per la sicurezza regionale che globale. Il diplomatico iraniano ha sottolineato che “il destino delle migliaia di combattenti affiliati all’ISIL detenuti in campi e prigioni nel nord-est della Siria è una sfida urgente che richiede un’azione immediata”. Riguardo alla transizione politica, l’ambasciatore Iravani ha dichiarato che l’Iran continua a sostenere la formazione di “un governo inclusivo attraverso elezioni libere ed eque e un dialogo nazionale completo che garantisca la rappresentanza di tutti i gruppi etnici, politici e religiosi”.

Geir Pedersen (on screen), Special Envoy of the Secretary-General for Syria, briefs the Security Council meeting on the situation in the Middle East -Syria. (UN Photo/Manuel Elías)

L’Ambasciatore della Repubblica Araba Siriana, Koussay Aldahhak (che ricordiamo è arrivato all’ONU nominato dal regime di Assad), ha iniziato il suo intervento affermando che “dopo la vittoria del popolo siriano, la Siria sta entrando in una nuova era della sua storia, in cui tutti i siriani si uniscono per costruire uno Stato di libertà, uguaglianza e stato di diritto”. A tal fine, l’ambasciatore siriano ha sollecitato “il sostegno della comunità internazionale ai siriani e al loro Stato nella loro ricerca di costruire un futuro migliore per il loro Paese,” sottolineando che le autorità di fatto sono impegnate “a mantenere l’indipendenza, la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale della Siria”. Aldahhak ha confermato che il Paese si sta preparando per una conferenza di dialogo nazionale per discutere la prossima fase e stabilire un governo di transizione che sovrintenda ai processi nazionali, inclusa la redazione della costituzione e lo svolgimento delle elezioni. Il diplomatico siriano ha inoltre espresso la volontà della Siria “di costruire relazioni amichevoli basate sul rispetto reciproco, la cooperazione costruttiva e interessi condivisi, lontano dalle politiche di polarizzazione” con altri Stati membri. “Le autorità siriane hanno anche sottolineato che la nuova Siria è disposta a svolgere un ruolo positivo sulla scena internazionale,” ha detto, aggiungendo che “sarà un contributore positivo alla promozione della pace e della sicurezza internazionale e non si impegnerà in alcun conflitto o guerra”.

L’ambasciatore siriano ha quindi invitato i membri dell’ONU a “rispettare la volontà del popolo siriano e le sue scelte nazionali”. Per questo motivo, ha richiesto alle Nazioni Unite e ai suoi Stati membri di “revocare immediatamente e completamente le misure coercitive unilaterali, fornire i finanziamenti necessari per soddisfare i bisogni umanitari e ripristinare i servizi essenziali,” e “riabilitare e ricostruire le strutture danneggiate, oltre a garantire lo sminamento”. Poiché il Paese è impegnato a migliorare le condizioni dopo 14 anni di brutale conflitto, l’ambasciatore siriano ha invitato gli Stati Uniti e altri Paesi a revocare le misure restrittive che avevano preso di mira il precedente regime.  Infine, Aldahhak ha lanciato un messaggio a Israele riguardo al Golan, che ha ampliato ed esteso la sua presenza nella regione dalla caduta del regime un mese fa: “La Siria sottolinea la necessità di garantire che le entità di occupazione israeliane non approfittino delle circostanze attuali per violare la sovranità della Siria, nel tentativo di imporre una nuova realtà attraverso le loro incursioni militari in nuove parti della Siria,” ha affermato, evidenziando l’importanza di rispettare le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

Intanto anche l’Italia è pronta a rilanciare i rapporti con la nuova Siria. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, mercoledì sera ha dichiarato su Rai Uno che “domani a Roma con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, organizzeremo il Quintetto, una riunione dei ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti per fare il punto sulla situazione siriana. Dopodiché andrò in Siria per incontrare i nuovi vertici e fare in modo che l’Italia possa continuare a essere protagonista nell’aria mediorientale”.

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