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Dopo appelli di Guterres e Lula, il G20 risponde alle richieste d’aiuto per COP29

Da Rio i leader mondiali mandano al vertice sul Clima di Baku il segnale che l’ONU aspettava per sbloccare il negoziato sugli aiuti ai paesi vulnerabili

Simone d'AltavillabySimone d'Altavilla
Dopo appelli di Guterres e Lula, il G20 risponde alle richieste d’aiuto per COP29

Secretary-General António Guterres (4th left) in a group photo with the participants of the G20 Summit taking place in Rio de Janeiro, Brazil. (UN Photo/Gustavo Stephan )

Time: 5 mins read

Martedì, durante il vertice del G20 a Rio, con un forte appello alle più grandi economie del mondo, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha chiesto un’azione urgente per il clima e la riforma delle istituzioni internazionali, avvertendo che i sistemi attuali non riescono a far fronte alle sfide globali.

Intervenendo al vertice che riunisce 19 paesi e l’Unione Europea e che rappresenta l’85% dell’economia mondiale – Guterres ha espresso una dura valutazione: “Il nostro clima è a un punto di rottura”, ha detto ai leader delle potenze industriali. “A meno che non limitiamo l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius, i disastri a spirale devasteranno ogni economia”, ha detto ai leader riuniti in Brasile. In relazione alla COP29 che continua a Baku, Guterres ha sottolineato che “il fallimento non è un’opzione”, avvertendo di punti di svolta irreversibili.

Mentre il vertice di Rio volgeva al termine, il G20 ha risposto, mandando alla Cop29 di Baku il segnale che l’ONU aspettava per sbloccare il negoziato sugli aiuti ai paesi vulnerabili. Nel documento finale dei leader, si legge infatti che occorre “aumentare la finanza climatica da miliardi a migliaia di miliardi”. Forte di questo via libera, la conferenza spera ora di raggiungere un accordo ed evitare il flop. Il nuovo fondo per gli aiuti ai paesi vulnerabili contro il cambiamento climatico è l’obiettivo più importante della conferenza di Baku. Dal 2026 dovrà prendere il posto di quello da 100 miliardi di dollari all’anno previsto dall’Accordo di Parigi. Ma dopo più di una settimana di negoziati, in risultati sono pari a zero.

I paesi emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina chiedono 1.300 miliardi all’anno, prevalentemente in finanziamenti pubblici a fondo perduto e con pochi controlli sull’utilizzo. I paesi ricchi rispondono che non possono stanziare tutta quella cifra in soldi pubblici, e propongono di contare nel fondo anche i prestiti delle banche multilaterali di sviluppo e di quelle private.

Lunedì, il presidente della Cop29, l’azero Mukhtar Babayev, aveva detto di essere molto preoccupato sull’esito del negoziato, e aveva lanciato un appello al G20 di Rio de Janeiro perché desse “un segnale positivo sul suo impegno immediato ad affrontare la crisi climatica”.

Poi c’è stato il discorso di Guterres al G20 e quindi il segnale richiesto è arrivato al paragrafo 43 del documento finale del summit brasiliano: “Noi ribadiamo la Dichiarazione dei leader di New Delhi (al G20 del settembre 2023, n.d.r.) sulla necessità di aumentare sostanzialmente e rapidamente la finanza climatica da miliardi a migliaia di miliardi da tutte le fonti”.

Midway point press conference in Baku on Monday, 18 November, with COP29 President Mukhtar Babayev (far left), and the Executive Director of UN Climate Change, Simon Stiell (second from left). (UNFCCC/Kiara Worth)

In pratica, i 20 grandi hanno dato il via libera ai loro negoziatori a Baku a passare dai 100 miliardi all’anno di Parigi ai mille e più richiesti dai paesi in via di sviluppo.  Quanto di questa cifra saranno prestiti a fondo perduto, e quanto prestiti a tasso agevolato o a tariffe di mercato, è quello che si dovrà decidere da qui fino a venerdì prossimo, data di conclusione della COP29.

Il successo della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima è infatti in gran parte nelle mani dei membri del G20: “Il G20 è responsabile dell’80% delle emissioni globali. Quindi, abbiamo bisogno di voi in prima linea”, ha detto il Segretario Generale dell’ONU, chiedendo tagli alle emissioni del 9% all’anno in questo decennio.

“La preservazione dell’Amazzonia è un esempio calzante”, aveva osservato Guterres, collegando il fatto che il Brasile ospiterà la COP30 tra un anno all’urgente necessità di accordi sui finanziamenti per il clima alla COP29. “Dobbiamo avere successo a Baku, creare fiducia e incentivare la preparazione di piani nazionali sul clima altamente ambiziosi il prossimo anno”.

I am asking #G20 leaders to instruct their ministers & negotiators to agree on a new ambitious climate finance goal at #COP29.

This climate conference must not fail.

We must succeed, build trust & incentivise the preparation of high ambition national climate plans next year.…

— António Guterres (@antonioguterres) November 19, 2024

La crisi climatica, aveva sottolineato Guterres nel suo discorso, è aggravata dalle sfide alle istituzioni globali. Il Segretario Generale ha sottolineato le crescenti sfide globali, sottolineando una crisi sempre più profonda nella cooperazione internazionale. “Ci troviamo di fronte a un deficit di governance globale e a un deficit di fiducia globale. La povertà, le disuguaglianze e la crisi climatica stanno peggiorando e la pace è sempre più fuori portata”, ha affermato.

Le  osservazioni del capo dell’ONU sono giunte in un momento critico dopo il Summit delle Nazioni Unite sul futuro, che a settembre ha adottato il Patto per il futuro volto a rafforzare il multilateralismo e i meccanismi di governance globale. “Mentre le guerre continuano, persone innocenti stanno pagando un prezzo terribile e il Consiglio di Sicurezza non è in grado di fermarle”, ha affermato Guterres, esortando il G20 affinché “le riforme siano perseguite con determinazione e non diventare un miraggio”.

UN Secretary-General Antonio Guterres speaks at the G20 Summit taking place in Rio de Janeiro, Brazil. (UN Photo/Gustavo Stephan )

Guterres ha sfidato le nazioni del G20 a rivedere quella che ha definito un’architettura finanziaria internazionale “obsoleta e ingiusta”. “Il mondo si aspetta che voi rispettiate gli impegni del Patto per accelerare le riforme”, ha detto ai leader, sottolineando la necessità di dare un’equa rappresentanza ai paesi in via di sviluppo e di proteggere le economie vulnerabili dagli shock globali.

“I leader del G20 hanno mandato un chiaro messaggio ai loro negoziatori alla Cop29 – ha commentato il segretario esecutivo dell’Unfcc, l’agenzia per il clima dell’Onu che organizza la conferenza, Simon Stiell -: non lasciate Baku senza un nuovo obiettivo di finanza”.  Stiell, in precedenza aveva messo in guardia contro la politica del rischio calcolato e quello che aveva definito “you-first-ism”, ha affermato oggi che i leader del G20 hanno inviato un messaggio chiaro ai loro negoziatori alla COP29: “Un nuovo obiettivo finanziario di successo… è nell’interesse di ogni paese”.  “I leader delle più grandi economie del mondo si sono anche impegnati a portare avanti riforme finanziarie per mettere una forte azione per il clima alla portata di tutti i paesi”, ha affermato Stiell che ha aggiunto: “Questo è un segnale essenziale in un mondo afflitto da crisi del debito e da impatti climatici vertiginosi, che stanno distruggendo vite umane, interrompendo le catene di approvvigionamento e alimentando l’inflazione in ogni economia”. Il capo negoziatore della conferenza COP29, l’azero Yalchin Rafiyev, ha aggiunto: “Siamo grati del sostegno che era stato sollecitato dalla presidenza della Cop29”.

A justiça climática precisa ser responsabilidade do G20 e de todo o mundo. 🌍

📸Audiovisual/PR pic.twitter.com/VC3ykntFPQ

— Lula (@LulaOficial) November 19, 2024

Era stato il presidente brasiliano Lula ad invitare i paesi del G20 a decidere subito: “Non possiamo rinviare a Belem (la Cop 30 dell’anno prossimo, n.d.r.) il compito di Baku”.

“Anche se non camminiamo alla stessa velocità, tutti possiamo fare un passo in più”, aveva sottolineato il capo di Stato brasiliano. “Alle potenze del G20 propongo di anticipare i loro obiettivi di neutralità climatica dal 2050 al 2040 o al 2045”. E ancora: “Senza assumersi le proprie responsabilità storiche, le nazioni ricche non avranno la credibilità necessaria per chiedere agli altri di essere ambiziosi; è essenziale che considerino l’adozione di obiettivi assoluti di riduzione delle emissioni”.

Nel suo intervento al G20 Lula ha parlato anche di fame nel mondo e, di fronte a Joe Biden, Xi Jinping, Emmanuel Macron, Giorgia Meloni e agli altri capi di Stato e di governo ospiti, ha detto: “In un mondo che produce circa sei miliardi di tonnellate di cibo l’anno, questo è inaccettabile”.

 

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Simone d'Altavilla

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