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November 13, 2024
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Nel nome di Falcone e Borsellino il TOC anti criminalità organizzata transnazionale

L'Italia all'ONU e la prima Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale (TOC)

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Il 15 novembre 2024, alle Nazioni Unite si celebra la prima Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale (TOC), istituita dalla risoluzione 78/267 dell’Assemblea Generale. Questa giornata evidenzia l’urgente necessità di solidarietà globale per contrastare la crescente minaccia della criminalità organizzata, che mina la pace, la sicurezza e il progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

Le reti criminali  sfruttano infatti le vulnerabilità globali su vasta scala, dal traffico di esseri umani alla distruzione ambientale e alla criminalità informatica. La criminalità organizzata opera a livello transfrontaliero, ponendo sfide che nessun paese può affrontare da solo. Il TOC Day richiede un’azione globale unita. L’impatto devastante della criminalità organizzata minaccia vite umane, destabilizza le comunità e ostacola lo sviluppo economico e sociale. Ma nonostante queste sfide, c’è speranza nell’azione comune delle nazioni per sconfiggere le mafie.

Questa giornata funge da punto di raccolta per l’azione, dimostrando che gli sforzi collettivi – da parte dei governi, del settore privato, della società civile e degli individui – possono ottenere un cambiamento reale.

I pannelli della mostra all’ONU dedicati alla lotta alla mafia dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (Foto VNY)

Guidata dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), questa campagna mette in mostra storie di successo in cui la cooperazione ha portato a progressi significativi, dallo smantellamento delle reti di traffico alla promozione di alternative sostenibili alle economie illecite. Insieme si può contrastare la criminalità organizzata e costruire comunità più sicure e resilienti in tutto il mondo.

Mercoledì, la missione dell’Italia alle Nazioni Unite, insieme all’UNODC e ad Stati membri che fanno parte del gruppo principale che ha proposto la risoluzione (Austria, Colombia , Repubblica Dominicana, Ungheria, Giappone, Marocco, Perù, Arabia Saudita), hanno organizzato una conferenza al Palazzo di Vetro, alla quale è poi seguita l’inaugurazione della mostra  che ricalca le tappe della lotta alla mafia condotta dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e il cui sacrificio ha poi accelerato e ispirato la convenzione di Palermo, il trattato internazionale firmato nel capoluogo siciliano nel 2000.

La mostra è intitolata: “Cooperazione nella lotta al crimine organizzato transfrontaliero – l’esperienza italiana”. L’esposizione, inaugurata dall’Ambasciatore Maurizio Massari e dalla Direttrice di UNODC a New York Delphine Schantz, è stata promossa dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Interno e Ministero della Giustizia.

Si tratta della prima rassegna dedicata a ripercorrere le principali tappe storiche in cui si è sviluppata la lotta alla criminalità organizzata transnazionale, sia in Italia che all’estero. La narrazione si dipana dalla metà degli anni ’80 con il maxi-processo a Cosa Nostra, passando per le stragi di Capaci e di Via d’Amelio, fino all’approvazione nel 2000 della Convenzione di Palermo e alle collaborazioni internazionali susseguitesi, per poi approdare al giorno d’oggi, con le sfide poste dalle nuove tecnologie digitali e dal crimine online e le strategie messe in atto dalla Direzione Investigativa Antimafia.

“Questa primissima Giornata internazionale lancia un chiaro messaggio al mondo: lo spirito della Convenzione di Palermo non morirà mai, come l’eredità dei giudici Falcone e Borsellino, che oggi ci ha riuniti qui. Sono stati due guerrieri, due eroi, ma soprattutto sono l’emblema più alto del coraggio, dell’abnegazione e del servizio allo Stato. Oggi rendiamo omaggio a loro e a tutti coloro che hanno dedicato o sacrificato la propria vita a questa causa”, ha detto l’Ambasciatore Maurizio Massari nel saluto di apertura.

Nel suo discorso di apertura della conferenza, Massari ha ricordato come questo tipo di crimini organizzati “minano lo stato di diritto, indeboliscono le istituzioni e violano i diritti umani, creando in definitiva barriere al progresso sociale e allo sviluppo sostenibile”. Quindi, il diplomatico italiano ha sollolineato come la lotta alla criminalità transnazionale “non è solo una questione di giustizia e sicurezza, è fondamentalmente una questione di sviluppo ed equità”.

Massari ha sottolineato che questo impegno per la giustizia e lo sviluppo sociale, in linea con l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 16, è stato sottolineato dall’Italia quest’anno “durante la visita del Presidente italiano Sergio Mattarella alle Nazioni Unite a New York, dove ha riaffermato l’impegno dell’Italia negli sforzi multilaterali per raggiungere pace e sicurezza sostenibili. La sua visita è servita a ricordare la dimensione globale di questa lotta e la necessità di un’azione internazionale collettiva per affrontare le cause profonde della criminalità organizzata”.

Le discussioni mercoledì al Palazzo di Vetro, hanno messo in luce come la lotta alla criminalità organizzata e la promozione dello sviluppo sociale siano intrinsecamente legate. “Quando le comunità sono resilienti, dotate di risorse adeguate e dotate di potere, diventano meno vulnerabili all’influenza delle reti criminali. Gli investimenti nell’istruzione, nella sanità, nelle opportunità di lavoro e nei sistemi di sostegno sociale sono essenziali per promuovere un ambiente in cui la criminalità non trova più alcun punto d’appoggio” ha detto Massari, che poi ha ribadito come affrontando le cause profonde della vulnerabilità e della disuguaglianza, “possiamo costruire una società più giusta e inclusiva, riducendo le condizioni sociali spesso sfruttate dalla criminalità organizzata”.

In questo impegno, l’ambasciatore italiano ha ricordato che l’esperienza dell’Italia costituisce “una potente testimonianza sia delle sfide che della resilienza necessarie per combattere la criminalità organizzata. L’Italia ha visto il sacrificio di molti individui coraggiosi – agenti di polizia, giudici e funzionari pubblici – che hanno rischiato, e persino dato, la propria vita nella lotta contro le reti mafiose. Ricordiamo eroi come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la cui eredità continua a ispirare sforzi in tutto il mondo”.

A dimostrate un coraggio straordinario nella lotta alla criminalità organizzata, sono anche “comuni cittadini, imprenditori e lavoratori che hanno resistito alla criminalità organizzata correndo grandi rischi personali, resistendo alle richieste di estorsione della mafia e rifiutando di essere ricattati. Tragicamente, in numerosi casi, il loro impegno verso l’integrità è costato loro la vita. L’esperienza dell’Italia ci insegna che una vera lotta contro la criminalità organizzata coinvolge tutta la società, rafforzando l’idea che lo sviluppo sociale, l’integrità civica e la determinazione collettiva sono essenziali per creare comunità resilienti all’influenza criminale”.

L’intervento di Massari si è concluso sottolineando gli approcci innovativi ai beni confiscati alle organizzazioni criminali, come le risorse che “vengono riproposte per iniziative sociali, conferendo alle comunità risorse che un tempo alimentavano le imprese criminali. Tali programmi sostengono la creazione di posti di lavoro, l’istruzione e i servizi sociali, trasformando gli ex simboli del potere criminale in fari di speranza e progresso sociale”. Massari ha quindi elogiato tutti i partecipanti alla conferenza per “l’ impegno verso un approccio olistico, che combini giustizia, prevenzione e progresso sociale per un mondo più sicuro e più giusto per tutti”.

 

 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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