“Genocide as colonial erasure” è il titolo del nuovo rapporto che Francesca Albanese, la Relatrice speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, ha presentato mercoledì ad una commissione umanitaria dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Si legge nel “summary” in cima al rapporto:
“Nel presente rapporto, la Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, esamina il dispiegarsi degli orrori nei territori palestinesi occupati. Mentre la distruzione di Gaza continua senza sosta, altre parti del territorio non sono state risparmiate. La violenza che Israele ha scatenato contro i palestinesi dopo il 7 ottobre non avviene nel vuoto, ma è parte di una rimozione forzata e di sostituzione dei palestinesi a lungo termine, intenzionale, sistematica e organizzata dallo Stato. Questa traiettoria rischia di causare un pregiudizio irreparabile all’esistenza stessa del popolo palestinese in Palestina. Gli Stati membri devono intervenire ora per prevenire nuove atrocità che segneranno ulteriormente la storia umana”.
Durante la presentazione del suo rapporto, Albanese ha fatto riferimento ad alcuni degli “orribili sviluppi” a Gaza, “un deserto di macerie, spazzatura e resti umani”, e in Cisgiordania, dove le forze israeliane hanno effettuato più di 5.500 raid e sostenuto molti dei 1.080 attacchi violenti dei coloni, uccidendo 735 palestinesi, 10 volte il tasso di mortalità annuale degli ultimi 20 anni.
Albanese ha detto al comitato umanitario dell’Assemblea Generale che “questi sviluppi rafforzano la mia valutazione secondo cui Israele sta conducendo una campagna genocida contro i palestinesi”.
La special rapporteur ha anche affermato alla Terza Commissione che il crimine di genocidio consiste in “atti accompagnati dall’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale”.
Questi atti vanno dall’incitamento ai governanti a distruggere Gaza nella sua interezza, presumibilmente per liberare gli ostaggi e sradicare Hamas, a ogni azione svolta come parte della distruzione in corso, ha detto Albanese, riferendosi alla “pulizia” di un territorio che comprende Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza, e che Israele considera propri per disegno divino.
Per Albanese, i “brutali eventi del 7 ottobre hanno fornito lo slancio necessario per procedere verso l’obiettivo di un “grande Israele”. Definendo il trauma e la rabbia provati dagli israeliani “totalmente comprensibili” all’epoca, Albanese ha osservato che esso “ha approfondito un’animosità collettiva preesistente nei confronti dei palestinesi”.
Si sono quindi moltiplicate le richieste di annientamento, ha osservato Albanese, prima di sottolineare la “dimensione collettiva” dell’attuale crimine di genocidio, poiché le istituzioni dello Stato di Israele, un “autoproclamato sistema di stato di diritto”, hanno portato avanti l’attuale catastrofe invece di contenerla. “Il 7 ottobre è stato un giorno terribile sia per gli israeliani che per i palestinesi”, ha affermato Albanese, riferendosi al giorno del 2023 in cui gli attacchi guidati da Hamas contro gli israeliani hanno lasciato più di 1.000 morti e circa 250 presi in ostaggio a Gaza.
Nel suo rapporto alla Terza Commissione, Albanese ha quindi raccomandato la sospensione di Israele dall’Onu riferendosi al Capitolo Sei della Carta dell’Onu che autorizza l’Assemblea Generale, su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza, a prendere questa misura quando uno stato membro la “viola persistentemente”. Quest’anno “l’escalation della violenza nella regione contro le stesse Nazioni Unite ha posto un terribile precedente”, ha detto citando l’agenzia per i profughi palestinesi Unrwa e la forza di pace di caschi blu in Libano Unifil, aggiungendo che, “se lasciata impunita”, potrebbe spingere a simili reazioni verso l’Onu da parte di altri Paesi. “Non deve succedere”, ha detto la Special Rapporteur: “È arrivato il momento di fare un passo esemplare”.

Durante la conferenza stampa, osservando che Israele ha dichiarato – come avvenuto con lei – anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite persona non grata, ha esortato i giornalisti che la notizia non riguarda lei ma ciò che sta accadendo in Palestina. “Non si tratta di me”, ha ripetuto la relatrice speciale, rispondendo alle domande dei reporter sugli attacchi personali ricevuti a causa del suo lavoro. “La verità è che ci sono palestinesi che rischiano di essere cancellati dalla loro terra”, ha continuato. “Israele ha approvato una legge che mette fuorilegge le organizzazioni delle Nazioni Unite. C’è stato un piano per cancellare la presenza palestinese nel nord di Gaza’’.
Mike Waggenheim, giornalista del quotidiano israeliano JNS, ha chiesto ad Albanese del suo recente viaggio a Washington, D.C., osservando che era stato programmato un suo briefing ai membri del Congresso, ma che era stato annullato.“Non so se dietro a tutto ciò ci sia la lobby ebraica oppure no” ha detto il giornalista, in modo sarcastico, mentre poneva la domanda.
Albanese ha replicato: “Hai detto lobby ebraica. Attenzione, perché a quanto pare dirlo è molto antisemita. Ma non l’ho detto io, l’hai fatto tu”.
Ad Albanese a questo punto abbiamo chiesto se avesse qualcosa da replicare all’Ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU Linda Thomas Greenfield, che ieri su X aveva scritto: “Voglio ribadire la convinzione degli Stati Uniti che (Albanese) sia inadatta al suo ruolo. Le Nazioni Unite non dovrebbero tollerare l’antisemitismo da parte di un funzionario affiliato alle Nazioni Unite assunto per promuovere i diritti umani”.
As UN Special Rapporteur Albanese visits New York, I want to reiterate the U.S. belief she is unfit for her role. The United Nations should not tolerate antisemitism from a UN-affiliated official hired to promote human rights.
— Ambassador Linda Thomas-Greenfield (@USAmbUN) October 29, 2024
Albanese ci ha replicato: “Io sono scioccata da come gli Stati Uniti si stanno comportando nel contesto del genocidio che sta avvenendo a Gaza”. “Non mi sorprende il fatto” ha continuato Albanese, “che attacchino chiunque resta legato ai fatti che sono, francamente, sotto la visione di tutti a Gaza. Lo fanno così brutalmente perché si sentono chiamati in causa. Gli Stati Uniti non sono un semplice osservatore, ma sono un abilitatore di quello che Israele sta facendo. Quindi ovvio che hanno un conflitto di interessi nell’orchestrare un attacco contro chiunque critica Israele. Ma non mi sento più a mio agio a occuparmi di domande che si occupano degli attacchi contro di me, perché non si tratta di me, non sono io la storia, la notizia è il fatto che i palestinesi stanno rischiando di essere cancellati dalla loro terra. Questo è quello che mi aspetto che i giornalisti dovrebbero chiedere… ”.
Quando Albanese ha insistito sul fatto che non è lei la notizia, ma ciò che accade nei territori occupati da Israele, le abbiamo replicato che però queste accuse nei suoi confronti, soprattutto quella di antisemitismo, che ormai non arriva solo dal governo israeliano, non rendono più efficace il suo lavoro di denuncia e quindi se, ripensando alle sue dichiarazioni dell’ultimo anno, avesse magari riveduto qualcosa per apparire meno parziale.

“Che non sia efficace è solo la sua opinione” ci ha replicato visibilmente contrariata Albanese, dicendo che nel suo lavoro e nei rapporti presentati anche su Hamas ha dimostrato la sua imparzialità. “Non sono affatto sensibile alle critiche che arrivano da una particolare ambasciatrice. Tutti gli special rapporteur dell’ONU sono criticati dai governi dei paesi che devono monitorare, come accade per quello sull’Iran, quello su Myanmar etc. Quello che accade unicamente con Israele è che è l’unico stato assolutamente protetto da quasi tutto l’Occidente, quello che per quanto riguarda l’ONU Craig Mokhiber ha chiamato il ‘settler-colonial bloc’”.
Albanese resta determinata a non mollare l’incarico di special rapporteur ONU che le consente di denunciare Israele di voler attuare un genocidio contro i palestinesi, ma gli attacchi nei suoi confronti si moltiplicano.
Proprio mentre parlava mercoledì all’ONU, in Italia arrivava un altro appello al governo di Giorgia Meloni questa volta dall’associazione filoisraeliana Setteottobre – nata nel novembre scorso sulla scia della strage di Hamas – in cui si sollecitava l’esecutivo italiano ad allinearsi a Francia, Germania e Usa nel condannare e chiedere la destituzione di Francesca Albanese da Relatrice speciale per le Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, “in quanto – a giudizio dei richiedenti – usa il suo ruolo per diffondere una violenta retorica antisemita e anti israeliana, a giustificazione del terrorismo”.
Ormai appare sempre più evidente che al Palazzo di Vetro dell’ONU nessuno riesca più ad essere considerato un interlocutore credibile – sia per i palestinesi che per gli israeliani – per riuscire a fermare un massacro di civili che a Gaza, senza sosta, continua da più di un anno.