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Israele “vieta” l’UNRWA ma Netanyahu “tratta” con Hamas; l’Iran si appella all’ONU

Alla Knesset l'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi messa fuorilegge mentre il governo israeliano propone una "mini tregua" a Gaza per liberare gli ostaggi

Simone d'AltavillabySimone d'Altavilla
Israele “vieta” l’UNRWA ma Netanyahu “tratta” con Hamas; l’Iran si appella all’ONU

An UNRWA staff member distributing aid to affected civilians in Gaza.(Photo UNRWA )

Time: 5 mins read

Nonostante gli appelli della comunità internazionale, incluso il governo degli Stati Uniti, il Parlamento israeliano ha approvato con 92 voti a favore e 10 contrari la legge che vieta “qualsiasi attività” dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi) in Israele, e cioè Gerusalemme est e in Cisgiordania. Washington aveva chiesto a Israele di non approvarla, mentre Londra l’ha definita una mossa “molto grave”.

Dopo la decisione della Knesset di vietare le attività dell’agenzia Onu, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha scritto su X: “Se attuate, le leggi adottate dalla Knesset di Israele impedirebbero probabilmente all’Unrwa di portare avanti il suo lavoro essenziale nei Territori Palestinesi Occupati, con conseguenze devastanti per i rifugiati palestinesi. Invito Israele ad agire in modo coerente con i suoi obblighi ai sensi della Carta dell’Onu e del diritto internazionale. La legislazione nazionale non può alterare tali obblighi. Porto questa questione all’attenzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e la terrò costantemente informata sull’evolversi della situazione. Non esiste alternativa all’Unrwa”

If implemented, the laws adopted today by the Knesset of Israel would likely prevent @UNRWA from continuing its essential work in the Occupied Palestinian Territory, with devastating consequences for Palestine refugees.

I call on Israel to act consistently with its obligations…

— António Guterres (@antonioguterres) October 29, 2024

Il capo dell’agenzia dell’ONU Philippe Lazzarini ha denunciato che così “si aggrava ancor di più la sofferenza della popolazione palestinese”. “È scandaloso che uno stato membro delle Nazioni Unite stia lavorando per smantellare un’agenzia delle Nazioni Unite che è anche il principale soccorritore nell’operazione umanitaria a Gaza”, ha dichiarato la portavoce dell’Unrwa Juliette Touma alla France Press.

The vote by the Israeli Parliament (Knesset) against @UNRWA this evening is unprecedented and sets a dangerous precedent. It opposes the UN Charter and violates the State of Israel’s obligations under international law.

This is the latest in the ongoing campaign to discredit…

— Philippe Lazzarini (@UNLazzarini) October 28, 2024

La presidenza palestinese ha respinto il voto del parlamento israeliano ed ha annunciato che non permetterà che questo avvenga. “Respingiamo e condanniamo la legislazione… Non lo permetteremo… Il voto schiacciante della cosiddetta Knesset dimostra la trasformazione di Israele in uno Stato fascista”, ha dichiarato Nabil Abu Rudeineh, portavoce della presidenza a Ramallah.

Intanto, inaugurando la sessione invernale della Knesset in cui venivano approvate le due leggi per mettere al bando le attività dell’Unrwa nel Paese e rompere qualsiasi rapporto con l’agenzia dell’Onu che lo Stato ebraico accusa di connivenza con Hamas e alcuni suoi dipendenti per aver partecipato al massacro del 7 ottobre, Benjamin Netanyahu ha anche annunciato che “Israele sta lavorando ad un accordo con Hamas” per il rilascio di “alcuni” ostaggi in cambio di diversi giorni di tregua a Gaza.

La fazione palestinese si è mostrata possibilista sul raggiungimento di un’intesa, pur ribadendo le sue condizioni. La base negoziale su cui il capo del Mossad David Barnea, quello della Cia Bill Burns, e il premier del Qatar Mohammed bin al Thani hanno discusso a Doha negli ultimi due giorni è la cosiddetta “proposta egiziana”: il rilascio di quattro ostaggi (su un centinaio ancora prigionieri nella Striscia, di cui oltre 30 ritenuti morti) in cambio di due giorni di tregua a Gaza e la scarcerazione di alcuni prigionieri palestinesi. “I colloqui tra i mediatori e Hamas continueranno nei prossimi giorni – ha annunciato l’ufficio del premier – per valutare la fattibilità dei negoziati e il proseguimento degli sforzi per raggiungere un accordo”.

Fonti di Hamas hanno riferito al canale saudita Al-Sharq che il movimento è pronto ad accettare la proposta del Cairo, ribadendo tuttavia di puntare ad un accordo che preveda, in una fase successiva, anche il cessate il fuoco permanente e il completo ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza: condizione che potrebbe ostacolare ancora una volta l’esito dei negoziati. In serata Netanyahu ha fatto sapere – sempre attraverso il suo ufficio – di aver riferito al suo partito, il Likud, di non aver ricevuto alcuna proposta per il rilascio di 4 ostaggi e due giorni di tregua, aggiungendo che “se la ricevesse, accetterebbe immediatamente”.

I colloqui di Doha hanno riguardato anche la guerra in Libano, l’Iran e la sua influenza nella regione. All’indomani dell’attacco ai sistemi di difesa e alla produzione di missili di Teheran, Netanyahu ha avvertito alla Knesset che l’Iran sta ancora cercando di creare “bombe nucleari per distruggere Israele” e “minacciare il mondo intero”. E ha promesso di voler “continuare con altri Paesi arabi il processo” che qualche anno fa ha portato agli Accordi di Abramo, interrotto il 7 ottobre 2023.

Intanto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è riunito in una riunione d’emergenza per discutere della rappresaglia israeliana contro l’Iran di sabato scorso.  Khaled Khiari, vice capo per il Medio Oriente, Asia e Pacifico del Dipartimento degli affari politici dell’Onu, ha detto ai Quindici che “l’ultimo scambio di attacchi tra Israele e Iran rischia di far precipitare la regione nell’ignoto in un momento in cui abbiamo urgente bisogno di una de-escalation su tutti i fronti”. “Esorto tutte le parti a cessare tutte le azioni militari per prevenire una guerra regionale totale e tornare sulla strada del dialogo e della diplomazia”, ha aggiunto Khiari.

Nel suo intervento l’ambasciatore di Teheran alle Nazioni Unite, Amir Saeed Iravani, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza ha detto che “il regime criminale israeliano ha violato la legge internazionale e la Carta Onu commettendo un attacco deliberato contro l’Iran”. :L’aggressione di Israele contro l’Iran non è isolata, ma fa parte dell’ambiente di aggressione e impunità” con cui lo Stato ebraico “agisce nella regione”, e costituisce una inequivocabile minaccia alla pace e sicurezza nella regione che richiede un’azione e una condanna decisa, ha detto il diplomatico iraniano.

Dal canto suo, l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon, ha detto che “i nemici di Israele e del mondo intero sanno ora che Israele mantiene le sue promesse e proteggerà i suoi cittadini da qualsiasi nemico, incluso l’Iran. Il regime iraniano rappresenta un pericolo per l’intero mondo libero”. Danon, ha anche chiesto al Consiglio di Sicurezza di “imporre sanzioni immediate e paralizzanti contro l’infrastruttura militare ed economica dell’Iran”.

Nell’intervento dell’ambasciatrice USA all’ONU, Linda Thomas-Greenfield ha detto che “il nostro messaggio per l’Iran è chiaro: se sceglie di intraprendere altri atti aggressivi contro Israele o il personale americano nella regione ci saranno severe conseguenze, non esiteremo ad agire per autodifesa. Gli Stati Uniti non vogliono vedere un’ulteriore escalation e crediamo che questa dovrebbe essere la fine dello scambio di fuoco diretto tra Israele e Iran”. “Israele ha chiarito al mondo che la sua risposta è ora completa, e quindi invitiamo nuovamente l’Iran a fermare i suoi attacchi contro Israele e a tenere a freno i suoi delegati”, ha aggiunto Thomas-Greenfield, ribadendo che “è il momento per la de-escalation”.

Nel frattempo però a Gaza i morti hanno superato quota 43.000 secondo il bilancio fornito da Hamas, mentre al confine con il Libano continua lo scambio di fuoco tra l’Idf e Hezbollah. In visita a Gerusalemme, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito al collega Yoav Gallant la necessità di “proteggere l’Unifil e la popolazione civile”.

Questo articolo è stato aggiornato alle 7:30 am del 29 ottobre.

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Simone d'Altavilla

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