Aveva appena preparato un appello per la crisi il Libano, quando martedì con l’intensificarsi della guerra in Medio Oriente con il lancio da parte dell’Iran di almeno 180 missili contro Israele, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha dovuto rilanciare un ennesimo appello affinché la violenza cessi immediatamente.
“Condanno l’allargamento del conflitto in Medio Oriente, con un’escalation dopo l’altra”, ha affermato in una dichiarazione dai termini molto concisi. “Tutto questo deve finire. Abbiamo assolutamente bisogno di un cessate il fuoco”.
Mercoledì l’Iran ha lanciato ondate di missili balistici contro Israele, poche ore dopo che Israele aveva lanciato quella che ha definito un’incursione di terra “limitata” nel sud del Libano, secondo quanto riportato dai media.
Dalle prime notizia, non ci sarebbero morti o feriti in Israele e anche se l’esercito israeliano ha detto che sono stati lanciati dall’Iran circa 180 missili, la maggior parte di questi sono stati intercettati.
Gli sviluppi seguono gli attacchi aerei israeliani di venerdì nella periferia meridionale della capitale libanese, Beirut, che hanno preso di mira e ucciso il leader del gruppo armato Hezbollah Hassan Nasrallah.
Una settimana fa, sempre in Libano, decine di persone sono state uccise e migliaia ferite, in due giorni consecutivi di esplosioni di dispositivi elettronici contro membri di Hezbollah. Gli attacchi transfrontalieri tra le forze israeliane e i militanti Hezbollah sono aumentati nel contesto della guerra di Gaza, che sta compiere un anno il 7 ottobre. Nel 2016, Israele e Hezbolla avevano combattuto una sanguinosa guerra in Libano. Allora, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò una risoluzione volta a porre fine al conflitto che era durato 34 giorni. La risoluzione 1701 (2006) chiedeva che l’attuale Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) ricevesse regole di ingaggio più solide e fosse ampliata per includere fino a 15.000 forze di pace per sostenere le forze libanesi mentre venivano schierate contemporaneamente nel sud del paese per consentire alle forze israeliane il ritiro.
La condanna espressa dal segretario generale dell’Onu subito dopo l’ondata di missili iraniani su Israele, contro “l’ampliamento del conflitto e l’escalation in Medio Oriente” non è piaciuta affatto al governo israeliano che ha replicato così a Guterres: “Noi condanniamo – ha subito replicato su X il ministero degli Esteri d’Israele – la sua incapacità di mettere insieme un tweet che dichiari l’Iran responsabile di aver lanciato 181 missili balistici su 10 milioni di civili israeliani”.

Anche l’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, al Palazzo di Vetro è apparso martedì pomeriggio allo stake-out del Consiglio di Sicurezza per dare, davanti ai giornalisti, una reazione israeliana all’attacco missilistico iraniano di inizio giornata e annunicare che il Consiglio di Sicurezza si riunirà domani per dibattere e, spera Israele, “condannare l’Iran”. Anche Danon ha criticato Guterres: “Siamo delusi dalla reazione del segretario generale Antonio Guterres. Nel suo commento poco dopo l’attacco senza precedenti dell’Iran a Israele non ha parlato dell’aggressore, ma solo di de-escalation”. Per quanto riguarda i prossimo passi di Israele, Danon ha detto che “difenderemo la nostra gente, agiremo, l’Iran vedrà a breve le conseguenze e la risposta sarà per loro dolorosa”. “L’Iran ha mostrato la sua vera faccia, sono uno Stato terroristico”, ha aggiunto, parlando di un “attacco senza precedenti”.
A sua volta, i giornalisti facevano notare al diplomatico la risposta della missione iraniana all’ONU, che su X ha rivendicato “la risposta legale, razionale e legittima dell’Iran agli atti terroristici del regime sionista, che hanno coinvolto cittadini e interessi iraniani e violato la sovranità nazionale della Repubblica islamica dell’Iran, è stata debitamente eseguita. Se il regime sionista osasse rispondere o commettere ulteriori atti di malevolenza, ne conseguirebbe una successiva e schiacciante risposta. Si consiglia agli stati regionali e ai sostenitori dei sionisti di separarsi dal regime”.
Danon dal canto suo ha detto che Israele non cerca l’espansione del conflitto ma deve agire per proteggere la sua popolazione ricordando che oggi per gli israeliani che correvano nei rifugi è stato come quel terrore che sentivano i londinesi durante la Seconda guerra mondiale.
Intanto il governo di Giorgia Meloni ha dichiarato che “l’Italia continuerà a impegnarsi per una soluzione diplomatica, anche in qualità di presidente di turno del G7, per la stabilizzazione del confine israelo-libanese attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701. In questo quadro, l’Italia ha invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a prendere in considerazione un rafforzamento del mandato della missione Unifil al fine di assicurare la sicurezza del confine tra Israele e Libano in attuazione delle vigenti risoluzioni dell’Onu”. È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi dopo il vertice urgente convocato in seguito agli attacchi iraniani su Israele e le incursioni israeliane in Libano. “È altrettanto urgente giungere ad un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi in linea con la risoluzione 2735”.
In un altra dichiarazione, l’ONU ha riferito che gli attacchi aerei israeliani contro lo Yemen di domenica contro le infrastrutture della critica città portuale di Hudaydah. Israele ha effettuato attacchi a Hudaydah e al vicino porto di Ras Issa dopo che i ribelli Houthi nello Yemen avevano lanciato missili e droni contro le città israeliane di Tel Aviv e Ashkelon.
Hudaydah si trova sul Mar Rosso e svolge un ruolo cruciale nel garantire che gli aiuti umanitari e il carburante entrino nello Yemen, dove le forze governative, sostenute da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, e gli Houthi combattono da un decennio.
Dall’inizio della guerra a Gaza, gli Houthi hanno attaccato le navi mercantili che solcavano il Mar Rosso, mettendo in crisi il commercio marittimo globale e aggravando le crescenti tensioni regionali.
Il coordinatore umanitario e residente delle Nazioni Unite in Yemen, Julien Harneis, si è recato martedì a Hudaydah per valutare la situazione sugli sforzi in corso per fornire aiuti umanitari, soprattutto lungo la costa occidentale dello Yemen.
“I nostri partner umanitari riferiscono inoltre che, dopo aver condotto una valutazione iniziale, entrambi i porti rimangono operativi e in grado di ricevere forniture commerciali e umanitarie”, ha affermato il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric durante il suo briefing quotidiano da New York.
Ha aggiunto che le centrali elettriche in tutta la città di Hudaydah, tuttavia, funzionano a una capacità molto limitata, mentre le Nazioni Unite stanno distribuendo carburante alle strutture sanitarie per mantenere in funzione i loro generatori.