Venerdì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso la drammatica situazione a Gaza devastata dalla guerra, dove finora gli attacchi israeliani – dopo l’assalto terroristico di Hamas del 7 ottobre che è costata la vita a più di 1200 israeliani – hanno ucciso più di 41.500 palestinesi. La riunione dedicata a Gaza e alla ricerca di una soluzione che porti alla creazione di uno Stato per i palestinesi, però avveniva a poche ore dal nuovo bombardamento israeliano di Beirut, e così l’escalation in Libano ha avuto ovviamente anche e avvolte più attenzione nel dibattito.
La riunione di alto livello presieduta dal Primo ministro della Slovenia Robert Golob, presidente di turno, (poi sostituto a metà della riunione dal ministro degli esteri Tanja Fajon) ha visto la partecipazione di diversi ministri tra i quali quello degli Esteri russo Sergey Lavrov, quello cinese Wang Yi e quello iraniano Seyed Abbas Araghchi.

Ma il primo a intervenire, come di consuetudine, è stato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres che ha detto che la portata senza precedenti della distruzione e della sofferenza a Gaza sta lasciando il diritto internazionale umanitario a brandelli e l’intero sistema umanitario “appeso a un filo”. “Siamo chiari, le violazioni da parte di una parte non possono essere utilizzate per giustificare le violazioni da parte dell’altra”, ha detto al Consiglio Guterres, che ha chiesto indagini approfondite e responsabilità per l’uccisione di 225 operatori umanitari delle Nazioni Unite da quando sono iniziati gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e la conseguente offensiva israeliana.
Il Segretario Generale dell’ONU ha anche sottolineato la morte di palestinesi e israeliani in Cisgiordania mentre “nuovi insediamenti, espropri di terre, demolizioni e violenza da parte dei coloni continuano”.
“Il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia (ICJ) ha stabilito che la continua presenza di Israele nei territori palestinesi occupati è illegale e Israele ha l’obbligo di porvi fine il più rapidamente possibile”, ha affermato Guterres. L’intera regione potrebbe ora essere gettata nell’abisso: un incendio su vasta scala con conseguenze inimmaginabili, ha aggiunto il capo dell’Onu.
Gaza rimane l’epicentro della violenza e la chiave per porre fine ai combattimenti che minacciano una guerra regionale, ha affermato Guterres, aggiungendo però che nonostante sia il posto più pericoloso al mondo per svolgere attività umanitaria, la recente campagna di vaccinazione antipolio ha mostrato cosa possono fare le agenzie quando viene loro consentito di svolgere il proprio lavoro. “Ma i punti di passaggio verso Gaza rimangono limitati o inaccessibili. Le strade sono danneggiate e ricoperte di ordigni inesplosi”, mentre l’87% degli spostamenti tra nord e sud sono stati negati, ha aggiunto Guterres.

“Gli attacchi contro gli operatori umanitari sono un assalto inaccettabile ai valori delle Nazioni Unite e devono essere fermati”, ha dichiarato Guterres, esortando le autorità israeliane a fare “tutto ciò che è in loro potere per porre fine agli attacchi contro il personale e le proprietà delle Nazioni Unite, per fermare la diffusione di disinformazione contro i funzionari e i funzionari delle Nazioni Unite”.
Guterres ha quindi detto che le Nazioni Unite continueranno a sostenere tutti gli sforzi verso una pace sostenibile, dichiarando che “la spirale mortale deve finire per Gaza, per il popolo palestinese e israeliano, per la regione e per il mondo”.
La chiave sta in una soluzione politica, ha aggiunto il Segretario generale: “Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente, e la comunità internazionale deve mobilitarsi per un cessate il fuoco immediato e l’inizio di un processo irreversibile verso la fine dell’occupazione e la creazione di uno Stato palestinese”.

Mohammad Mustafa, Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri della Palestina (cioè rappresentante del governo dell’autorità palestinese del West Bank), nel suo intervento ha osservato che è passato un anno dall’inizio dell’“aggressione israeliana” a Gaza. Poi ha aggiunto che è trascorso un anno anche “a causa dei doppi standard disumani di questo Consiglio”, che hanno lasciato bambini, donne, anziani, medici, giornalisti, insegnanti e operatori umanitari palestinesi “senza alcuna protezione, senza alcun sostegno, come se fossero nemmeno degli esseri umani”. Mustafa ha detto di essere venuto alle Nazioni Unite per sentirsi solidale con il suo popolo e con la sua giusta causa. “Ma lasciamo le Nazioni Unite e vediamo che i massacri israeliani non sono finiti, e che il Consiglio di Sicurezza, fino ad oggi, non ha posto fine all’aggressione israeliana, non ha adottato misure che avrebbero esercitato pressioni per sopportare sul governo israeliano affinché metta fine a questa guerra… Hanno distrutto Gaza completamente. Hanno invaso le città della Cisgiordania. Hanno attaccato i nostri cittadini palestinesi disarmati e oggi li vediamo sparare sul popolo libanese. Stanno violando la sovranità del Libano” ha concluso il premier palestinese.

Danny Danon, ambasciatore di Israele, nel suo intervento ha osservato che negli ultimi 12 giorni si sono svolte cinque riunioni del Consiglio. “Per quanto tempo ripeteremo questi dibattiti?” si è chiesto il diplomatico israeliano e quando il Consiglio “si libererà da questo impasse e riacquisterà una parvenza di produttività?” Ricordando le persone che “sono state strappate dalle loro case, legate e bruciate vive nei loro ultimi istanti”, il 7 ottobre dello scorso anno, quando Hamas attaccò Israele, ha ribadito il fatto che “100 ostaggi rimangono nelle mani di Hamas”. Notando che il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa aveva lasciato l’aula dopo aver pronunciato il suo discorso, in sua assenza Danon ha detto che ancora una volta la leadership palestinese ha fallito, perché dopo i massacri del 7 ottobre è rimasta in silenzio senza condannare Hamas. Danon ha aggiunto che, se lo avessero fatto, quello sarebbe stato un momento di svolta per il Primo Ministro e l’Autorità Palestinese, in cui in quel momento avrebbero potuto scegliere “di stare dalla parte dell’umanità e della pace o di allinearsi alla barbarie e al terrore”. Ma hanno fallito ancora una volta.
Prima della riunione, durante uno stake out, abbbiamo chiesto all’ambasciatore israeliano se Israele fosse in guerra con il Libano dato che bombarda la sua capitale, ma l’ambasciatore ha risposto che le azioni militari israeliane erano di risposta agli attacchi di Hezbollah contro il suo territorio iniziati dal 7 ottobre.

Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, ha affermato che la situazione internazionale non può restare a guardare senza agire di fronte a una crisi senza precedenti. “La guerra e i conflitti non devono continuare e deve essere realizzato un cessate il fuoco globale”, ha affermato, sottolineando che i paesi influenti dovrebbero svolgere un ruolo più costruttivo e condannando tutte le azioni che danneggiano civili innocenti. Allo stesso tempo, Pechino ha anche chiesto di tenere a Gaza un incontro per la ricostruzione postbellica. Esortando tutte le parti ad adempiere a tutti gli obblighi derivanti dalle pertinenti risoluzioni del Consiglio, ha affermato che è necessario convocare una conferenza per raggiungere finalmente la soluzione dei due Stati. Nel frattempo, secondo il ministro cinese, la comunità internazionale deve svolgere un ruolo di sostegno agli sforzi umanitari a Gaza, compresa l’UNRWA, aggiungendo che i donatori che avevano sospeso i finanziamenti per l’agenzia delle Nazioni Unite dovrebbero riprendere i loro contributi. La guerra è una prova per la giustizia e gli sforzi devono ora essere tutti per promuovere la pace in Medio Oriente, ha concluso Wang Yi.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov – che come il collega cinese è entrato per pronunciare il suo intervento per poi uscire di nuovo dal Consiglio – ha affermato che il conflitto nei territori palestinesi occupati e lungo il confine tra Libano e Israele sta avendo conseguenze in altre parti della regione, con ricadute che si fanno sentire nel Mar Rosso e nel Golfo di Oman. Lavrov ha osservato che tutto il Medio Oriente e il Nord Africa continuano ad avere focolai di instabilità persistenti. “La spirale di violenza è andata ben oltre l’area del confronto arabo-israeliano, destabilizzando la situazione non solo nelle regioni sopra menzionate, ma anche nel Mar Mediterraneo, nel Golfo Persico e nel Nord Africa nel suo insieme”. Lavrov ha affermato che la causa principale “è stata e rimane il fatto che la questione palestinese rimane irrisolta” e che la Striscia di Gaza è “l’epicentro” dell’attuale confronto. “Vorrei che tutti ricordassero la nostra posizione ferma, che rimane immutata. Non esiste alcuna giustificazione per l’attacco terroristico del 7 ottobre. Tuttavia, la punizione collettiva contro tutti i palestinesi è inaccettabile”, ha affermato il ministro della Russia.
Nel suo intervento l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che la regione sta affrontando “un momento decisivo” e, sebbene la guerra sia alle porte, una guerra totale non è inevitabile. C’è ancora un’opportunità per concludere un accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi: “Fare entrambe le cose insieme agli sforzi per integrare Israele nella regione potrebbe rafforzare la pace e la stabilità” e dare vita alla possibilità di una soluzione a due Stati, ha affermato Thoams-Greenfield. La decisione di compiere i “passi difficili” necessari verso un futuro pacifico e prospero non spetta al Consiglio di Sicurezza, “ma è nelle mani dei decisori della regione”, ha aggiunto la diplomatica americana. L’ambasciatrice degli Stati Uniti ha aggiunto che vi sono tre elementi costitutivi che potrebbero gettare le basi per il successo. Innanzitutto, un cessate il fuoco di 21 giorni tra Israele e Hezbollah in Libano. La seconda è l’attuazione della risoluzione 2735, che porrebbe fine alla guerra a Gaza. Il terzo è un accordo di normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele, “che unirebbe ulteriormente Israele e il mondo arabo e aiuterebbe a emarginare i terroristi per procura finanziati, armati e sponsorizzati dall’Iran”.
Chiedendo la fine delle ostilità tra Israele e Hezbollah, nel suo intervento l’ambasciatore francese Nicolas de Rivière ha affermato che il cessate il fuoco deve porre fine anche alla violenza a Gaza. Pur elogiando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’UNICEF, l’UNRWA e i partner per il successo della campagna di vaccinazione antipolio nella Striscia di Gaza, ha affermato che la crisi umanitaria non dovrebbe indurre il mondo a perdere di vista il deterioramento della situazione in Cisgiordania. La politica di terrore dei coloni israeliani deve finire immediatamente, ha affermato il diplomatico francese. “L’inazione da parte del Consiglio di Sicurezza non è un’opzione”, ha detto de Riviere, riferendosi all’escalation della situazione e sottolineando che non si dovrebbe risparmiare alcuno sforzo per garantire che i negoziati per il cessate il fuoco in corso vadano avanti. Il Consiglio di Sicurezza avrà un ruolo da svolgere quando sarà il momento giusto, anche nel lavorare verso una soluzione a due Stati, ha continuato l’ambasciatore della Francia, aggiungendo che “le misure volte a indebolire le Autorità Palestinesi devono finire” invitando Israele a non ostacolare le entrate trasferite all’Autorità Palestinese.
C’è stato anche l’intervento del ministro degli Esteri iraniano Seyed Abbas Araghchi (l’Iran non fa parte dei 15 ma aveva chiesto alla presidenza slovena di poter intervenire come altri paesi) che ha affermato che non è stata intrapresa alcuna azione per fermare il genocidio di Israele a Gaza. Gli Stati Uniti sono implicati in ogni aspetto delle “atrocità di Israele”, data la portata del loro sostegno politico e militare, ha affermato Araghchi. “Gli Stati Uniti hanno inviato così tante armi a Israele dal 7 ottobre che il Pentagono ha faticato a trovare aerei cargo sufficienti per consegnare il materiale”, ha ad un certo punto aggiunto il diplomatico iraniano, che ha continuato dicendo che il mondo sta guardando gli eventi a Gaza e in Libano con “indignazione e disgusto” mentre Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Germania “hanno solo protetto il colpevole”.
“La credibilità del Consiglio si riduce di minuto in minuto poiché i principali sostenitori di Israele gli impediscono di adempiere alle proprie responsabilità ai sensi della Carta [ONU]”, ha aggiunto il ministro iraniano. Poi Araghchi ha detto che il primo ministro israeliano rimarrà deluso se pensa di poter normalizzare le relazioni con il mondo musulmano “nuotando in un mare di sangue palestinese e libanese. Ciò non accadrà, di sicuro”.

Il ministro degli Esteri egiziano, Badr Ahmed Mohamed Abdelatty, ha affermato che Israele ha continuato a usare la fame come arma di guerra e continua a costringere le persone ad abbandonare le proprie case. Israele ha preso in ostaggio i palestinesi e il valico di Rafah al confine con l’Egitto, il che ha impedito alle organizzazioni internazionali di fornire assistenza umanitaria, lasciando gli abitanti di Gaza senza cibo e medicine sufficienti. Ciò va avanti da mesi, causando una catastrofe umanitaria, ha sostenuto Abdelatty. Il ministro ha affermato che l’Egitto e il Gruppo degli Stati arabi rifiutano di prendere di mira i civili, così come la violenza contro di loro. “Eppure abbiamo visto che Israele ha cercato ostinatamente di attuare rappresaglie o di espandere il conflitto, provocando un incendio nella regione, mettendo in pericolo sempre più civili”, ha affermato. “Condanniamolo, questo è inaccettabile”.