Non è, almeno nei toni, la “forte dichiarazione” che la missione italiana aveva anticipato che ci sarebbe stata, avvertendo via email alcuni giorni fa i giornalisti internazionali corrispondenti dall’ONU (non quelli italiani) sulla proposta degli USA di riforma del Consiglio di Sicurezza annunciata una settimana fa dall’Ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield, ma è comunque una chiara e puntuale conferma della posizione del Gruppo “Uniting for Consensus” (UfC) – composto da Argentina, Canada, Colombia, Costa Rica, Italia, Malta, Messico, Pakistan, Repubblica di Corea, San Marino, Spagna, Turchia -. Come del resto avevano già anticipato con le loro dichiarazioni la premier Giorgia Meloni e il suo vice Antonio Tajani martedì al Palazzo di Vetro, UfC non può accettare alcuna proposta che preveda nuovi membri permanenti.
L’UfC si è quindi riunito oggi ai margini della settimana di alto livello della 79esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, e con i “senior officials” arrivati dalle capitali seduti attorno al tavolo della rappresentanza italiana guidata dall’Ambasciatore Maurizio Massari (l’Italia è coordinatrice del gruppo UfC), hanno discusso del “Patto per il Futuro” recentemente adottato per fare il punto sul processo di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Infatti quello che si legge dalla risoluzione approvata dall’Assemblea Generale domenica scorsa sul “Patto per il Futuro” non è quello che poi, due giorni dopo, hanno detto gli Stati Uniti con il presidente Joe Biden nel discorso di martedì all’ UNGA79 e persino dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, in cui entrambi hanno apertamente sostenuto una riforma che includa nuovi membri permanenti, soprattutto due per l’Africa. Non è quello che si legge nel patto per il futuro!
“I membri UfC hanno accolto con favore l’appello lanciato dai capi di Stato e di governo nel ‘Patto per il Futuro’ recentemente adottato” si legge nella nota rilasciata oggi da UfC, “di perseguire una riforma del Consiglio di Sicurezza che riconosca l’urgente necessità di renderlo più rappresentativo, inclusivo, trasparente, efficiente, efficace, democratico e responsabile”. Le parole “inclusive and democratic” in effetti sono all’antitesi di chi vorrebbe aggiungere invece altri seggi permanenti dando così più poteri ad alcuni paesi dell’ONU per “promuoverli”, come i P5, “più uguali” degli altri 182 (oltre a due africani e uno dal Sud America-Centro America – Brasile? Gli USA non lo dicono – la proposta americana propone un seggio permanente anche per India, Giappone e Germania, in totale 6 seggi permanenti in più ai cinque che ci sono già con Russia, Cina, Francia, UK e USA).
Nel documento di UfC si legge che “questa chiara riflessione sottolinea la necessità di realizzare una riforma ampia del Consiglio di Sicurezza nell’ambito dei Negoziati Intergovernativi (IGN), l’unico forum appropriato e legittimo per negoziare la riforma del Consiglio di Sicurezza, nell’interesse dell’Organizzazione stessa e di tutti gli Stati membri”. Quindi niente accelerazioni o salti nel buoi di un voto in Assemblea senza che prima si negozi ancora.

Poi UfC ha ribadito la sua proposta: “I membri UfC hanno ricordato che nel marzo 2024 il gruppo ha presentato un modello che propone di aumentare il numero di membri non permanenti (compresi i seggi non permanenti a lungo termine) e di migliorare i metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, garantendo la responsabilità nei confronti di un numero più ampio di membri e una distribuzione geografica più equa. Inoltre, UfC promuove la limitazione dell’uso del veto da parte dei cinque membri permanenti”.
Ovviamente, l’Italia e gli altri paesi di UfC comprendono la necessità che l’Africa sia meglio rappresentata nel CdS ma alzano un muro su nuovi seggi permanenti: “Essendo pienamente consapevole della necessità di riparare l’ingiustizia storica nei confronti dell’Africa, UfC continua a credere che l’ampliamento della categoria non permanente offra un’opportunità concreta ed efficace per ogni Stato membro di contribuire attivamente al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e di riequilibrare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aumentando la partecipazione delle regioni sottorappresentate”. Quindi, bisogna ancora trovare la soluzione giusta, se non soddisfa ancora quella già proposta da UfC: “Siamo impegnati a trovare una soluzione pratica che tenga conto delle aspirazioni del continente africano, così come di altre regioni. Il modello UfC garantisce la dovuta e sostanziale rappresentanza dell’Africa in un Consiglio riformato. Tiene inoltre conto della netta sotto rappresentanza di regioni come l’Asia-Pacifico, l’America Latina e i Caraibi, data l’espansione del numero dei membri delle Nazioni Unite a partire dal 1963. Aumenta inoltre la rappresentanza di altri gruppi regionali e interregionali”.
Il documento di UfC poi si sofferma sul come si dovrebbe continuare a procedere nella negoziazione di una formula, praticamente dicendo agli americani che non è ancora arrivato il tempo di accelerare con una proposta scritta da mettere ai voti: “Mentre gli appelli contenuti nel ‘Patto per il Futuro’ per la tanto necessaria riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vengono accolti con favore, i negoziati del Patto hanno illustrato le sfide e i limiti dei negoziati basati sul testo in assenza di un terreno comune sui cinque ‘cluster’ interconnessi della riforma del Consiglio di Sicurezza. Considerato lo stato dei negoziati in corso all’IGN, il gruppo UfC ritiene che la membership più ampia debba ancora raggiungere le necessarie convergenze sui pilastri principali della riforma per poter avviare negoziati basati su testo, e quindi al momento non dovrebbero essere fissate scadenze fittizie”.
Insomma la trattativa è in corso e la soluzione, secondo UfC, è ancora complicata: “Attualmente sussiste accordo solo sull’ampliamento della categoria dei seggi non permanenti a rotazione biennale e sulla necessità di rendere più efficaci le modalità di lavoro del Consiglio”.

UfC frena quindi ma promette “impegno risoluto” ad andare avanti nella trattativa: “UfC ha riaffermato il suo impegno risoluto per un impegno continuativo e costruttivo all’interno dell’IGN, per realizzare un modello solido di riforma del Consiglio di Sicurezza che porti benefici a tutti gli Stati membri e non solo ad alcuni. L’UfC è pronto a collaborare strettamente con il Presidente dell’Assemblea Generale, i presidenti dell’IGN, gli Stati membri e i gruppi negoziali”.
Infine, il documento reso pubblico oggi da UfC, ribadisce che “Uniting for Consensus, un gruppo pro-riforma e interregionale a favore di una riforma ampia e realistica del Consiglio di Sicurezza, continuerà a lavorare per garantire che il processo rimanga inclusivo, trasparente e che rifletta le aspirazioni condivise per un Consiglio di Sicurezza davvero al servizio della comunità globale”.
Giappone, Germania e soprattutto l’India sono stanche di aspettare dopo trent’anni che hanno chiesto di diventare nuovi membri permanenti? A meno che gli USA non abbiano trovato la “bacchetta magica” per riuscire a racimolare i voti necessari per l’approvazione di una risoluzione all’AG e poi evitare un veto nel CdS (a parte l’ostacolo Russia, la Cina farebbe mai “permanente” – anche se senza potere di veto – il Giappone?), il pronostico del cronista è che non si arriverà ad alcuna approvazione di riforma del Consiglio di Sicurezza nella UNGA79, così come nella UNGA80, 81, 100….