Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva appena tenuto un punto stampa a New York ieri al Consolato italiano a Park Avenue, ma neanche 24 ore dopo, questa volta mentre si trovava al Palazzo di Vetro, il termometro delle tensioni era schizzato ancora più in alto. Almeno per quanto riguarda il conflitto tra Israele e il Libano, dove gli israeliani hanno intensificato i bombardamenti a causa dei continui lanci di razzi da parte degli Hezbollah sciiti.
Quando abbiamo chiesto a Tajani, dopo che i bombardamenti israeliani di stamattina avevano causato più di trecento morti e oltre mille feriti, se stesse arrivando il momento per l’evacuazione dei caschi blu italiani dell’UNIFIL, lui ha risposto che per ora la decisione non è stata presa e si prenderà comunque in coordinamento con l’ONU: “Noi abbiamo oltre mille uomini lì che adesso sono in sicurezza compatibilmente con la situazione di grande tensione e sono un’operazione di peacekeeping”, ha spiegato. “Il ministro della difesa Crosetto ha scritto anche al segretario generale delle Nazioni Unite per avere garanzie sulla sicurezza dei nostri militari. Poi ci sono i problemi degli altri italiani che vivono in Libano: come ho detto siamo pronti all’evacuazione di tre quattrocento cittadini che invitiamo a lasciare il paese e se ci fosse un’emergenza ci può essere un’operazione dello Stato italiano. Per i militari tutto verrà seguito dal Ministero degli Esteri del Ministero della Difesa in sintonia con le Nazioni Unite quindi, però per adesso non c’è nessuna ipotesi di evacuazione dei militari”, ha ribadito Tajani.
“C’è un problema che riguarda il Libano. Hezbollah continua a minacciare”, ha poi aggiunto Tajani, osservando che in “Libano molto dipende anche dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. C’è uno stallo ormai da anni. Il nuovo presidente potrebbe anche essere uno strumento per cercare di avviare una fase nuova di dialogo: con un nuovo presidente si può aprire un confronto, però questo dipende dal parlamento libanese”, ha detto.

Tajani ha anche detto che “stasera (lunedì sera) riunione del G7 dove affronteremo le due grandi crisi per prendere posizioni congiunte. Ci sarà un documento che io firmerò a nome di tutti noi. Stiamo lavorando perché si possa raggiungere il cessate il fuoco a Gaza, che è l’elemento chiave, per la liberazione degli ostaggi e per gli aiuti alla popolazione palestinese”. Lo ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli esteri Antonio Tajani.
Prima della crisi in Medio Oriente, Tajani si era soffermato sulla guerra in Ucraina, dopo essere stato ad una riunione con il Segretario di Stato americano Anthony Blinken: “Stamani c’è stato un G7 allargato dedicato alla situazione energetica in Ucraina alla vigilia dell’inverno. È chiaro che la Russia cercherà di piegare l’Ucraina puntando sulla situazione meteorologica, sul gran freddo, dobbiamo invece aiutare l’Ucraina a difendere le proprie infrastrutture energetiche o a ricostruire quelle che i russi hanno distrutto per raggiungere questo obiettivo”.
Domenica sera, dopo aver assistito alla messa “storica” celebrata in italiano nella cattedrale di Saint Patrick, Tajani è stato ospite di alcune associazioni ebraiche di New York: ”Abbiamo parlato di antisemitismo e della situazione internazionale. Un conto è il governo israeliano, un altro è fomentare l’odio per gli ebrei in giro per il mondo. Bisogna anche a livello culturale spiegare ai giovani di cosa si parla” ha risposto Tajani.