Mentre sulla Riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU gli USA accelerano lanciando una nuova proposta, il gruppo di paesi membri guidato alle Nazioni Unite dall’Italia si prepara a bloccarne ogni velleità. “Uniting for Consensus” di cui oltre alla missione al Palazzo di Vetro dell’Italia fanno parte quelle di Argentina, Canada, Colombia, Costa Rica, Malta, Messico, Pakistan, Repubblica di Corea, San Marino, Spagna e Turchia, ha fatto sapere che reagirà con una “forte dichiarazione”, il 26 settembre, alla riforma annunciata dall’ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield solo pochi giorni fa prima al Council on Foreign Relations e poi durante una conferenza stampa al Palazzo di Vetro, in cui si prevede un allargamento del Consiglio di sicurezza dell’Onu a nuovi seggi permanenti, tra cui due nuovi per l’Africa oltre uno per il Giappone, la Germania, l’India e il Sudamerica (gli USA non hanno ancora espressamente appoggiato la ovvia candidatura del Brasile).
E’ stata proprio la missione italiana alle Nazioni Unite a fornire, inviando giovedì una email ai giornalisti accreditati al Palazzo di Vetro, l’anticipazione che presto sarebbe arrivata la “forte” obiezione alla proposta americana da parte di “Uniting for Consensus”.

“Ci opponiamo alla creazione di nuovi seggi permanenti e abbiamo un’idea differente su come migliorare la rappresentanza africana al Consiglio di sicurezza” si legge nella email inviata dalla missione italiana guidata dall’ambasciatore Maurizio Massari.
Nella nuova proposta presentata dagli Stati Uniti sono previsti, oltre ai due seggi permanenti per l’Africa, anche uno non permanente e a rotazione tra i micro stati insulari. Nella riforma portata avanti dal gruppo Uniting for Consensus, invece, non sono previsti nuovi seggi permanenti, ma un allargamento dei seggi elettivi del Consiglio di Sicurezza, con l’Africa che ne avrebbe alla fine cinque.
Ma cosa dovrebbe succedere esattamente il 26 settembre? Come ogni anno, durante l’Assemblea Generale di Alto livello, ci sarà quel giorno una riunione di “Uniting for Consensus”, dove parteciperebbero i rappresentanti dei paesi del gruppo, in cui si produrrà una documento che oltre a “bocciare” la proposta americana, indicherà eventuali variazioni alla loro proposta. Comunque è certo che l’Italia e i suoi alleati per la riforma dell’ONU, non cederanno sull’ampliamento del Consiglio di Sicurezza ad altri membri permanenti, con o senza potere di veto (la proposta di Uniting for Consensus prevede però dei seggi elettivi di diversa durata).
Intanto sono in pochi a credere che i P5 (gli attuali paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, cioè oltre agli USA, Russia, Cina, Francia e UK) siano seriamente intenzionati ad andare avanti con una riforma che alla fine diluisce il loro potere alle Nazioni Unite. A testimoniarlo, oltre le recenti dichiarazioni di alti esponenti dell’ONU, anche le evidenti difficoltà a raggiungere un accordo alla vigilia del “Vertice del Futuro” che si terrà al Palazzo di Vetro dal 22 e 23 settembre.