Come se non bastassero già i bombardamenti israeliani e gli stenti per le privazioni subite negli ultimi 11 mesi, un altro flagello si potrebbe abbattere sui palestinesi di Gaza: la poliomielite.
Così mentre il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) ha annunciato lunedì l’arrivo di 1,2 milioni di dosi di vaccini vitali contro la poliomielite a Gaza, tra le richieste urgenti di pause umanitarie per raggiungere centinaia di migliaia di bambini a rischio, accade che nello stesso giorno le operazioni di aiuto delle Nazioni Unite debbano essere fermate a causa dei nuovi ordini di evacuazione emessi da Israele per Deir Al-Balah nella Striscia di Gaza centrale, dove aveva sede il centro operativo Onu, secondo le informazioni fornite da un alto funzionario delle Nazioni Unite.
La direttiva sull’evacuazione coincide quindi con la campagna di vaccinazione pianificata dalle Nazioni Unite, che inizierà sabato, mirando a circa 640.000 bambini a Gaza.
La settimana scorsa, infatti, a Gaza era stato confermato un caso di poliomielite in un bambino di 10 mesi. È stato il primo caso ella malattia registrato a Gaza in oltre 25 anni. Sebbene non esista una cura, i vaccini contro la malattia possono proteggere un bambino per tutta la vita. Il bambino aveva sviluppato una paralisi nella parte inferiore della gamba sinistra e si ritiene che sia in condizioni stabili.
Più di 640.000 bambini sono destinati a ricevere i vaccini contro la poliomielite di tipo due (nOPV), ha affermato l’UNICEF in un post su X. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con l’UNRWA, la principale agenzia delle Nazioni Unite che assiste i rifugiati palestinesi e altri partner si stanno coordinando per raggiungere i non vaccinati mentre la guerra tra Israele e Hamas prosegue continuando a provocare continui sfollamenti civili.

L’agenzia governativa israeliana COGAT ha affermato che le spedizioni di vaccini sono arrivate a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, aggiungendo che la campagna di vaccinazione sarà condotta in coordinamento con le Forze di difesa israeliane (IDF) come parte delle pause umanitarie “di routine”.
Ma intanto dal Palazzo di Vetro si annuncia che le operazioni di aiuti umanitari delle Nazioni Unite a Gaza sono state sospese lunedì, in seguito al nuovo ordine di Israele di evacuare Deir Al-Balah nella zona centrale della Striscia. Ad affermarlo un alto funzionario dell’Onu che ha parlato ai giornalisti mantenendo l’anonimato. “Non siamo in grado di lavorare oggi nelle condizioni in cui ci troviamo”, ha affermato il funzionario. “Non ce ne andremo da Gaza perché la gente ha bisogno di noi li'”, ha continuato il funzionario. “Stiamo cercando di bilanciare le esigenze della popolazione con l’esigenza di sicurezza e protezione del personale delle Nazioni Unite”, ha aggiunto.
Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas a ottobre, l’Onu ha dovuto a volte “ritardare o mettere in pausa” le sue operazioni, “ma mai fino al punto di annunciare concretamente che non può più fare nulla”, come invece sta succedendo ora, ha aggiunto il funzionario.
Durante un successivo briefing con i giornalisti al Palazzo di Vetro, in collegamento video da Gaza (video sopra) due operatori umanitari dell’UNRWA (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi), hanno riferito sulla situazione spiegando le difficoltà del loro lavoro nelle condizioni in cui si trovano gli abitanti di Gaza. Louise Wateridge, responsabile senior delle comunicazioni, e Sam Rose, vicedirettore senior sul campo, hanno anche assicurato che le postazioni mediche dell’UNRWA rimangono operative e che il suo personale, nonostante le condizioni difficilissime, continua a lavorare e salvare vite.
“La poliomielite non farà distinzione tra bambini palestinesi e israeliani”, aveva affermato la settimana scorsa il capo dell’UNRWA Philippe Lazzarini, sottolineando la necessità di una pausa urgente nella lotta per mitigare il rischio di diffusione della malattia. Poi lunedì Lazzarini ha ribadito l’appello, sottolineando che le agenzie e i partner delle Nazioni Unite “sono pronti a vaccinare i bambini, ma hanno bisogno di una pausa umanitaria”.
Nel frattempo, la difficile situazione dei civili nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra continua senza sosta. Secondo l’UNRWA, a causa delle operazioni militari in corso a Deir Al-Balah, nel centro di Gaza, solo tre dei 18 pozzi d’acqua della zona rimangono funzionanti, con un conseguente deficit idrico dell’85%. “Non solo le persone a Gaza temono costantemente per la propria vita, ma lottano anche per soddisfare anche i loro bisogni più elementari”, ha affermato l’agenzia.
Anche il rischio di altre malattie infettive mortali rimane elevato con i sistemi idrici e igienico-sanitari interrotti in tutta l’enclave, compresi gli ospedali, ha avvertito l’OMS. L’agenzia ha recentemente fornito agli ospedali nel nord e nel sud di Gaza una serie di forniture mediche essenziali, tra cui farmaci anestetici e analgesici, per coprire le esigenze di circa 44.500 pazienti.
A Gaza sono stati consegnati anche circa 200 letti di terapia intensiva e si prevede che supporteranno almeno cinque strutture sanitarie nell’espansione della capacità dei posti letto, ha aggiunto l’agenzia in un post separato.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, ha aggiunto che le sue équipe mediche sosterranno la consegna di vaccini alle sue cliniche e alle équipe sanitarie mobili, in collaborazione con l’OMS e l’UNICEF. L’UNRWA è la più grande agenzia umanitaria nella Striscia di Gaza e rimane un attore importante nel settore sanitario, fornendo servizi sanitari in 10 centri sanitari primari e fino a 100 punti medici mobili. Lo sviluppo arriva mentre il massimo funzionario delle Nazioni Unite per gli aiuti nei Territori palestinesi occupati ha avvertito che le evacuazioni di massa a Gaza “soffocano la sopravvivenza (delle persone)” e continuano a limitare gravemente le operazioni di aiuto.
Solo nel mese di agosto, le forze israeliane “hanno emesso 12 ordini di evacuazione, costringendo quasi 250.000 persone a spostarsi ancora una volta”, ha affermato Muhannad Hadi, coordinatore umanitario per i territori palestinesi occupati. “Se gli ordini di evacuazione hanno lo scopo di proteggere i civili, il fatto è che stanno portando all’esatto contrario”, ha insistito. “Stanno costringendo le famiglie a fuggire di nuovo, spesso sotto il fuoco nemico e con i pochi averi che possono portare con sé, in un’area sempre più ridotta, sovraffollata, inquinata, con servizi limitati e – come il resto di Gaza – pericolosa”.
Il numero di bambini nel nord di Gaza a cui è stata diagnosticata la malnutrizione acuta è aumentato di oltre il 300% lo scorso mese rispetto a maggio – e di oltre il 150% nel sud della Striscia di Gaza.
Intanto i colloqui al Cairo su un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, secondo quanto detto da fonti dell’amministrazione Biden, hanno fatto progressi e si prevede che continueranno a un livello operativo per diversi giorni nonostante l’ultima fiammata di ostilità tra Israele e Hezbollah al confine con il Libano. “Continuano a esserci progressi e il nostro team sul campo continua a descrivere i colloqui come costruttivi”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby.