Il leader dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha dato l’ordine di attaccare direttamente Israele in seguito a un raid a Teheran che si è concluso con l’uccisione del capo di Hamas, Ismail Haniyeh. Al momento, è stata annunciata anche la chiusura dello spazio aereo fino alle 23 ora americana, secondo fonti citate da media israeliani. Qatar e Arabia Saudita sarebbero stati messi al corrente della situazione e sarebbe stato vietato loro di permettere il passaggio alle forze israeliane e statunitensi.
Nel pomeriggio di mercoledì 31 luglio, davanti alla platea del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato in una riunione di emergenza, il rappresentante permanente iraniano all’ONU, Amir-Saeid Iravani, definiva l’omicidio un “atto terroristico da parte di Tel Aviv”, accusandolo anche di ignorare le regole del diritto internazionale.
Iravani ha poi aggiunto: “Persistenti e sistematici attacchi contro i palestinesi a Gaza hanno portato distruzione e una profonda crisi umanitaria. Per quasi 10 mesi diversi Paesi, fra cui gli Stati Uniti, hanno protetto Israele dalle responsabilità del massacro a Gaza”.

Se accadesse, sarebbe un fatto storico estremamente rilevante. Non solo per l’impatto che avrebbe, cioè l’estensione del conflitto oltre i confini della Striscia di Gaza, ma anche perché l’Iran dopo 10 mesi interverebbe con un attacco di dimensioni decisamente diverse da quelle dello scorso di aprile, quando Teheran aveva lanciato centinaia di missili e droni come rappreseglia lontano dai civili e lasciando che le forze israeliane li intercettassero. Le autorità iraniane hanno già dichiarato che anche il prossimo non coinvolgerà i civili. Ma, secondo il New York Times, starebbero valutando un attacco coordinato con altre forze alleate, tra cui Yemen, Siria e Iraq.
Israele, da parte sua, non ha ancora confermato né negato le accuse di aver ucciso Haniyeh, che si trovava a Teheran per celebrare l’elezione del nuovo presidente.
Inascoltati gli appelli al cessate il fuoco da parte del Segretario Generale Antonio Guterres. Mercoledì, ha replicato: “Chiedo la moderazione. Anche se è sempre più chiaro che da sola non è sufficiente in questo momento estremamente delicato. Esorto tutti ad adoperarsi per la de-escalation regionale, nell’interesse della pace e della stabilità a lungo termine per tutti. La comunità internazionale deve lavorare insieme per prevenire qualsiasi azione che potrebbe spingere l’intero Medio Oriente oltre il limite, con un impatto devastante sui civili”.