“Miliardi di persone devono affrontare un’epidemia da caldo estremo, muoiono sotto ondate di calore sempre più intenso, con temperature che superano i 50 gradi Celsius in tutto il mondo”, ha denunciato il Segretario Generale ONU Antonio Guterres durante una conferenza stampa al Palazzo di Vetro. Ha puntualizzato: “Bisogna agire in fretta per proteggere tutti coloro che sono esposti agli effetti paralizzanti del caldo eccessivo.”
Guterres è partito dai dati pubblicati qualche giorno fa dal servizio dell’Unione Europea relativo ai cambiamenti climatici di Copernicus (C3S) che indicano il 21 luglio e poi il 22 e infine il 23 come i giorni più caldi dell’anno. E lo stesso vale per le informazioni raccolte dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale ONU (WMO) che segnala un rapido aumento nella portata, intensità, frequenza e durata di caldo estremo. “Le temperature da record continuano a salire”, dagli Stati Uniti all’Africa, dall’Europa al Medio Oriente, mietendo migliaia di persone, soprattutto per quelle più a rischio, che sono i poveri, le donne incinte, i bambini, gli anziani, i disabili, i malati e gli sfollati, che vivono in giacigli improvvisati, senza accesso ai condizionatori.
Secondo le ultime stime ONU, i decessi legati al caldo degli ultra 65enni sono aumentati di circa l’85% negli ultimi due decenni, mentre il 25% dei minori si trova esposto a frequenti ondate di calore, una percentuale che nel 2050 potrebbe salire al 100%, ha riportato l’UNICEF. “Il caldo estremo è ovunque, ma non colpisce tutti allo stesso modo – ha detto Guterres. – Anzi, amplifica le disuguaglianze, aggrava l’insicurezza del cibo ed esacerba la povertà. Dobbiamo occuparci dei più vulnerabili”.
La risposta adeguata, secondo il Segretario Generale ONU, riparte dal “raffreddamento a basse emissioni di carbonio, attraverso soluzioni naturali e una migliore progettazione urbana, oltre a implementare le tecnologie per aumentarne l’efficienza, in modo da salvare 3,5 miliardi di persone entro il 2050 e risparmiare oltre un miliardi di dollari all’anno”. E per farlo i governi, soprattutto quelli del G20, dovrebbero rivalutare la loro dipendenza dai combustibili fossili. Guterres ha condannato l’inazione climatica di chi sta ai vertici dei Paesi ricchi del mondo: “Città e industrie hanno bisogno di piani d’azione contro il caldo completi e personalizzati, basati su dati scientifici. Bisogna adottare velocemente piani d’azione per limitare l’aumento della temperature, eliminare urgentemente tali combustibili e porre fine ai nuovi progetti sul carbone”.
Infine, il Segretario Generale ONU ha evidenziato la necessità di rafforzare le tutele per i lavoratori. Infatti, secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite (ILO), oltre il 70% della forza lavoro globale, circa 2,4 miliardi di persone, lavora nel caldo estremo e rischia la propria vita.
La situazione risulta particolarmente grave in Africa e nelle regioni arabe, dove oltre il 90% dei lavoratori risultano esposti. Inoltre, lo stress causato dalle condizioni di caldo, durante il lavoro, arriverà a costare all’economia globale 2,4 trilioni di dollari entro il 2030, ha stimato Guterres, che concludendo ha detto: “I leader del mondo devono agire come se il nostro futuro dipendesse da questo, perché è così”.