“Siamo ancora piuttosto lontani dall’obiettivo di liberare il mondo dalla fame, dall’insicurezza alimentare e dalla malnutrizione entro il 2030”. A dichiararlo è Maximo Torero, Chief Economist dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO).
Secondo l’ultimo rapporto ONU sullo Stato di Sicurezza Alimentare e della Nutrizione, i progressi nella lotta contro la fame nel mondo sono stati riportati indietro di 15 anni. Nel 2023 circa 733 milioni di persone sono rimaste senza cibo, l’equivalente di una persona su 11 a livello globale e a una su cinque in Africa. Se la tendenza non sarà invertita, avvisano gli operatori, circa 582 milioni di persone dovranno ancora affrontare la malnutrizione nel 2030.
Seppure siano state condotte numerose campagne per contrastarne la crescita, come quella della promozione dell’allattamento al seno, i livelli globali di fame sono rimasti statici per tre anni consecutivi.
Nel 2023, oltre 713 milioni di persone erano denutrite, circa 152 milioni in più rispetto al 2019. I dati regionali mostrano un netto contrasto fra l’Africa, in cui la fame continua ad aumentare e che colpisce il 20,4% della popolazione, e l’Asia, dove il dato rimane stabile all’8,1%.
Torero ha sottolineato che l’Africa si trova di fronte a una sfida unica. Nel continente esistono, infatti, tutti e tre i principali fattori che causano la fame: conflitti, eventi climatici estremi e recessioni economiche. Fra questi, ha aggiunto, “la guerra rimane la peggiore criticità della crisi alimentare in tutti i Paesi”.
Altri elementi chiave del rapporto hanno evidenziato che l’accesso a cibo adeguato rimane fuori dalla portata di miliardi di persone. Nel 2023, erano circa 2,33 miliardi coloro che hanno avuto problemi alimentari moderati o gravi, quasi lo stesso numero registrato durante la pandemia di Covid-19.
Il documento ha rilevato inoltre che 2,8 miliardi di persone nel 2022 non hanno potuto permettersi una dieta sana. Il contrasto tra questa percentuale nei Paesi ad alto reddito e quella, invece, nelle nazioni più povere è netto. Fra i ricchi, solo il 6,3% della popolazione non ha accesso a un dieta sana. Negli Stati meno abbienti, si parla, invece, del 71,5%. Seppure l’Asia, il Nord America e l’Europa abbiano ottenuto miglioramenti, la situazione anche in questo ambito risulta peggiorata per l’Africa.
Nonostante i tassi di allattamento al seno siano arrivati al 48%, i bassi livelli di peso alla nascita dei neonati rimangono fermi a circa il 15% e l’arresto della crescita nei bambini sotto i cinque anni, seppure diminuito al 22,3%, è ancora al di sotto degli obiettivi.
L’obesità adulta continua ad aumentare e ha raggiunto nel 2022 il 15,8%, con proiezioni di oltre 1,2 miliardi di adulti obesi entro il 2030.
“Questi dati dimostrano la complessità della malnutrizione in tutte le sue forme e la necessità di interventi mirati – sostengono gli autori del rapporto, – in un contesto di persistente inflazione dei prezzi alimentari, conflitti, cambiamenti climatici e recessioni economiche che incidono sull’insicurezza alimentare e la malnutrizione a livello globale”.