Il press briefing al Palazzo di Vetro di mercoledì è stato quasi del tutto dedicato alla drammatica situazione di Gaza. Dopo aver detto che il livello di combattimenti e distruzioni degli ultimi giorni “è davvero sconvolgente”, il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha continuato presentando un quadro drammatico della situazione a Gaza. “Ciò che Muhannad Hadi ci ha detto – ha proseguito il portavoce Onu riferendosi al coordinatore umanitario per i territori palestinesi occupati, che ieri era nella Striscia di Gaza per la sua terza visita e ha informato il Segretario generale – è che ha visto di persona come l’ordine pubblico e la sicurezza siano state violate in entrata e uscita da Kerem Shalom (nel sud di Israele, ndr). Hadi ha visto persone armate di bastone aspettare che i convogli umanitari lasciassero Kerem Shalom diretti a Gaza. Tutti i camion sono stati danneggiati, i vetri infranti. Hadi ha visto anche il contenuto di sacchi di farina del Programma alimentare mondiale e dell’Agenzia per i rifugiati sparpagliati per strada”.
La città palestinese di Khan Younis è “in gran parte ridotta a sabbia e macerie”. Sempre secondo quanto detto da Dujarric, l’inviato Onu ha incontrato gruppi di donne palestinesi, che gli hanno raccontato come la situazione sia ulteriormente peggiorata. “Molte donne si sono dovute tagliare i capelli a zero a causa dei pidocchi, inoltre ci sono difficoltà ad accedere a prodotti di igiene necessari come lo shampoo e manca la privacy”. La situazione dei bambini è drammatica, molti sono costretti ad andare a dormire senza mangiare e bere.

A questo punto, i giornalisti hanno cercato di capire di chi fossero le maggiori responsabilità del fatto che la popolazione e soprattutto i bambini a Gaza soffrissero ancora la fame. Ma i camion con i carichi di aiuti alimentari dell’ONU, stanno passando o no dal valico di Kerem Shalom?
Portavoce: “Non è che i camion attraversino Kerem Shalom o Kerem Abu Salam. Gli aiuti vengono ritirati da parte israeliana. Vengono poi lasciati in un’area e anche noi (ONU, ndr) e alcuni enti del settore privato raccogliamo gli aiuti. I camion delle Nazioni Unite che raccolgono gli aiuti, lo fanno spesso a caro prezzo, perché vengono saccheggiati o attaccati da elementi criminali. Alla fine stanno arrivando alcuni aiuti, ma molto pochi”.
Ad un certo punto un giornalista del New York Sun che corrisponde anche per i media israeliani, Benny Avni, ha chiesto a Dujarric: “Hai menzionato l’incidente avvenuto da parte di Kerem Shalom, vorrei la tua risposta al COGAT. Li conosci? Dicono che ieri sono stati trasferiti a Gaza 224 camion carichi di beni umanitari. Sette autocisterne di carburante e quattro autocisterne di gas da cucina adibite al funzionamento di infrastrutture essenziali, e chi più ne ha più ne metta. Il contenuto di oltre 1.158 camion è ancora in attesa di essere raccolto dalle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite dalla parte di Gaza di Kerem Shalom. La tua risposta?”

Il portavoce di Antonio Guterres ha risposto: “La mia risposta è ciò che ho detto già, sì, gli aiuti vengono ritirati, ma dall’altro lato c’è un’assoluta illegalità, tanto più che ci sono conflitti continui. Quindi non è che operiamo in un ambiente sicuro… Stiamo continuando a fare del nostro meglio per portare questi aiuti a coloro che ne hanno bisogno. Noi non siamo… sapete, i nostri colleghi a Gaza non stanno con le mani in mano. Voglio dire, vivono a Gaza in mezzo alla popolazione, siano essi palestinesi o membri dello staff internazionale. Stanno cercando di fare tutto il possibile in questa realtà di illegalità e di continui combattimenti”.
Il giornalista Avni non ha mollato: “Quindi è vero che 1.500 camion aspettano di essere ritirati nella parte di Gaza?”
“Non ho i numeri esatti”, ha risposto il portavoce – “So che ci sono molti aiuti umanitari. Posso anche dirvi che, molto spesso, passano i nostri camion. Vengono poi saccheggiati o attaccati. Ci sono stati anche convogli colpiti da fuoco da parte delle forze israeliane… Abbiamo avuto persone che vi hanno informato di persona, da Gerusalemme e da altri luoghi, spiegandovi che, a meno che non ci sia un cessate il fuoco che consenta un accesso umanitario completo e illimitato, che vedrà il rilascio degli ostaggi, vedrà la fine dei combattimenti, ogni giorno è una sfida per ottenere l’aiuto e fornirlo alla popolazione. Stiamo conducendo un’operazione di aiuto opportunistica: dove vediamo una finestra, la afferriamo e prendiamo quell’aiuto. Il punto è che Gaza continua ad essere una zona di guerra. Giusto? Oltre a ciò c’è l’illegalità. Quindi, stiamo facendo quello che possiamo. Non ho dubbi sul fatto che il COGAT e gli israeliani abbiano consegnato aiuti al checkpoint di Kerem Shalom. Ma è solo metà della storia”.
Quando alcuni giornalisti hanno cercato di sapere dal portavoce le l’ONU avesse idea di chi fossero questi “saccheggiatori” di camion d’aiuti, il portavoce ha risposto: “No. Vi dirò una cosa. Se fossi l’autista di un camion, giusto, e la gente venisse verso di me con bastoni e pistole, portando via la roba dalla mia piattaforma, non scenderei e chiederei chi sei. Questo solo per il mio senso di autoconservazione… E devo dirvi che questi autisti stanno dimostrando un coraggio incredibile nel continuare a svolgere questo lavoro mentre devono ancora preoccuparsi per le loro famiglie e cercare di portare aiuti alle loro comunità”.
Ad un certo punto, la giornalista palestinese Ibtisam Azem ha fatto notare che nelle ultime due settimane il discorso sia cambiato costantemente quando si discute di aiuti a Gaza. Cioè, invece di parlare del fatto che non arrivano abbastanza aiuti, si parla costantemente della cosiddetta illegalità che sta accadendo a Gaza. Quindi è stato chiesto a Dujarric di chiarire quanto del fatto che l’ONU non sia in grado di portare aiuti e contribuire con gli aiuti abbia a che fare con queste bande di saccheggiatori o con l’illegalità e quanto invece è perché gli umanitari non ricevano abbastanza aiuti e l’ONU non è in grado di ottenere abbastanza sicurezza per portare gli aiuti alla popolazione che ha bisogno?
Il portavoce a questo punto ha detto: “Si tratta di una serie di fattori. È la mancanza di un coordinamento efficace con le forze di difesa israeliane all’interno di Gaza. È anche il fatto che abbiamo avuto questo problema di illegalità. Il fatto è che i combattimenti continuano. Quindi tutti i problemi che abbiamo esposto stanno bloccando la nostra capacità di portare aiuti sufficienti a Gaza”.
Quindi, dopo continui batti e ribatti, ecco che arriva la domanda: in questo caso, quando si tratta di Gaza, state negoziando anche con Hamas o con la polizia locale che appartiene ad Hamas per motivi di sicurezza? E se no, perché no? Non vi è forse permesso?
“Non c’è più la polizia locale, ok?” Ha risposto il portavoce di Guterres, per poi spiegare: “Lavoriamo con le comunità, con le comunità sul campo. Parliamo con chiunque abbiamo bisogno di parlare per portare a termine il nostro lavoro”.

A questo può to, ecco il giornalista Benny …, che torna alla carica così: “Vorrei fare un altro tentativo per semplificare un po’ le cose, così sappiamo cosa sta succedendo. È giusto dire che abbastanza aiuti raggiungono il confine di Gaza, e il problema principale è cosa succede una volta che entrano a Gaza?”
Dujarric ha replicato: “È una domanda legittima, alla quale non sono davvero in grado di rispondere in questo momento”.
Quando il giornalista ha insistito per avere più dettagli, Dujarric ha tagliato corto: “Te lo sto dicendo in base alle informazioni che ho”.
A questo punto ecco ancora la giornalista palestinese inserirsi: “Vorrei approfondire la questione degli aiuti, perché abbiamo visto la questione dei camion prima di arrivare a Karem Abu Salem. Sono stati attaccati dai coloni, più volte e talvolta bloccati. A volte gli autisti stessi venivano aggrediti. La settimana scorsa alcuni camion siano stati bruciati. In che misura stiamo parlando? Perché questo sta accadendo da parte israeliana…”
Il portavoce a queste osservazioni ha replicato: “Siamo molto in contatto con gli israeliani anche da questo punto di vista e la loro responsabilità è garantire che i camion che viaggiano dalla Giordania o da qualsiasi altro posto arrivino a Kerem Shalom in sicurezza”.
Ma l’impressione è che (gli israeliani) stiano facendo ciò che devono fare per proteggere questi camion?
Portavoce: “Penso che la mia sensazione sia che ci stiano provando, ma le cose stanno ancora accadendo”.
Alla fine del briefing, non siamo riusciti a capire con certezza, se la colpa maggiore della mancata distribuzione degli aiuti alla popolazione palestinese sia da parte d’Israele, di Hamas, dell’ONU, delle ong, dei palestinesi stessi. Probabilmente quasi tutti potranno dividersi equamente le responsabilità, ma intanto anche stanotte migliaia dei bambini di Gaza andranno a dormire a pancia vuota.