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L’invasione d’Israele del Libano si avvicina, l’Italia spera nei piani dell’ONU

Solo "speculazioni" giornalistiche al Palazzo di Vetro? Mentre Jeanine Hennis-Plasschaert visita i caschi blu UNIFIL, sulle "garanzie" Jean-Pierre Lacroix ci dice...

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
ONU, una guerra Israele Libano “devastante per entrambi”. Blinken domani a Beirut

UN Under-Secretary-General for Peace Operations Mr. Jean-Pierre Lacroix attends a meeting with ambassadors of UNIFIL’s troop contributing countries and Permanent Members of the UN Security Council. UN Special Coordinator for Lebanon‏ Mrs Joanna Wronecka and UNIFIL Head of Mission and Force Commander Lieutenant General Aroldo Lazaro and deputy Head of Mission Mr. Herve Lecoq accompanied Mr. Lacroix to the meeting in Beirut. 9 January, 2024. (Photo by Pasqual Gorriz/UN)

Time: 4 mins read

Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, ormai da diversi giorni, non si discute più “se” ma “quando” dovrebbe scoppiare la guerra tra Israele e Libano (leggi Hezbollah).

Mercoledì Farhan Haq, vice portavoce del Segretario Generale Antonio Guterres,  durante il briefing è stato ancora una volta pressato dai giornalisti: cosa l’ONU intende fare – dato che in mezzo tra i belligeranti c’è la sua forza di pace UNIFIL, che comprende oltre 10000 caschi blu tra cui 1000 italiani – quando Israele invaderà il Libano? Infatti ormai il governo Netanyahu (l’IDF ha la “greenlight”) ha deciso per l’invasione per cercare di distruggere le forze degli sciiti filo-iraniani Hezbollah che da mesi, con i loro continui lanci di razzi, impediscono alla popolazione israeliana di certi villaggi al confine con il Libano, di tornare nelle loro case (Hezbollah ribatte che i suoi sono la risposta ai bombardamenti israeliani dei villaggi libanesi). Invasione e guerra totale, che ai giornalisti così come anche a molti diplomatici, sembrano ormai “certezze”,  Haq le ha chiamate “speculazioni” e ha ripetuto che sia il Segretario dell’ONU Guterres  che la sua inviata speciale in Libano Jeanine Hennis-Plasschaert, restano impegnati ad evitare che un conflitto, dalle conseguenze incalcolabili, possa scoppiare tra Israele e Libano.

Quando abbiamo chiesto se Israele avesse almeno garantito all’ONU di avvertire l’UNIFIL qualche giorno prima dell’invasione, Haq ci ha risposto che “UNIFIL e Israele restano sempre in contatto”, ripetendo che comunque parlare di invasione adesso è fare solo speculazioni.

Ad un certo punto, quando una collega irlandese (nell’UNIFIL sono tanti anche i caschi blu irlandesi)  ha chiesto cosa comporterebbero le procedure ONU nell’immediato di uno scoppio dei combattimenti nella zona dove ci sono i peacekeeper, Haq ha risposto che in quel caso l’Onu si affiderebbe al Consiglio di sicurezza per valutare cosa dovrebbero fare i soldati della sua missione di pace. “Ovunque – ha spiegato – i soldati Onu si trovino in mezzo a un conflitto, questa diventa una questione che riguarda le parti impegnate nella missione di pace, ma riguarda anche il Consiglio di sicurezza in accordo con il mandato che le missioni devono avere”.

Jeanine Hennis Plasschaert visits UNIFIL (UN Photo)

Era già programmata, ma per coincidenza il giorno dopo questo scambio tra i giornalisti e il vice portavoce di Guterres al Palazzo di Vetro, la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert, da Beirut è scesa al sud del paese, visitando il quartier generale dell’UNIFIL a Naqoura per incontrare il comandante della forza, il tenente generale spagnolo Aroldo Lázaro, e le forze di pace delle Nazioni Unite dispiegate al confine con Israele.

La premier Giorgia Meloni alla base ‘Millevoi’ di Shama (Libano), dove sono di stanza contingenti italiani dispiegati in Libano, in occasione di un incontro con le forze impiegate nell’ambito della missione Unifil e una rappresentanza di militari della missione militare italiana bilaterale in Libano (Mibil), 28 marzo 2024.. ANSA/ UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/ FILIPPO ATTILI

Visitando la Linea Blu, Hennis-Plasschaert ha affermato che è fondamentale che tutte le parti smettano di sparare e che le parti si impegnino per soluzioni sostenibili in linea con la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. “Non c’è inevitabilità del conflitto”, ha affermato Hennis-Plasschaert durante la visita, secondo quanto riferito dallo stesso portavoce Haq ai giornalisti a New York giovedì.

Il Coordinatore speciale e il Comandante della forza UNIFIL, sempre secondo quanto riferito da Haq, hanno entrambi riaffermato che le parti possono scegliere i negoziati e la pace e che le Nazioni Unite restano pronte a impegnarsi con tutte le parti e i partner internazionali per ripristinare la pace, la sicurezza e la stabilità in Libano, Israele e nella regione più ampia in questo momento cruciale.

Solo due giorni fa vi riferivamo che il ministro degli Esteri Italiano Antonio Tajani, durante un’audizione con le commissioni congiunte del Parlamento, nel sottolineare le preoccupazioni dell’Italia per quanto riguarda i suoi “caschi blu” al confine tra Israele e Libano, aveva riferito che il governo italiano aveva chiesto “garanzie” all’ONU che si presume sarebbero state date. Ma cosa si intende con, “garanzie”, ci eravamo chiesti, che significherà chiederle all’ONU in questo contesto? Quando abbiamo cercato di capirlo durante il briefing anche dal portavoce Haq, la sua risposta martedì non aveva dissolto i dubbi, anzi.

Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto (a destra al centro) discute con Jean Pierre LaCroix (a sin. al centro), capo del Peacekeeping dell’ONU, durante la sua visita al Palazzo di Vetro dello scorso novembre (Foto Missione Italiana all’ONU)

Però mercoledì, passeggiando nei corridoi dell’ONU, abbiamo avuto la fortuna di incrociare il responsabile di tutte le forze di pace dell’ONU, Jean-Pierre Lacroix. L’alto funzionario francese che da anni detiene uno degli incarichi più prestigiosi, delicati e influenti dell’intero sistema delle Nazioni Unite, stava andando di fretta verso un appuntamento col Consiglio di Sicurezza. Siamo riusciti a fermarlo e gli abbiamo chiesto cosa secondo lui intendesse il ministro e vicepremier italiano Antonio Tajani con quella richiesta di “garanzie” che il governo italiano – sempre secondo quanto riferito da Tajani – avrebbe richiesto all’ONU “anche recentemente” con il ministro della Difesa Guido Crosetto. L’alto e influente sottosegretario responsabile per le operazioni di pace dell’ONU, ci ha sorriso e poi di nuovo serio ha risposto: “Noi siamo pronti agli scenari che potrebbero accadere. C’è quello meno grave e c’è quello più grave (Invasione e guerra totale tra Israele e Hezbollah, ndr). In entrambi i casi, abbiamo i piani di quello che dovremo fare”. Ma le garanzie richieste dall’Italia, ci può far capire meglio quali sarebbero? Questa volta, anche se con quel gentile sorriso, Lacroix ci ha fatto segno che doveva andarsene, era in ritardo all’appuntamento con i Quindici ambasciatori, ma per quell’ultima domanda, “valeva quello che ho già detto”.

Tutti i paesi (con il numero di caschi blu) che contribuiscono alla missione di pace UNIFIL
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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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