Stephanie Koury, la vice capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), parlando mercoledì agli ambasciatori del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha ribadito che la stragrande maggioranza dei libici desidera un consenso politico affinché si possano tenere elezioni nazionali credibili che ripristineranno la legittimità delle istituzioni nazionali.
Koury ha aggiunto che molti libici nutrono profonde preoccupazioni, che lei condivide, riguardo alla divisione di fatto del paese. Ci sono ormai due amministrazioni rivali, una guidata dal Governo di Unità Nazionale (GNU) riconosciuto a livello internazionale con sede a Tripoli, e il Governo di Stabilità Nazionale (GNS) con sede nell’est, a Tobruk. Questo è stato il primo briefing di Koury al Consiglio di Sicurezza da quando ha assunto il ruolo di Ufficiale in carica e Vice Rappresentante Speciale del Segretario Generale per gli Affari Politici, dopo le dimissioni del capo dell’UNSMIL Abdoulaye Bathily. La funzionaria dell’ONU ha affermato che in gioco ci sono la sicurezza e la stabilità economica del Paese “così come la sovranità e l’integrità territoriale della Libia, tra le preoccupazioni sull’impatto delle tensioni geopolitiche sulla Libia”.

Koury ha sottolineato la necessità di un processo inclusivo guidato dalla Libia per superare l’impasse politica e sostenere il popolo libico nel realizzare le proprie aspirazioni di pace, stabilità, prosperità e democrazia.
I libici hanno condiviso le loro idee su come dovrebbe essere il futuro processo politico, ha osservato, comprese le istituzioni chiave, le due Camere e la necessità di un dialogo ampio per raggiungere un accordo politico.
A giugno l’Alta Commissione elettorale nazionale ha aperto la registrazione degli elettori per le elezioni comunali in 60 comuni, con oltre 30.000 persone registrate finora. La registrazione degli elettori, in particolare quella delle donne, rimane piuttosto bassa.
“Molti hanno segnalato l’importanza di un ‘patto’ o di un accordo che, tra le altre cose, affermi il rispetto dei partiti per i risultati elettorali”, ha affermato, aggiungendo che alcuni hanno sottolineato l’importanza di includere dettagli sufficienti e meccanismi in atto per garantire che le promesse verranno mantenute.

L’alta funzionaria delle Nazioni Unite ha inoltre osservato che la prevenzione dei conflitti e la stabilità rimangono preoccupazioni fondamentali per i cittadini comuni. Ad aprile si sono verificati intensi scontri nel distretto di Ain Zara di Tripoli, ma il dialogo ha allentato la situazione e non sono state segnalate vittime civili. A maggio si sono verificati sporadici scontri e un’autobomba a Tripoli, evidenziando ulteriormente la fragile sicurezza della Libia.
“Sebbene non sia stata registrata alcuna violazione dell’accordo di cessate il fuoco durante il periodo di riferimento, i progressi sul ritiro delle forze straniere, dei combattenti stranieri e dei mercenari rimangono in fase di stallo”, ha riferito Koury, aggiungendo anche che la situazione dei diritti umani rimane allarmante con uno schema ripetitivo di rapimenti, arresti e detenzioni arbitrarie. L’UNSMIL continuerà a chiedere indagini trasparenti e indipendenti su qualsiasi morte di uomini e donne in custodia e sparizioni. Intanto i migranti, rifugiati e richiedenti asilo continuano a subire orribili violazioni dei diritti umani.
Il 28 maggio, le agenzie delle Nazioni Unite e i partner umanitari, in coordinamento con le autorità libiche, hanno lanciato il Piano di risposta per i rifugiati sudanesi del 2024 per una dotazione di 43,8 milioni di dollari per soddisfare le esigenze di 195.000 rifugiati sudanesi e delle comunità ospitanti. Inoltre, per molti libici, la situazione economica rimane difficile, con famiglie e piccole imprese che devono far fronte a prezzi elevati, minore potere d’acquisto o accesso limitato al contante.
“La ricchezza libica non si traduce in un’equa distribuzione delle risorse, nell’accesso ai servizi e alle opportunità per tutte le persone, in particolare i giovani e le donne”, ha affermato Koury, sottolineando la necessità di unificare il bilancio nazionale e esortando tutte le parti interessate a risolvere le loro differenze per garantire una sua rapida adozione e concordare una sua attuazione trasparente e responsabile.

Durante la riunione non sono mancate le scintille tra le potenze permanenti che si accusano a vicenda di destabilizzare da anni la Libia. La vice rappresentante permanente della Francia, l’ambasciatrice Nathalie Broadhurst Estival, ha accolto con favore l’annuncio dell’Alta Commissione elettorale nazionale di far svolgere elezioni municipali entro il 2024, ma ha anche sottolineato che dove “le frontiere sono porose, l’intervento straniero cresce, le milizie stanno espandendo il loro punto d’appoggio e proliferano una miriade di forme di traffico”, ribadendo che la chiave per ripristinare quella stabilità è il ritiro di tutti i combattenti stranieri dalla Libia. Facendo riferimento a “informazioni relative ad arresti, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate” – anche la Francia ha incoraggiato le autorità libiche a facilitare l’accesso internazionale ai centri di detenzione.
Il vice rappresentante permanente degli USA, l’ambasciatore Robert Wood, ha affermato di essere lieto che l’autorità di ispezione navale delle Nazioni Unite-Libia sia stata rinnovata a maggio per altri 12 mesi. Ha inoltre accolto con favore il lavoro del gruppo di esperti e l’identificazione delle persone coinvolte nell’embargo e in altre violazioni delle sanzioni, sottolineando come i recenti rapporti sulle navi della Federazione Russa che scaricano attrezzature militari in Libia sono preoccupanti. Il rappresentante degli USA ha inoltre affermato che l’afflusso di rifugiati sudanesi e le violazioni dei diritti umani devono essere affrontati.

Quando è venuto il turno della vice rappresentante della Federazione Russa, l’ambasciatrice Anna Evstigneeva ha sottolineato la necessità di processi unificanti in Libia e ha affermato che per superare questa impasse sono necessarie elezioni a livello nazionale.
Secondo la Russia gli attori con un sostegno significativo non dovrebbero essere esclusi dalle urne, compresi i rappresentanti del precedente governo, altrimenti si contesteranno i risultati elettorali. Riguardo alla sicurezza, la diplomazia del Cremlino ha affermato che le consegne di armi e la presenza di mercenari devono cessare, e poi ha menzionato “l’aggressione illegale della NATO nel 2011”. Inoltre la Russia ha sostenuto che le parti non pertinenti dell’elenco delle sanzioni dovrebbero essere riviste. Di fronte alle accuse degli Stati Uniti, il rappresentante della Federazione Russa ha affermato che “la tradizionale cooperazione amichevole russo-libica” viene portata avanti nel rispetto di tutti gli obblighi internazionali, aggiungendo che “nessuno può paragonarsi” a ciò che gli Stati Uniti e diversi altri Stati europei hanno creato in Libia e nella regione nel 2011 – “e al caos che hanno provocato lì”.

Il rappresentante della Libia (in questo caso, del governo di Tripoli), l’ambasciatore Taher M. El-Sonni, davanti agli altri Quindici ambasciatori ha affermato che non vi è stato “nessun progresso reale e tangibile nel processo politico” e che la stagnazione persiste, soprattutto con il posto vacante dell’inviato speciale.
El-Sonni quindi sollecitato il sostegno agli sforzi interni per unire tutte le forze di polizia e di sicurezza nazionali; attuazione di tutte le disposizioni dell’accordo di cessate il fuoco, compresa la fine di ogni presenza straniera sul territorio libico: “Senza questo, non possiamo raggiungere una vera riconciliazione”.
Prioritaria restano la situazione economica del Paese, le questioni migratorie e il terrorismo: tutto ciò non sarà possibile affrontare “finché non troveremo una soluzione reale al problema politico e uniremo il Paese”. Il popolo libico “è stanco e stufo” del circolo vizioso che va avanti da decenni, ha detto il rappresentante di Tripoli; con “essere istruiti su cosa fare e cosa non fare”; con l’incapacità del Consiglio di attuare le sue risoluzioni. Il popolo libico è stanco, ha continuato El-Sonni, di chi pensa che la Libia possa essere usata per le “battaglie egoistiche e avide di alcuni paesi e potenze regionali, alcune delle quali hanno ambizioni coloniali”. “Siamo stanchi per tutto ciò, e immagino che sia giunto il momento di lasciare in pace la Libia e liberarla da questo Consiglio”.
A questo articolo ha collaborato Martina Albergamo