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May 31, 2024
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Filippo Grandi striglia il Consiglio di Sicurezza: la vostra “cacofonia” porta il caos

Il capo dell'UNHCR, nell'informare i Quindici sulla situazione dei rifugiati in aumento in tutto il mondo, li incita a tornare ad usare la "vostra voce"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Filippo Grandi, l’Alto commissario UNHCR, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati, ha svolto la sua lunga carriera di funzionario umanitario alle Nazioni Unite. E’ diventato capo dell’agenzia col più grande budget nel sistema ONU – diretta anche da Antonio Guterres prima che diventasse Segretario Generale – sette anni fa, ed è già al suo secondo mandato. Prima ancora aveva diretto l’UNRWA, l’agenzia per i rifugiati palestinesi che Israele accusa essere una organizzazione terroristica. Prima ancora, Grandi aveva accumulato esperienza svolgendo sul campo lavoro umanitario per l’ONU in zone attraversate da atroci conflitti. Grandi cioè appartiene da oltre trent’anni a quel sistema ONU fatto di rigidi quanto prevedibili “equilibri” diplomatici. Quindi ci ha sorpreso vederlo giovedì rivolgersi al Consiglio di Sicurezza con parole e toni mai ascoltati prima da un alto funzionario Onu – almeno da chi segue i lavori al Palazzo di Vetro da oltre vent’anni -.  Grandi almeno ha sentito la necessità di avvertire i Quindici ambasciatori, quando era ormai sul punto di concludere il suo discorso, che non sarebbe stata una chiusura di routine: “Mi perdonerà, signor Presidente, se uso parole forti: è la frustrazione di un umanitario che parla qui…”

Senza più freni alla sua frustrazione, il capo dei rifugiati delle Nazioni Unite ha lanciato così il suo appello affinché il Consiglio di Sicurezza agisca: “L’anno scorso vi ho invitato a usare la vostra voce, non le vostre voci. Ma la cacofonia di questo Consiglio ha fatto sì che voi continuaste invece a presiedere una più ampia cacofonia di caos in tutto il mondo”.

“E’ troppo tardi – ha aggiunto Grandi – per le decine di migliaia di persone uccise a Gaza, in Ucraina, Sudan, Repubblica democratica del Congo, Myanmar e molti altri posti ma non è troppo tardi se concentrate le vostre energie sulle crisi e sui conflitti che restano irrisolti e in modo da evitare che si aggravino e esplodano di nuovo”. “Non è troppo tardi – ha continuato – per provare a salvare milioni e milioni di persone dal flagello della guerra”.

Grandi aveva basato tutto il suo intervento chiedendo al Consiglio di Sicurezza di impedire che altri milioni di persone siano sfollate a causa di guerre, violenze e persecuzioni.

Filippo Grandi, United Nations High Commissioner for Refugees, briefs the Security Council. (UN Photo/Loey Felipe)

Durante il suo briefing semestrale al Consiglio, il capo dell’agenzia col budget più grande dell’ONU, ha affermato che attualmente il numero di rifugiati nel mondo ammonta a 114 milioni. “Il mese prossimo aggiorneremo questa cifra. Sarà più alto”, ha aggiunto. Grandi ha ricordato il suo ultimo briefing agli ambasciatori sette mesi fa, quando ha condiviso le sue opinioni su diverse crisi in tutto il mondo.

Grandi ha detto che la situazione non è cambiata, anzi è addirittura peggiorata, perché le parti in guerra non rispettano il diritto internazionale umanitario.

“Le parti in conflitto – sempre più spesso, ovunque, quasi tutte – hanno smesso di rispettare le regole fondamentali della guerra, e talvolta addirittura di fingere di farlo”, ha affermato. “I civili vengono uccisi in numero crescente; lo stupro e altre forme di violenza sessuale vengono usate come armi di guerra; le infrastrutture civili vengono colpite e distrutte; gli operatori umanitari diventano bersagli”.

Grandi ha osservato che a causa di queste violazioni, i civili non hanno altra scelta se non quella di fuggire terrorizzati. “Ciò che è successo a Gaza dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso, e durante tutta l’offensiva israeliana, è un esempio calzante”, ha continuato.

Il capo dei rifugiati delle Nazioni Unite si è unito a coloro che chiedono al Consiglio di perseguire un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi, la piena ripresa degli aiuti umanitari e il ritorno a un vero processo di pace. Poi ha attaccato Israele sulla situazione a Gaza. Pur sostenendo il diritto universale a chiedere asilo, Grandi ha affermato che “in questo caso esiste anche – e soprattutto – l’obbligo giuridico internazionale di una potenza occupante di non costringere la popolazione civile a fuggire dal territorio che occupa”.  Ha messo in guardia contro “un altro esodo forzato di palestinesi”, affermando che ciò “creerà solo un ulteriore problema irrisolvibile e renderà impossibile trovare una soluzione a questo conflitto decennale”.

Grandi ha affermato al Consiglio che la guerra a Gaza deve servire anche come appello a non dimenticare altre crisi irrisolte, come il conflitto in Siria.  Circa 5,6 milioni di siriani vivono ora come rifugiati nei paesi vicini, come il Libano, che ospitano i rifugiati palestinesi da generazioni.

Riguardo al Myanmar, ha affermato che la situazione nello stato di Rakhine è particolarmente preoccupante. Sono ripresi i combattimenti tra le forze armate e il gruppo armato etnico Arakan Army che ha provocato lo sfollamento di diverse comunità etniche, con la comunità Rohingya, prevalentemente musulmana, intrappolata tra le parti.

Poi Grandi ha parlato del luogo più pericoloso al mondo per donne e bambini,  usando descrizioni scioccanti: “Nella Repubblica Democratica del Congo la violenza tra uomini armati è così comune che nessun altro posto al mondo è pericoloso per donne e bambini come l’est del paese. E la mia reazione non è ingenua. Ho lavorato lì. Conosco gli intrattabili problemi etnici; il saccheggio delle risorse da parte di una molteplicità di attori, compresi gli Stati; le ramificazioni regionali; la costante mancanza di rispetto del carattere civile dei siti di sfollati interni da parte di uomini armati, mettendo in pericolo sia gli sfollati che gli operatori umanitari”.

“We at UNHCR deal with one consequence of these violations: since this brutal conduct of hostilities is meant not only to destroy but also terrify civilians, civilians have no other choice but to flee, in terror.”

My Security Council statement 👇🏻https://t.co/gohadlNFm6

— Filippo Grandi (@FilippoGrandi) May 30, 2024

Ed ecco che Grandi si è rivolto ancora una volta al Consiglio usando parole durissime: “Ma come possono i membri delle Nazioni Unite, come possiamo ‘noi popoli’ prestare così poca attenzione e rimanere così tanta inerzia in un luogo dove il sesso con un bambino può essere comprato per meno di una bibita fresca? Che macchia vergognosa per l’umanità!”.

Riguardo all’Ucraina, Grandi ha affermato che “il diritto internazionale umanitario viene violato ogni giorno”, compresi gli attacchi alla rete elettrica, alle case e ad altre infrastrutture civili.

Grandi ha aggiunto che il palese disprezzo del diritto internazionale umanitario rende anche molto più difficile il raggiungimento della pace. Ha citato l’esempio del Sudan, dove le forze militari rivali combattono da più di un anno. “Per entrambe le parti, trascurando ogni senso di umanità e considerazione per il proprio popolo, la soluzione rimane essenzialmente militare”, ha affermato Grandi.

Pur rilevando che decine di migliaia di persone sono state uccise a Gaza, in Ucraina, in Sudan, nella RDC, in Myanmar e altrove, ha sottolineato che “non è troppo tardi per intensificare gli aiuti ai milioni di sfollati forzati affinché ritornino a casa volontariamente, in sicurezza e dignità”.

Per poi concludere, dopo aver “sverginato” il Consiglio di Sicurezza per la sua “cacofonia di voci”, ma che  “non è troppo tardi per cercare di salvare innumerevoli altri milioni dal flagello della guerra”.

Quando Grandi è uscito dal Consiglio di Sicurezza per rispondere alle domande dei pochi giornalisti presenti allo stake -out (in quel momento tutti erano concentrati sul verdetto a Trump), gli abbiamo chiesto se con quelle durissime parole rivolte al Consiglio di esser ormai sempre più una “cacofonia” di caos, avesse anche lui perso la speranza che l’organo una volta più formidabile dell’ONU potesse tornare ad essere la soluzione  ai conflitti. “L’anno scorso, parlando al Consiglio, auspicavo che potesse agire con una voce sola. Non ho perso del tutto la speranza, ma certamente rispetto all’anno scorso la mia speranza è diminuita”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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