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Wennesland al Consiglio di Sicurezza: negoziati di pace ora, non c’è più tempo

Il coordinatore dell'ONU sul processo di Pace in Medio Oriente tenta di scuotere i Quindici, intanto l'Algeria distribuisce risoluzione su Rafah, USA scettici

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Mentre in Medio Oriente il conflitto israelo-palestinese sembra un treno in corsa ormai oltre il precipizio di un disastro umanitario immane, c’è chi non si arrende e tenta di trovare spiragli di mediazione per una pace tra chi finora ha seminato tempesta. Mercoledì il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente Tor Wennesland, ha chiesto con urgenza al Consiglio di Sicurezza un immediato ritorno ai negoziati, il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco umanitario nella Striscia di Gaza, prima che l’assalto militare israeliano faccia saltare l’intera regione.

In un briefing ai Quindici, Tor Wennesland ha sottolineato l’urgente necessità che tutte le parti cambino rotta perché si è ancora in tempo. “Dobbiamo raggiungere un accordo per liberare gli ostaggi e mettere in atto un cessate il fuoco immediato. Non c’è assolutamente tempo da perdere”, ha affermato, sottolineando che fermare i combattimenti è essenziale per una risposta umanitaria globale.

Parallelamente, gli sforzi per prevenire il deterioramento della situazione devono essere collegati a una strategia politica a lungo termine per garantire un successo duraturo: “Dovremmo mettere in atto il quadro per la ripresa di Gaza e farlo in un modo che ci spinga concretamente verso, piuttosto che lontano da, una risoluzione politica a lungo termine del conflitto israelo-palestinese”, ha aggiunto Wennesland.

A wide view of the Security Council meeting on the situation in the Middle East, including the Palestinian question. (UN Photo/Rick Bajornas)

L’inviato ONU ha ribadito i principi chiave, tra cui che non dovrebbe esserci alcuna presenza militare israeliana a lungo termine a Gaza, affrontando al contempo le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, soprattutto sulla scia degli attacchi di Hamas e altri gruppi armati palestinesi del 7 ottobre 2023. Ha sottolineato che Gaza deve rimanere parte di un futuro Stato palestinese senza alcuna riduzione territoriale e unificata con la Cisgiordania sotto un governo palestinese riconosciuto.

La situazione a Gaza resta disastrosa, con oltre 36.000 palestinesi e 1.200 israeliani e cittadini stranieri uccisi dal 7 ottobre. Il destino dei 125 ostaggi detenuti a Gaza rimane compromesso poiché un accordo sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi resta bloccato. Quasi due milioni di palestinesi all’interno della Striscia di Gaza sono stati sfollati dalle loro case, molte volte, e circa 100.000 israeliani dalle loro comunità nel nord e nel sud del paese.

Tor Wennesland, Special Coordinator for the Middle East Peace Process and Personal Representative of the Secretary-General, briefs the Security Council meeting on the situation in the Middle East, including the Palestinian question. (UN Photo/Loey Felipe)

La violenza persiste nella Cisgiordania occupata, con operazioni israeliane su larga scala e scambi letali con palestinesi armati, insieme alla crescente violenza dei coloni e agli attacchi dei palestinesi contro gli israeliani. Le tensioni regionali sono elevate, segnate da scambi tra Israele e Hezbollah e altri gruppi armati in Libano, attacchi aerei e attacchi Houthi alle spedizioni internazionali, con le recenti escalation tra Israele e Iran che aumentano ulteriormente i rischi di un conflitto più ampio.

Nonostante queste sfide, gli operatori umanitari continuano a fornire aiuti salvavita in condizioni pericolose. “Le condizioni non sicure derivanti da un meccanismo di notifica umanitaria pericolosamente carente sono aggravate dal sovraffollamento, dalla disperazione e dal crollo della legge e dell’ordine, mettendo in pericolo le operazioni umanitarie e costando la vita agli operatori umanitari, tra cui circa 200 membri del personale delle Nazioni Unite”, ha affermato Wennesland, che ha ricordato l’apertura di due valichi nel nord di Gaza e l’ingresso di beni umanitari da Ashdod e dalla Giordania. Tuttavia, ha sottolineato che queste misure sono insufficienti e ha chiesto l’immediata riapertura del valico di Rafah nel sud e il libero accesso umanitario in tutta Gaza.

In chiusura, il Coordinatore speciale ha sottolineato che il quadro politico stabilito ora avrà un impatto significativo sul futuro governo di Gaza e sul più ampio conflitto israelo-palestinese. Nonostante le sfide poste dalla guerra in corso a Gaza, è fondamentale fare “scelte politiche difficili” ora, ha affermato, aggiungendo che l’incapacità di gettare le basi per una soluzione duratura al conflitto di lunga data e di porre fine all’occupazione “si ripercuoterà per generazioni. ”.

Le cause del conflitto devono essere affrontate, tra cui la violenza, i progressi degli insediamenti e l’attività militante, e Israele deve cessare le misure che minano l’Autorità Palestinese, ha aggiunto Wennesland. “Palestinesi e israeliani hanno un disperato bisogno di un orizzonte politico. Senza di esso, non esiste una via sostenibile per uscire dalla sofferenza e dalla miseria a cui assistiamo ogni giorno”.

Alla fine della riunione, Wennesland è andato allo stake-out dove ha risposto alle domande dei giornalisti, ripetendo più volte il concetto del necessario più che mai ”orizzonte politico”, cioè la soluzione a due stati.

Quando Wennesland era sul punto di andar via, gli abbiamo chiesto se la recente risoluzione sul riconoscimento dello Stato della Palestina approvata dall’Assemblea  Generale dell’ONU, in questo momento fosse d’aiuto o d’intralcio alla sua missione di pace tra palestinesi e israeliani. “Ho notato che la gente in favore cresce, e anche quei paesi che lo riconoscono (lo stato della Palestina)” ha detto Wennesland, senza aggiungere di più.

Fu Cong, Permanent Representative of the People’s Republic of China to the United Nations, addresses the Security Council meeting on the situation in the Middle East, including the Palestinian question. (UN Photo/Rick Bajornas)

Intanto la Cina accelera nei tentativi di resuscitare il processo di pace in Medio Oriente e ha proposto di organizzare una conferenza internazionale che elabori un calendario per l’attuazione della soluzione dei due stati tra Israele e Palestina. A dirlo l’ambasciatore cinese all’ONU, Fu Cong. “La Cina propone la convocazione di una conferenza di pace internazionale su più vasta scala, più autorevole e più efficace, con un calendario e una tabella di marcia per l’attuazione della soluzione dei due stati. Sosteniamo l’adesione della Palestina alle Nazioni Unite in tempi brevi”, ha dichiarato Fu durante la stessa riunione del Consiglio di Sicurezza sulla Palestina. La decima Conferenza ministeriale del Forum di cooperazione Cina-Stati Arabi si terrà domani a Pechino e porterà avanti “discussioni approfondite”, ha aggiunto

Invece la Francia mostra sempre più segni di impazienza con le “lungaggini” della diplomazia dell’ONU. “Questo Consiglio deve esprimersi con urgenza sulla situazione a Rafah e chiedere la fine di questa offensiva” ha ribadito l’ambasciatore francese Nicolas de Rivière parlando in Consiglio di Sicurezza. Già ieri pomeriggio, parlando allo stake out, il diplomatico francese aveva detto che “il Consiglio di sicurezza non può limitarsi a parlare ma deve agire”.

Amar Bendjama, Permanent Representative of Algeria to the United Nations, addresses the Security Council meeting on the situation in the Middle East, including the Palestinian question. (UN Photo/Rick Bajornas)

Come aveva annunciato, l’Algeria ha diffuso ai membri Consiglio di Sicurezza Onu una bozza di risoluzione che ordina a Israele di “fermare immediatamente la sua offensiva militare a Rafah”. Il testo chiede un “cessate il fuoco immediato a Gaza rispettato da tutte le parti”, oltre al “rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”. La bozza, spiegando che la “situazione catastrofica nella Striscia di Gaza costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale”, richiama pure le ultime ordinanze emesse dalla Corte internazionale di giustizia, inclusa quella che ordina a Israele di “fermare immediatamente la sua offensiva militare” a Rafah. Alcuni diplomatici hanno riferito di sperare in un voto a breve. “La nostra speranza è che possa avvenire il più rapidamente possibile perché c’è la vita in gioco”, ha detto l’ambasciatore cinese Fu Cong.

Resta però l’ostacolo Usa, che hanno posto il veto a numerose risoluzioni in cui si chiedeva il cessate il fuoco a Gaza. Proprio dalla missione americana si tira il freno sul documento algerino: “Ogni documento in questo momento non sarà utile e non cambierà la situazione sul terreno, noi vogliamo continuare a sostenere gli sforzi per ottenere l’accordo sugli ostaggi e altri aiuti a Gaza”, ha detto il vice ambasciatore americano all’Onu Robert Wood sulla bozza di risoluzione dell’Algeria che chiede a Israele di “fermare immediatamente la sua offensiva militare a Rafah”. A margine della riunione del Consiglio di Sicurezza, Wood ha detto che comunque il testo è stato inviato a Washington per valutazioni.

Qui sotto il video della riunione del Consiglio di Sicurezza di mercoledì con tutti gli interventi.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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